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La Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia per tortura in merito ai fatti avvenuti nella scuola Diaz di Genova durante il G8 del 2001. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato all’unanimità che è stato violato l’articolo 3 della convenzione sui diritti dell’uomo, che recita che “nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”. Quanto accaduto la notte dell’irruzione, il 21 luglio 2001, “deve essere qualificato come tortura”, scrive la Corte, non solo per quanto fatto ai manifestanti, ma anche perché il nostro Paese non ha una legislazione adeguata a punire il reato di tortura. Il caso è stato presentato all’Alta Corte da Arnaldo Cestaro, rappresentato dagli avvocati Nicolò e Natalia Paoletti, Joachim Lau e Dario Rossi: l’Italia dovrà versargli un risarcimento di 45mila euro.
Cestaro, durante l’irruzione, fu picchiato selvaggiamente dalla polizia nel corso dell’irruzione alla scuola Diaz: con questa decisione della corte di Strasburgo si crea ora un precedente importante anche per tutti gli altri ricorsi singoli e di gruppo presentati dalle vittime.
La notte del massacro
2001, Genova blindata, chiusa: il G8 trasforma l’assetto del capoluogo ligure. Ci sono i potenti del mondo, la zona Rossa è protetta e inaccessibile, ma per le strade si riversano manifestanti da tutta Italia ed Europa, e non solo.
L’appuntamento è importante e chi sogna un “mondo diverso” vuole far sentire la sua voce. Volti diversi, accomunati dalla speranza, ma anche volti coperti, i “black block”. Protetti dal caos, dai passamontagna, scatenano violenze, distruggono, danno fuoco a macchine, tengono in scacco la città.
Si scatena la guerriglia, i pestaggi sono all’ordine del giorno, arriva anche un morto, Carlo Giuliani. La situazione è esplosiva, nonostante il G8 sia ormai terminato. Le forze dell’ordine cercano i violenti, i “black block”, ma troveranno solo i ragazzi del Genoa Social Forum e i giornalisti che erano lì a raccontare quanto stava succedendo.
Alla scuola Diaz ci sono i coordinatori del movimento, c’è il centro media, si dà rifugio ai ragazzi che il giorno dopo torneranno nelle loro città: il 21 luglio però si cerca altro. Una molotov, dicono le forze dell’ordine: in quella scuola ci sono coloro che hanno aggredito la polizia con lanci di sassi e bottiglie, lì ci sono i pericolosi.
Così viene ordinata l’irruzione: mentre tutti o quasi dormono, il VI Reparto mobile di Genova della Polizia di Stato, più altri Reparti di supporto della stessa Polizia e dei Carabinieri irrompono alla Diaz, scatenando violenza e pestaggi.
Il caos, il sangue sulle pareti e un bilancio terrificante: furono fermati 93 attivisti e furono portati in ospedale 82 feriti, dei quali 3 in prognosi riservata e uno in coma. 63 saranno condotti in ospedale, gli altri 19 vengono trasferiti nel “carcere temporaneo” all’interno della caserma di Polizia di Genova Bolzaneto, dove subiranno altre violenze.
Quella notte, il 21 luglio 2001, a Genova, viene sospesa la democrazia: si scrive una delle pagine più nere della nostra storia recente. Una delle più vergognose.
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