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Gay in Cecenia torturati e rinchiusi nei campi di rieducazione: scosse elettriche sui genitali


Essere gay in Cecenia può essere un inferno. Almeno un centinaio di omosessuali, o sospetti tali, sono infatti stati rinchiusi in una prigione segreta dove subiscono torture quotidiane, come scosse elettriche sui genitali. Novaja Gazeta, il quotidiano dell’opposizione per cui scriveva Anna Politkovskaja, la giornalista russa uccisa, nel suo reportage ha fatto il ritratto di una Guantanamo riservata agli omosessuali.
L’inchiesta sui gay torturati in Cecenia nei campi di rieducazione è stata condotta dalla giornalista e attivista russa Elena Milashina, che ha parlato di «retata profilattica» contro gli omosessuali. Tre di loro, come conferma il Washington Post, sarebbero morti. Importante per il reportage sugli omosessuali ceceni la collaborazione del Russian Lgbt Network, un movimento per i diritti Lgbt semiclandestino. Perché in Russia manifestare per i diritti gay è praticamente vietato, grazie alla politica da sempre omofoba di Vladimir Putin e alla conseguente forte repressione. La situazione in Cecenia è anche peggiore. Ricordiamo che la Cecenia, una Repubblica appartenente alla Federazione russa, è un territorio a maggioranza islamica. Già nel 2006 Human Right Watch aveva accusato il Paese di utilizzare la tortura come strumento repressivo verso opposizioni e minoranze.

Gay torturati in Cecenia, il governo ceceno: «Gli omosessuali non esistono»
Inquietanti le dichiarazioni del governo ceceno. «Gli omosessuali non esistono», afferma Alvi Karimov, portavoce del leader ceceno Kadyrov, smentendo la notizia del rastrellamento di almeno un centinaio di gay. E ancora: «Non puoi arrestare o reprimere persone che non esistono nella Repubblica. Se ci fossero persone così in Cecenia, le forze dell’ordine non dovrebbero fare nulla perché i loro parenti li manderebbero via in luoghi da cui non si può fare ritorno». E questo succede: perché dove l’omofobia si mischia al radicalismo religioso succede anche che siano gli stessi parenti a denunciare, perseguire e rinnegare gli omosessuali.

I gay in Cecenia esistono, eccome se esistono, anche se la loro non può essere definita “vita”. Non finché vengono imprigionati, picchiati, insultati e torturati, anche con scariche elettriche sui genitali. Sempre se non vengono ammazzati subito, «in relazione al loro orientamento sessuale non tradizionale o al sospetto di questo». Ebbene sì, in Cecenia basta solo il sospetto di essere omosessuale per finire in prigione. Come se fosse reato. Un po’ come succedeva in Unione Sovietica, dove bastava essere sospettati di essere contro il Partito per finire in gabbia, e dove il Partito stesso negava l’esistenza della delinquenza.

Cosa succede agli omosessuali nella prigione segreta in Cecenia?
Secondo una serie di inchieste pubblicate sul settimanale Novaya Gazeta, la polizia cecena ha messo in atto un vero e proprio rastrellamento di un centinaio di gay. Questa la procedura repressiva. Tutto comincia, come rivela il reportage, con il fermo di un sospetto omosessuale, a cui viene sequestrato il telefonino per prendere nota di tutti i contatti. Tra cui, presumono gli agenti, altri gay. Poi vengono portati nella prigione segreta di Argun, vicino Grozny, (ma potrebbero essercene altre), dove vengono torturati e sottoposti a lunghi ed estenuanti interrogatori in cui sono costretti a denunciare altri omosessuali. O gente a caso, per salvare la pelle, come succede nei regimi totalitari. I campi di prigionia per i gay ceceni sono veri e propri campi di concentramento per omosessuali.

Gay torturati in Cecenia: le testimonianze
I racconti di testimoni e sopravvissuti alla prigione segreta di Argun sono racconti dell’orrore. Ecco due testimonianze riportate da Novaja Gazeta. «Tenevano accesi i nostri cellulari. Ogni uomo che chiamava o scriveva era il loro nuovo obiettivo. […] Ci colpivano sempre sotto la vita, sulle cosce, le natiche e i genitali. Ci dicevano che eravamo peggio degli animali e che non avevamo più diritti». «Diverse volte al giorno ci portavano fuori e ci picchiavano. Il loro scopo era conoscere la cerchia dei contatti di ciascuno di noi, nella loro mente se sei sospettato allora tutti i contatti della tua cerchia sono gay», ha raccontato, ancora scosso, un altro omosessuale.

Il quotidiano britannico PinkNews ha raccolto la testimonianza di Svetlana Zakharova, attivista russa per i diritti lgbt. La donna ha raccontato che le associazioni locali si stanno battendo per liberare i gay imprigionati: «Alcuni sono già riusciti a lasciare la regione. Coloro che sono sfuggiti dicono di essere stati imprigionati nella stessa stanza con altre 30/40 persone. Sono stati torturati con scosse elettriche e pesantemente picchiati, a volte fino alla morte».

Gay in Cecenia: la lettera dell’Associazione Radicale Certi Diritti
Leonardo Monaco e Yuri Guaiana, rispettivamente segretario e responsabile questioni transnazionali dell’Associazione Radicale Certi Diritti, lanciano un appello al ministro degli Esteri Angelino Alfano e all’Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini con una lettera: «Non accennano a fermarsi le notizie che provengono dai media russi di opposizione che sono riusciti ormai a localizzare veri e propri campi di prigionia destinati agli omosessuali, dove uomini e ragazzi sequestrati dai corpi paramilitari subiscono sevizie di ogni tipo. Si parla di oltre 100 persone deportate dalla fine di febbraio e di almeno tre morti. La necessità di preservare gli equilibri geopolitici con la Russia non insabbi il ricorso storico messo in atto dalle autorità cecene. Chiediamo che siano attivate tutte le iniziative urgenti e necessarie per l’invio di osservatori internazionali nella regione e concedendo immediatamente asilo ai sopravvissuti e alle vittime potenziali di questa follia». Proprio in questi giorni il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si trova in Russia da Putin.

Gay torturati in Cecenia: la reazione della politica
La notizia degli omosessuali arrestati e torturati in Cecenia non sta passando, per fortuna, inosservata. Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo, ha pubblicamente denunciato la vicenda in un intervento a Bruxelles: «Dalla Cecenia arrivano notizie preoccupanti di uccisioni di cittadini a causa dei loro orientamenti sessuali, chiedo alle autorità cecene di fornire al più presto notizie precise e dettagliate su ciò che sta accadendo».

Questo il messaggio su Facebook dell’ex premier Matto Renzi.

Gay in Cecenia: la petizione online di Amnesty International
Amnesty International ha aperto una petizione online per chiedere alle autorità di «metter fine al rapimento, alla detenzione, alla tortura e all’uccisione di uomini gay in Cecenia». Potete firmare qui la petizione.

Francesco Minardi

Francesco Minardi è stata collaboratore di Nanopress dal 2016 al 2018, occupandosi principalmente di cronaca e politica interna ed estera,

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