Garcia non stravolgerà il Napoli, ma ha un’ossessione che Spalletti non aveva

Il Napoli è pronto a ripartire da Rudi Garcia. Un’eventualità che in pochi avrebbero previsto fino a qualche settimana fa, ma che ora è realtà, visto l’addio di Luciano Spalletti dopo il trionfo scudetto e i quarti di finale di Champions League. Il tecnico ex Roma dovrà portare diverse novità, questo è inevitabile, e verranno dettate anche dal calciomercato e dai sacrifici economici che saranno necessari. Dalle parole di ieri in conferenza stampa, in ogni caso, l’asticella della società resta decisamente alta circa gli obiettivi che dovranno essere raggiunti nel corso e al termine della prossima stagione. E potrebbe non essere esattamente una nota positiva.

Garcia
Aurelio De Laurentiis presenta Rudi Garcia, il nuovo allenatore del Napoli – Nanopress.it

Abbiamo ancora negli occhi i colori azzurri, le feste, i tatuaggi, le urla e i marchi che lascia nel cuore dei tifosi e dei protagonisti uno scudetto che arriva dopo 33 lunghi anni di astinenza e ricordo, ma anche di fallimenti, retrocessioni, risalite e campioni mai veramente compiuti dal punto di vista dei trofei. E, invece, quando in pochi se l’aspettavano davvero, la squadra di Luciano Spalletti ce l’ha fatta a entrare nella storia e l’ha fatto con una forza e con una qualità talmente impressionanti che non c’erano dubbi praticamente dalla metà della Serie A da poco conclusa. Quella corazzata, però, per certi versi, è già da consegnare ai libri di storia, perché ora una nuova rivoluzione è già in atto e un altro condottiero è stato scelto per guidarla.

Garcia arriva in punta di piedi all’ombra del Vesuvio, ma deve soddisfare aspettative altissime

Il palato è fine, perché quando ci si abitua a mangiare gourmet, difficilmente si torna ai cibi semplici, essenziali, quelli che mangi da universitario o che la mamma cucina di fretta di ritorno da lavoro. Il Napoli del caffè, la pizza, i babà e le sfogliatelle (oltre che di tutte le bellezze che il capoluogo partenopeo ha da regalare), ora è diventata anche la città dello scudetto. Del tricolore impresso sul petto dopo anni di digiuno e della pancia che non può essere piena. Sì, perché quando si inizia a vincere, bloccarsi è ancora più difficile e si vuole anche l’ammazza caffè per essere davvero soddisfatti.

La Champions League nella stagione appena conclusa, e quando si era capito che stavolta si sarebbe davvero festeggiato in grande, era un po’ la ciliegina sulla torta. Anche perché, pure lì, è arrivato il miglior piazzamento della storia del club. Fa ancora male per come si è usciti, perché c’era la consapevolezza che il Milan era un avversario battibile e non così superiore agli azzurri, anzi. Poi quel trionfo è diventato una festa che non accenna a finire e i cuori caldi di quelle parti lo sanno per davvero quello di cui stiamo parlando.

Spalletti
Luciano Spalletti festeggia lo scudetto conquistato con il Napoli, prima di dire addio – Nanopress.it

In società non può essere così. Perché per programmare la nuova stagione è già tardi dopo che Spalletti ha deciso di dire addio così all’improvviso e sul più bello. Proprio la panchina che in tanti davano come più salda al cospetto dei vari Simone Inzaghi, Massimiliano Allegri, José Mourinho e Stefano Pioli è saltata per scelta del suo padre e padrone, non di Aurelio De Laurentiis, e non questa volta. Gli altri sono rimasti e anche questo era difficilmente pronosticabile, ma il calcio è bello anche per questo. Dopo un tram tram durato qualche settimana e in cui veramente troppi nomi sono stati accostati agli azzurri, alla fine la scelta è caduta su Rudi Garcia. Un colpo di testa, almeno dal punto di vista mediatico (perché, ammettiamolo) se l’aspettavano davvero in pochi, che in realtà è una scelta ben ponderata da De Laurentiis.

Ieri era il giorno delle presentazioni alla stampa, quello in cui di fatto, in pubblica piazza, è stato segnato l’inizio di un nuovo ciclo, si spera sempre vincente. E le sensazioni non sono state negative, questo ve lo anticipiamo. Intanto, i tifosi avrebbero potuto prenderla peggio, guardare a questo cambiamento immediato dopo il titolo (ma anche obbligato dalla scelta di Spalletti) come un segno di ridimensionamento proprio quando il progetto era arrivato al suo apice. Invece, anche in questo caso, è prevalso l’entusiasmo, le bandiere, la gente e i cori. Soprattutto sono prevalsi l’amore e la fiducia. I supporters dei campioni d’Italia hanno fatto il gesto più semplice per qualsiasi tifosi, ma anche il più significativo in questo momento storico, alle porte di una nuova era.

Le premesse erano, quindi, quelle di chi ormai è consapevole della propria forza, dei giovani che è riuscita a far sbocciare, di poter perdere alcuni elementi essenziali per il modulo, il gioco e la manovra, ma con la certezza che verranno sostituiti a dovere. Poi c’è da capire anche che fine farà Cristiano Giuntoli, a proposito di cessioni eccellenti, talenti e acquisti, con la sensazione che il passo d’addio sia sempre più vicino a concretizzarsi, nonostante la resistenza un po’ d’orgoglio e un po’ di facciata del presidente dei partenopei.

La cornice meravigliosa del museo della reggia di Capodimonte ha accolto questo scenario in cui il nuovo subentra al vecchio ed è come se fosse un primo appuntamento da chiodo schiaccia chiodo, ma in grande stile. Come tutti vorrebbero che nascessero i grandi amori. È anche una giornata all’insegna dell’eleganza, quindi. Quella di Garcia che il physique du role l’ha sempre avuto e già ai tempi della Roma, nella moda come nelle dichiarazioni e nei gesti che poi è ciò che conta di più.

E poi c’è De Laurentiis che da padre e padrone di questa creatura stupenda ragiona sempre per il meglio e mai per la mediocrità. E a furia di sognare, la scena non la lascia neppure al nuovo allenatore, semmai qualche volta ai suoi attori, ma quella è un’altra storia. Il presidente dei campioni d’Italia ha dato pubblicamente un attestato di fiducia niente male per il suo nuovo condottiero ed era esattamente quello che doveva fare per permettergli di non subire, almeno non dall’inizio, l’ombra di chi ha detto addio con uno scudetto tatuato sul braccio e conquistato con merito sul campo: “Da parte mia c’è una fiducia immensa in Garcia perché l’uomo ha già dato, non deve dimostrare a Napoli chi è. Secondo me dobbiamo restare tutti calmini, lasciarlo lavorare senza ansia e senza fretta, senza mettere dei limiti. Poi c’è una bellissima canzone che dice: ‘Sarà quel che sarà”‘.

De Laurentiis
Aurelio De Laurentiis mentre parla in conferenza stampa al fianco di Rudi Garcia – Nanopress.it

Parole da innamorato, da chi ha avuto un colpo di fulmine forse anche un po’ inatteso, ma su cui ora si può basare il futuro: Del mister mi ha colpito la sua spontaneità e la sua immediatezza. Sembrava che ci conoscessimo da tempo – ha detto senza mezzi termini il patron azzurro, confermando il feeling – o che, idealmente parlando, ci fossimo già conosciuti in passato. Mi sono trovato in una situazione in cui non c’è stata alcune difficoltà. Ho mostrato solo ai suoi avvocati quello che ci chiedevano. Con lui c’è stata una immediata e cordialissima intesa. Io sono nato il 24 maggio, lui era ancora sotto l’influenza del segno dei gemelli: come avrei potuto sbagliarmi? Sentivo che era una scelta giusta”.

I discorsi per il presidente sono passati inevitabilmente, con il caldo che ha già fatto capolino, al calciomercato e in generale a quelli che sono i piani del Napoli:Intanto per Lobotka dico che lo abbiamo fino al 2028, quindi per noi è importantissimo. Per quanto riguarda la competitività, per me non è cambiato nulla. La competitività è sempre stato un nostro elemento distintivo, ci eccita. Ora abbiamo vinto lo scudetto, ma non basta. C’è l’Europa, ma non basta. C’è da cambiare una serie di strutture. In tanti mi chiedono di fare politica, ma io rispondo di no perché la politica è il gioco del compromesso e io non sono l’uomo del compromesso”.

Ovviamente, non poteva essere solo questo, ma il meglio ve l’abbiamo tenuto per la fine. Sì, perché, proprio in questa occasione, il numero uno del Napoli ha deciso di annunciare il rinnovo già apparecchiato del miglior calciatore dell’ultima stagione: “Con Osimhen abbiamo già parlato prima che organizzassi la festa del Napoli, mi sembrava una giusta priorità. Con lui siamo in linea di massima d’acccordo per un prolungamento di ulteriori due anni. Per quanto riguarda gli altri giocatori, dovremo vedere e studiare tutto con Rudi. Voi sapete come la penso, sono convinto che la preparazione sia fondamentale. Quindi abbiamo rifiutato di andare a fare il Gamper con il Barcellona o di giocare contro lo United, per rimanere nella seconda parte, ovvero dal 28 luglio al 12 agosto, che è la fase principale della preparazione, stiamo contattando squadre internazionali per venire a Castel di Sangro ed evitare di perdere tre giorni per un’amichevole. Visto che in quel periodo si deve mettere molta benzina nei meccanismi per durare il più a lungo possibile, per noi è importantissimo allenarci come si deve in questi due ritiri. Ovviamente in quel periodo inizieremo a tessere le maglie di chi potrebbe partire e di come eventualmente sostituirli. Le persone bisogna guardarle negli occhi, i contratti servono poco, semmai servono per le penali. Io chiedo: ‘Tu vuoi far parte della gloria del Napoli o pensi di andare in altre situazioni?’. Sapete perché devo ringraziare Spalletti per aver chiesto un anno sabbatico? Perché dopo aver vinto un campionato dopo 33 anni, la sazietà può giocare brutti scherzi. Un allenatore nuovo sa come toccare le corde di quel violino e sa gestire ogni personaggio. Ai giocatori dico che da un lato sono dipendenti, ma dall’altro sono anche aziende. Come possono pensare di fare bene per approdare nelle quattro squadre più forti del mondo senza impegno? Un nuovo allenatore non può che cercare di riportarli alla dura realtà del lavoro quotidiano, dell’impegno, del rispetto di una bandiera e nel rapporto con i tifosi. Noi lavoriamo per i tifosi, per la nostra città”.

L’importante, quindi, è che ci sia la voglia di andare tutti nella stessa direzione e soprattutto di continuare a migliorare per vincere anche in Europa che ora, e ormai senza nascondersi troppo, resta l’obiettivo numero uno insieme alla conferma ai vertici in Serie A. Ma dopo aver snocciolato le parole di De Laurentiis, cerchiamo di arrivare anche al sodo e di capire cosa ha detto di importante Rudi Garcia, un giramondo che in Italia si era anche trovato bene, ma non abbastanza per entrare nella storia.

La frase (che poi è un concetto) che ci ha colpito di più la troviamo già verso gli inizi della conferenza: Io non ho paura di niente, a parte dei problemi di salute come ognuno di noi. Io ho già fatto i complimenti per la stagione scorsa. La cosa che mi interessa è la rosa dei giocatori: la vittoria del campionato deve dare tanta fiducia a loro, ma quando inizieremo la nuova stagione bisognerà ripartire da zero. È molto difficile dire che senza il collettivo si possa arrivare a grandi traguardi”. Niente paura, quindi, ma delle basi ben precise da cui ripartire sotto il profilo umano e puramente calcistico: “Da un lato i giocatori devono anche dimenticare quello che hanno fatto. Ma la loro fiducia deve aiutarci a rimanere umili. Ci sarà tanto lavoro da fare, ma ho visto una squadra, non solo dei singoli, che giocava bene e che soprattutto difendeva bene. La rosa è ampia, c’è anche la panchina per risolvere le partite e questo è importante, ma la cosa che mi ha rassicurato è che il presidente è ambizioso e questo vuol dire che mi darà una squadra per competere. Così potremo continuare a far divertire i tifosi e giocare come piace a me, all’attacco: lasciatemi il tempo di lavorare e quando si partirà, si partirà a bomba. Però c’è da lavorare tanto. E il lavoro parte sicuramente dalle motivazioni, dalla volontà di centrare l’obiettivo: “Prima di tutto c’è bisogno della voglia. Se i giocatori sono motivati come me, sarà una squadra tosta. Quando hai vinto, forse ti puoi addormentare un po’. Io sarò lì per mettere una sveglia e far crescere tutti. Penso che ci sono dei giovani che possono crescere molto. Io lo farò lavorando qua, in questa bella piazza. Io non so far altro che lavorare bene con il mio staff per far sì che la squadra sia competitiva”.

Garcia
Rudi Garcia in conferenza stampa di presentazione al fianco di Aurelio De Laurentiis – Nanopress.it

Una bomba che è pronta a deflagrare sull’intera Serie A e che promette ancora spettacolo, anche perché arrivare in un club del genere è per forza un’opportunità enorme per un allenatore che era scomparso a forza di milioni dalla scena europea:Il primo regalo è essere qui a Napoli. La cosa bella sono le ambizioni. Prima di tutto vorrei salutare i tifosi per la loro accoglienza e vorrei fare i complimenti al presidente, alla sua squadra che sarà la mia tra poco, per quello che hanno fatto l’anno scorso. Quando sono arrivato in città e ho visto tutte queste bandiere, mi sono reso conto che la città è molto fiera della sua squadra. Il mio obiettivo è che questo succeda ancora in futuro”.

E come quando a scuola gli chiedevano di autovalutarsi, Garcia non ha fatto mancare un’analisi su come è cresciuto come tecnico: Spero ritroverete un Garcia con più esperienza. È un vero piacere tornare in Italia e arrivare al sud, non vedo l’ora di scoprire la città. Forse mi metterò un paio di baffi e un cappellino per andare in giro. Il bello della vita è che si possono sempre incontrare persone nuove. Voglio dare il meglio di me, lo so fare e voglio farlo qui“. Intanto, è riuscito a convincere De Laurentiis e questo non è poco: Non sono io, penso che sono stati i miei risultati e la mia motivazione perché io sono ambizioso e ho trovato subito un’intesa con il presidente in questo senso. Lui non vuole fermarsi dopo aver vinto lo scudetto ed è una bella cosa. Sto scoprendo questa bella città e vedo l’orgoglio dei tifosi, il mio compito è che loro continuino a divertirsi e ad essere fieri della loro squadra”.

La base, quindi, è ottima, anche perché la dirigenza del Napoli è stata particolarmente attenta a scegliere un allenatore che interpretasse al meglio il 4-3-3 e le sue varianti: “Qualsiasi allenatore che si siede sulla panchina del Napoli sa che il compito è arduo, perché quando hai vinto lo scudetto per fare meglio devi ripeterti. Non sarà così semplice. Io arrivo qua e non andrò a rivoluzionare tutto. Vediamo se la squadra somiglia a quella dell’anno scorso, se è così non cambierò tante cose. Ma andrò anche a mettere il mio tocco. Con il 4-3-3 ho vinto a Lille e ho fatto due volte il secondo posto con la Roma, poi sono arrivato in altre squadre in cui ho usato anche altri moduli. Dico questo perché un allenatore si deve adattare alla rosa, sembra che il 4-3-3 vada come i guanti a questa squadra, ma oggi ci sono tanti aspetti che ti fanno pensare che la squadra deve anche sapere cambiare modulo. Io voglio che i miei giocatori abbiano una cultura tattica importante per sorprendere gli avversari. Voglio giocatori intelligenti che possano vincere senza avere solo un piano A”.

Qualche modifica potrebbe esserci anche nel nuovo staff che accompagnerà il tecnico: Già nello staff del club ci sono persone di qualità, ne conosco alcuni come l’analyst video con il quale ho lavorato a Roma. Faremo in modo di lavorare con le competenze del club e con quelle che porterò io, che sono tre assistenti. Io penso che siamo più forti se pensiamo al collettivo, anche se la guida della squadra è mia lo staff è molto importante. Si lavora molto in video e sono sicuro che faremo un bel lavoro, che deve sempre essere finalizzato ad ottenere dei bei risultati. Punteremo a questo”.

Sul calciomercato, invece, non si sbilancia, anche se Osimhen e Lobotka sembrano imprescindibili per l’asse della squadra. In realtà, in conferenza stampa, le attenzioni si concentrano anche sul regista:Lobotka imprescindibile per il gioco? Ogni singolo è importante, ma per me il cuore del mio gioco è sempre stato il centrocampo. Anche la forza della squadra che ha vinto lo scudetto secondo me era questa. Non voglio parlare dei singoli, ma penso che questa rosa ha dei giocatori che ti danno tante soluzioni anche dalla panchina. Vero è che Lobotka è un giocatore fantastico, mi auguro di trovare ancora in questo reparto giocatori che facciano possesso palla ma anche che difendano subito quando l’avversario recupera. Ho sempre visto 11 giocatori che correvano nel Napoli, questo è il bello di questa squadra”.

Il destino sembra accompagnare, in ogni caso, la vita di Garcia in Italia. E le similitudini rispetto a Roma non mancano: Questo è il segno del destino, a Roma sono stato sostituito da Spalletti e ora arrivo dopo di lui. I giocatori come Gervinho ci sono già in rosa, prendiamoci il tempo di scoprirli questi giocatori perché quando li alleni capisci di più su ciascuno di loro. Non vedo l’ora di conoscerli per questo. Il talento c’è, stiamo già lavorando sulla squadra e vediamo chi rimane al 100% e chi potrebbe andarsene. Poi vediamo come poter migliorare la squadra. Il passato è passato, ora conta stare qua e iniziare a lavorare perché non vedo l’ora“.

A proposito di singoli, attenzione anche al ruolo di Zambo Anguissa, un uomo fondamentale nelle gerarchie di Spalletti e che ora potrebbe esserlo anche per Garcia. Anche perché il nuovo allenatore lo conosce bene e l’ha lanciato nelle prime fasi della sua carriera: “Lui l’ho fatto esordire a Marsiglia, lo conosco bene e, anche se fisicamente è una montagna, è sempre il mio piccolo. Sono contento di ritrovarlo, ha fatto un salto di qualità da quando è andato via molto giovane dal Marsiglia. Ora ha dimostrato di essere molto importante non solo sul campo, ma anche nello spogliatoio. Ritrovo un altro Franck, sono contento di rivederlo e lui sa che sono molto esigente con lui perché può ancora migliorare”.

Il Napoli è cresciuto indubbiamente rispetto a come lo ricordava Garcia, ma, dopo un’annata comunque ottima per i nostri club (anche senza il botto finale), anche il movimento sembra dare ottimi segnali. A tal proposito, l’ex Roma sa cosa dire: “Tre italiane in finale nelle tre coppe europee, vuol dire che il calcio italiano è tornato in alto e questa è una bellissima cosa. Speriamo di portare in alto in Europa anche il Napoli. Io non h avuto alcuna richiesta particolare, ho solo sposato il progetto sportivo. Volevo solo essere sicuro che il presidente volesse ancora vincere trofei, il resto non è stato importante e per questo non ho avuto bisogno di fare domande al presidente. Sono nel calcio da tempo, so che ci potrebbero essere offerte irrinunciabili, ma nessun giocatore è insostituibile. Io ho fiducia non solo nel presidente ma anche nel settore tecnico del Napoli, che sul mercato lavora molto bene”.

Garcia
La stretta di mano tra De Laurentiis e Garcia in conferenza stampa – Nanopress.it

La conferenza, quindi, ha regalato sicuramente tanti spunti interessanti, ma anche la certezza che con Garcia ad allenare quegli scalmanati che vanno a mille all’ora ci sarà da divertirsi. Intanto, si può solo pronosticare quali saranno le scelte per il prossimo futuro, tra campo e calciomercato, ma i cambiamenti non saranno stravolgimenti, ma solo piccoli accorgimenti con cui progredire ulteriormente. Di certo, il nuovo allenatore ha uno svantaggio, almeno a livello mediatico, rispetto a Spalletti: a lui è richiesto di vincere e subito, perché il vantaggio rispetto alle altre, almeno nell’ultima stagione è stato fin troppo netto per non confermarsi e sicuramente perché in Europa probabilmente si poteva fare ancora qualcosa in più. E quell’amaro in bocca va immediatamente trasformato in dolce per rendere il futuro lucente. Certo, in una piazza come Napoli, essere obbligati a vincere è completamente diverso dall’essere obbligati a crescere e basta, ma Garcia lo sa, ha accettato la sfida e ora vuole semplicemente sorprendere, anche se stesso. Perché in una carriera che proprio ora è arrivata al suo apice, gli serve alzare trofei, esprimere il miglior calcio possibile e far crescere nuovi talenti. È necessario per entrare nella storia, l’unico fattore che separa chi è ricordato da chi è uno dei tanti.

Il nuovo Napoli di Garcia passa anche dal calciomercato: sacrifici eccellenti, offerte irrinunciabili e la necessità di sostituirli al meglio

Nel calcio moderno, e la Premier League è emblematica in tal senso, non si vince con le figurine, con le spese pazze, con i calciatori di talento, ma che spesso non si inseriscono in un contesto di squadra globale. No, perché bisogna sporcarsi le mani, pensare a un sistema di gioco che funzioni, a prescindere dai numeri, e poi adeguare ogni tassello a quel compito, quel ruolo ben preciso. O viceversa, che è un po’ la storia dell’uovo e della gallina e non si è ancora capito cosa arriva prima.

Il Napoli questa strategia l’ha attuata per anni e ha portato anche a frutti parecchio importanti. I risultati sono arrivati all’apice nell’ultima stagione, ma in generale i partenopei nella gestione De Laurentiis non hanno mai avuto paura di cedere i pezzi pregiati a un prezzo congruo, anzi di fronte a mega offerte che erano veramente complicate da rifiutare. Quest’anno la storia potrebbe ripetersi e fare un po’ più male ai tifosi, anche agli addetti ai lavori, diciamo la verità. Innanzitutto perché ognuno dei titolari o titolari aggiunti in rosa ha scritto un pezzo di storia, ha firmato a modo suo e con il suo sudore un trofeo atteso per più di tre decenni e che ora può essere spolverato ogni giorno in bacheca. E poi è anche una questione di qualità tecnica, perché certi giocatori, arrivati a un certo livello, è veramente difficile sostituirli e sperare che il prodotto non cambi con addendi diversi.

Kim
Kim Min Jae, difensore centrale del Napoli, è sempre più vicino al trasferimento al Bayern Monaco – Nanopress.it

Ma andando al sodo, il calciatore che attualmente sembra più vicino a un doloroso addio che i campani hanno appena provato con Spalletti sembra Kim Min-Jae. Arrivato tra i mugugni della piazza perché doveva sostituire Kalidou Koulibaly (che ora pare destinato all’Arabia), si è rivelato un calciatore semplicemente essenziale per costruire la corazzata versione 2022/23. È stato il miglior difensore centrale della Serie A per numeri al primo anno in Italia e anche per prestazioni, probabilmente per distacco. Inutile dire che da mesi le principali big europee lo seguono e che per 40 milioni il presidente De Laurentiis difficilmente dirà di no. Un peccato, perché quelli così è meglio averli sempre dalla propria parte e in Serie A, in generale. Dopo i corteggiamenti a singhiozzo del Manchester United, ora il club in pole position per acquisire le sue prestazioni è il Bayern Monaco che pare sempre più vicino a chiudere la trattativa con una valutazione del cartellino sui 40 milioni di euro. Di sicuro, il Napoli non può restare con le mani in mano e si adopererà sicuramente per sostituire al meglio il sudcoreano, qualora dovesse davvero sbarcare in Baviera. I nomi sulla lista non mancano: dal colosso Kevin Danso, che piace tanto a Garcia, fino ai vari Perr Schuurs, Giorgio Scalvini, Itakura del Borussia Moenchengladbach, Hancko del Feyenoord e addirittura Lucumi del Bologna. Insomma, la lista è lunga e ancora di certezze non ce ne sono, ma il casting dovrà partorire un altro centrale con i fiocchi. E non può andare sempre bene.

A centrocampo la certezza è Anguissa che con il nuovo allenatore ha un feeling particolare. Anche Stanislav Lobotka, dopo una stagione meravigliosa che l’ha avvicinato ai migliori centrocampisti in Europa, dovrà restare lì nel mezzo a macinare gioco. Chi rischia è Piotr Zielenski, uno che a Napoli gioca da anni, tra alti e bassi, e che degli azzurri è anche riuscito a diventare un simbolo. Un titolare, poi, e che ancora non sembra essere riuscito a esprimere tutte le qualità che ha in cantiere e che gli suggerisce il suo talento. Nelle ultime settimane si è parlato di una possibile cessione alla Lazio, in caso di addio di Luis Alberto, o all’estero e in quel caso i campioni d’Italia hanno già messo nel mirino Teun Koopmeiners. In realtà, però, quando siamo ancora a giugno e tante cose ancora devono essere definite e pensate, trattative calde non ce ne sono e bisognerà solo aspettare la naturale evoluzione degli interessamenti.

Il capitolo finale, e anche quello che fa tribolare un po’ di più i tifosi, è quello relativo l’attacco, sempre per restare ai grandi nomi e non alle operazioni minori. Hirving Lozano e Matteo Politano sono stati forse le note più dolenti dell’ultima stagione: hanno fatico decisamente fatica a trovare la continuità necessaria e alla fine non hanno stupito. Garcia, però, avanzando un po’ di più la loro posizione e probabilmente liberandoli con ancora più continuità all’uno contro uno, cercherà di mettere in evidenza le loro abilità e, quindi, a meno di super offerte inattese o nuovi incastri di calciomercato entrambi dovrebbero restare all’ombra del Vesuvio. Stesso discorso vale Khvicha Kvaratskhelia che in molti accostano addirittura a Diego Armando Maradona ed è semplicemente amatissimo nel capoluogo campano. Lui non si tocca, a meno che un club non faccia follie (ma quelle vere) per lui: è destinato a restare in azzurro, per la gioia di tutti.

Osimhen
L’esultanza di Victor Osimhen dopo un gol con la maglia del Napoli in questa stagione – Nanopress.it

E allora qual è il capitolo più rognoso? Sicuramente quello relativo Victor Osimhen. Il rinnovo è pronto, l’ha detto direttamente De Laurentiis e dobbiamo credergli, anche perché, proprio su questo, non avrebbe motivo di mentire e l’attaccamento del centravanti alla piazza è nitido, cristallino, difficilmente equivocabile. Ciò che fa tremare il sottosuolo napoletano, però, è il fatto che questo calciomercato stia diventando quello delle prime punte. Il Chelsea continua a comprare, ma un vero e proprio titolare nel ruolo non l’ha mai trovato. Il Real Madrid ha perso Karim Benzema, ha preso Joselu e Florentino Perez giura non ci saranno altri acquisti. Scopriremo nelle prossime settimane se si tratta di pretattica o di uno spazietto da lasciare per Kylian Mbappé nel 2024. E poi ci sono Manchester United, ancora il Bayern Monaco – che ancora sente la mancanza di Robert Lewandowski – e potenzialmente il Tottenham se Harry Kane dovesse dire addio. Insomma, in tanti potrebbero bussare alla porta della dirigenza campione d’Italia e chiedere il nigeriano a suon di milioni, troppi milioni.

Lo sappiamo, per i club inglesi i 100 milioni non sono così difficili da raggiungere e alla fine, se qualcuno dovesse davvero farlo, sarebbe complicato non privarsi del nuovo capocannoniere della Serie A, rinnovo di contratto o no che sia. Ma negli anni il Napoli ha dimostrato di saper sopperire a ogni partenza e nessuno (ma proprio nessuno?) nel calcio moderno è insostituibile. Basterà per convincere Garcia e i tifosi che si tratta della cosa giusta? Sicuramente cambiare ancora non sarebbe un bene per un ambiente che ora gira alla perfezione, ha un’alchimia derivata dalle vittorie che pare indissolubile e soprattutto costringe il nuovo allenatore a vincere da subito per non fallire. Mantenere l’ossatura fondamentale sarebbe essenziale per aiutarlo. Altrimenti, e non pensiamo di esagerare, questo matrimonio partirebbe già con i presupposti sbagliati, anche oltre i sorrisi di chi ha detto sì.

 

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