Stretta da parte dei G7 nei confronti del Cremlino: si va verso lo stop dei flussi di gas russo, che è stato utilizzato come arma di scontro e oggetto di continui rincari.
Fin dall’inizio del conflitto in Ucraina, la Germania e la Polonia hanno subito la chiusura dei rubinetti da parte di Mosca. La finalità è stata quella di fare schizzare i prezzi del gas e di mettere in crisi il sistema energetico di tutto il Vecchio Continente. Questa strategia ha fatto aumentare esponenzialmente le quotazioni del gas sopra i 300 euro al Megawattora durante la stagione estiva. Oggi il prezzo si è ridotto a 33 euro al Megawattora. Nel corso della stagione invernale la situazione di emergenza energetica sembrava che conducesse a razionamenti, ma fortunatamente il clima ha evitato il taglio dei consumi. Il livello degli stoccaggi è al 60% e non a trenta punti percentuali.
Come annunciato dal Financial Times, i “giganti” dell’UE starebbero architettando di mantenere elevato il pressing economico su Mosca e di stoppare i flussi di gas russo. Il G7 si prepara a mettere i sigilli sui gasdotti russi.
Con l’undicesimo pacchetto di sanzioni irrogate alla Russia, l’Occidente starebbe architettando lo stop ai flussi di gas russo. Con il perdurare dei bombardamenti russi in Ucraina, la finalità dell’UE è quella di inibire che gli introiti dal trading energetico vadano a rimpinguare le casse del Cremlino. La linea dura nei confronti di Putin deve essere mantenuta.
I Paesi del G7 vogliono impegnarsi a ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche russe. Il GNL, ovvero il gas liquefatto, sarebbe una valida alternativa al gas russo nel medio-lungo periodo. Il Cremlino valeva circa 40 punti percentuali, ma con l’invasione dell’Ucraina è scesa di circa dieci punti percentuali.
Anche se i flussi di gas si sono nettamente ridotti, l’Italia continua a riceverlo dalla Russia. La dipendenza dell’Italia dal gas russo è diminuita, ma non fa a meno dell’import proveniente dal Cremlino. Per il momento le forniture di gas russo non verranno azzerate. Qualche giorno fa sono arrivati in Italia circa 10 milioni di metri cubi di gas russo contro i 100 milioni raggiunti negli scorsi anni. I flussi di gas provenienti dalla Russia non si sono ancora azzerati.
Cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi sul fronte dei rapporti commerciali con il Cremlino? Secondo il Presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, i sei miliardi di metri cubi provenienti dal Cremlino sono utili. L’Italia ha minore necessità di ricorrere al gas russo, ma è vero che le cose cambieranno a partire dall’anno 2024 quando il rigassificatore di Piombino riceverà e miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto e sarà attivato anche quello di Ravenna.
Il Cremlino sta cercando di diversificare gli acquirenti, puntando alla Cina: l’export verso il Sol Levante è raddoppiato a sedici miliardi nel corso dell’ultimo anno. La Cina consuma circa 400 miliardi di metri cubi di gas in un anno.
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