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G7: un miliardo di dosi di vaccino ai Paesi poveri

Durante il G7 in Cornovaglia il governo britannico ha annunciato che verranno donate un miliardo di dosi ai Paesi più bisognosi: metà dei vaccini proverranno dagli Stati Uniti. Atteso al G7 anche il Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi.

100 milioni di dosi di vaccino da UK, 500 milioni da USA

Il governo britannico, che presiede il vertice G7 al via oggi in Cornovaglia, ha annunciato che l’obiettivo è “porre fine alla pandemia” nel 2022 e che i leader “presenteranno un piano per ampliare la produzione di vaccini”. Presente anche il presidente del Consiglio Mario Draghi: al suo primo summit in presenza, sabato 12 giugno avrà un incontro bilaterale con Joe Biden.

Downing Street ha precisato che Londra donerà 100 milioni di dosi, mentre gli Usa si sono già impegnati a fornire 500 milioni di vaccini ai paesi che ancora non l’hanno ricevuto. I leader dei Sette “annunceranno che forniranno almeno un miliardo di dosi di vaccini contro il coronavirus condividendo delle dosi e finanziandole”, aggiunge il comunicato, e “presenteranno un piano per ampliare la produzione di vaccini al fine di raggiungere questo obiettivo”.

“Gli Stati Uniti saranno l’arsenale dei vaccini per combattere il Covid in tutto il mondo”: questo quanto annunciato dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Il Presidente ha inoltre sottolineato come la diffusione del virus nel mondo stia limitando la crescita globale e come gli Usa hanno un piano per donare vaccini a tutti.

Draghi al G7: puntare su ripresa economica, green e digitale

Anche il Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi sarà presente al summit. Le tematiche che verranno affrontate riguarderanno in particolar modo la sfida della ripresa economica, più verde e più digitale, e l’aumento degli sforzi per sconfiggere il Covid a livello mondiale. L’ex presidente della Bce sarà lead speaker nel dibattito di due panel proprio sulla ripresa e sul clima con i leader di Gran Bretagna, Usa, Germania, Francia, Giappone e Canada. In un summit che promette di inaugurare una nuova stagione di multilateralismo dopo l’era Trump.

Giulia Martensini

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