In un mondo sempre più tecnologico e interconnesso cambiano anche i consumi e le abitudini dei cittadini, le cui esigenze plasmano di conseguenza le forme e le anime delle città. Ad esse chiediamo sempre di più: più spazio per i rifiuti, più spazio per l’edilizia residenziale, più parcheggi e più strade. Ma non per muoverci con maggiore velocità, solo per andare a lavorare sempre più lontano. Di contro cresce anche la voglia di infrastrutture a misura d’uomo e di una vita più sostenibile fatta di piste ciclabili, verde pubblico, mezzi di trasporto ecologici, energie rinnovabili ed aree a misura d’uomo.
Il futuro ci riserva due sfide ambiziose: lo sviluppo di strategie e nuove tecnologie finalizzate all’aumento dell’efficienza energetica, e la creazione (o riqualificazione) di zone residenziali e industriali secondo nuovi standard di sostenibilità.
Se dovessimo riassumere il cambiamento con delle parole chiave potremmo usarne tre: innovazione, efficienza e sostenibilità. Il tutto in un’ottica di green economy, dove l’ambiente non è più una risorsa da sfruttare, ma un bene da preservare per proteggere la biodiversità, la salute umana e la bellezza del territorio.
Si tratta di un cambiamento realmente possibile che già in parte sta avvenendo nelle nostre città grazie anche a progetti come Futur-e di Enel, che da anni studia strategie per affrontare con responsabilità le mutazioni del nostro tempo, e per dare all’Italia un’energia nuova e sostenibile attraverso risposte concrete come la piena riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente, tra edilizia circolare e utilizzo della leva digitale nella progettazione.
Ricordiamo un dato fondamentale: il 70% degli edifici e dei fabbricati industriali sul nostro territorio è stato realizzato prima del 1976, e il 25% non è mai stato riqualificato. Si comprende quindi come un nuovo approccio responsabile alla gestione e alla progettazione delle riconversioni edilizie sia molto importante, anzi necessario per un futuro davvero sostenibile che abbia come obiettivo la riduzione dei consumi, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e l’evoluzione tecnologica delle reti di distribuzione esistenti. A questo mira il progetto Futur-e di Enel, che prevede la riconversione di 23 siti in un’ottica di sostenibilità ambientale, efficienza energetica e competitività.
I CONCORSIGli esempi virtuosi ci sono, come il Concorso Internazionale di idee lanciato da Futur-e nel 2015 per individuare proposte di riqualificazione della centrale di Alessandria, ad esempio, che ha fatto da apripista per un modello che si vuole replicare anche con altri impianti Enel ormai diventati obsoleti e che necessitano di una nuova vita.
Attualmente sono attivi i bandi per riconvertire la centrale di Porto Tolle in provincia di Rovigo, il sito della centrale elettrica di Montalto di Castro (Viterbo) e per la riqualificazione della centrale di Rossano (Cosenza).
Ma non è tutto: sono in totale 23 le centrali che Enel intende chiudere per riconsegnarle al territorio, e sono disseminate da nord a sud dello Stivale.
L’opportunità di crescere per il sistema Italia è concreta, ma c’è bisogno di progetti tecnicamente fattibili con un’adeguata copertura finanziaria. Per questo Enel ha pensato a una call to action, un bando di concorso per raccogliere e valorizzare proposte provenienti dai vari operatori del settore imprenditoriale.
Il direttore di Enel Italia Carlo Tamburi è ottimista: “Abbiamo l’ambizione di essere stimolatori e di sollecitare l’interesse delle grandi compagnie internazionali, le cosiddette over the top, come Google, Amazon o Apple“, ed in effetti tra le attività che queste grandi compagnie potrebbero svolgere negli ex siti Enel ci sono la logistica o la realizzazione di data center che potrebbe sfruttare le linee elettriche esistenti.
DALL’ENERGIA ALLA CULTURAPer avere un’idea della grande opportunità rappresentata dal progetto Futur-e di Enel basti pensare che le centrali termoelettriche e gli impianti industriali esistenti possono essere riconvertiti anche in poli culturali o musei d’arte, come è accaduto per la Power Station art di Shangai o il Tate Modern museum di Londra, che sino al 1981 si chiamava Bankside Power Station ed era una centrale termoelettrica.
La spinta che muove il progetto Futur-e di Enel è quella di innovare riciclando l’esistente. Questa spinta ha già portato alla trasformazione, in Calabria, di un’ex raffineria di quarzo (Comac, ora exComac) che stava cadendo a pezzi e che ora, grazie al progetto di un’associazione no profit, è diventata uno spazio creativo provvisto di un laboratorio culturale.
E’ dunque questo il segreto per mettere in moto un circolo virtuoso, e su questa idea si basa il progetto Futur-e di Enel: ciò che oggi è un problema – in questo caso la presenza di un ex immobile industriale in disuso – deve diventare domani un’opportunità di crescita per la comunità.
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