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Ancora furbetti del cartellino: uno scandalo ha travolto il Comune di Acireale dove 62 dipendenti sono stati denunciati per truffa ai danni di ente pubblico e falsa attestazione di presenza in servizio. Dopo il vigile in mutande di Sanremo, ecco in provincia di Catania un nuovo caso di truffa ai danni dello Stato.
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Da nord a sud, il malcostume non conosce confini. Un’operazione della polizia, coordinata dalla Procura distrettuale di Catania, ha incastrato 62 dipendenti del Comune di Acireale che, a turno, timbravano il cartellino per gli altri. I badge personali, spiegano gli inquirenti, “venivano strisciati dai dipendenti compiacenti e in accordo tra loro”. Per tre dei furbetti sono scattati gli arresti domiciliari, per dodici è stato disposto l’obbligo di firma, mentre tutti gli altri restano indagati a piede libero.
Tutto è cominciato un anno fa, con la denuncia di alcuni cittadini acesi esasperati di non trovare mai alcuni dipendenti in ufficio. L’inchiesta ha previsto subito l’utilizzo di videoriprese e intercettazioni ambientali. A marzo uno dei furbetti ha trovato una telecamera nascosta, distruggendola. Questo non ha però fermato le indagini che hanno messo alla luce una “consolidata e articolata prassi da parte di numerosi dipendenti del Comune di Acireale, consistente nella strisciatura plurima dei badge personali”, dopo “un preventivo accordo illecito tra i dipendenti interessati”. Insomma, questi furbetti risultavano al lavoro mentre se la spassavano in giro per negozi o spaparanzati sul divano di casa. Alla faccia dei cittadini che li aspettavano invano e dei contribuenti.
Puntuale la condanna del sindaco di Acireale Roberto Barbagallo: “Bisogna essere severi nei confronti di coloro che adottano atteggiamenti che vanno contro la pubblica amministrazione. Attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio, ciò nel rispetto dei dipendenti del comune di Acireale che giornalmente svolgono il loro dovere. Saremo rigorosi nell’applicare le leggi vigenti di competenza dell’amministrazione comunale previste per questo genere di reati”. Il primo cittadino ha anche annunciato che il Comune si costituirà parte civile e promesso la massima collaborazione con gli inquirenti. Una domanda viene però spontanea: come fa un sindaco a non accorgersi di tutto ciò?
E così, dopo aver ammirato le mutande del vigile di Sanremo che per timbrare non indossava nemmeno i pantaloni, ecco un nuovo schiaffo all’Italia. Nella speranza che le nuove norme del governo Renzi riescano a contrastare un fenomeno che, di certo, non si limita a Sanremo e Acireale.
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