Dopo il taglio del 15% agli approvvigionamenti di gas del 15 giugno, oggi, 17 giugno, Gazprom annuncia una riduzione del 50% dei volumi per l’Italia.
Appare sempre più motivata politicamente la comunicazione del colosso energetico russo, il quale, dopo i tagli alla Germania, oggi va a colpire in modo marcato lo Stivale.
Un comunicato dell’Eni, la controllata statale italiana per gli idrocarburi, riferisce della notifica da parte di Gazprom della diminuzione dell’afflusso di gas verso Roma del 50%.
È il secondo atto di un mancato rispetto delle pattuizioni nel giro di pochi giorni: solo mercoledì (15/06) la stessa azienda moscovita aveva decurtato del 15% gli afflussi dell’idrocarburo aeriforme. Non solo, anche la Germania, che assieme al Bel Paese detiene la più alta dipendenza dal Cremlino, ha dovuto fare i conti con un avviso simile proveniente dalla Russia: nel caso teutonico il taglio al gasdotto Nord Stream 1 è stato addirittura del 60%.
In entrambe le occasioni si tratterebbe di un accidente: problemi tecnici alle turbine (Germania) e necessaria manutenzione (Italia) motiverebbero quanto sta avvenendo.
Normale routine risolvibile in pochi giorni dunque. Non è dato sapere in realtà, poiché il contesto in cui la decurtazione ha luogo non è propriamente normale. La società alle dirette dipendenze della nomenklatura cremlinese afferma come a causa delle sanzioni vi siano, e vi potranno essere, ritardi nelle operazioni di riammodernamento dei componenti.
Per ora la situazione non mette in allarme governo ed enti del settore energetico. La riduzione non ha difatti alcun impatto immediato, sebbene rallenti gli stoccaggi per la prossima stagione fredda (i quali comunque, a causa della velocizzazione dovuta alla guerra, sono superiori alla norma del periodo).
Nonostante ciò si dovrà capire per quanto tempo proseguiranno questi deficit nelle forniture, con il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani che asserisce di stare monitorando il divenire degli eventi e di avere semmai già pronti immediati interventi.
Tanto quest’ultimo quanto il premier Mario Draghi dicono che non si mostrerebbero sorpresi se la vera causa dei blocchi parziali sia politica piuttosto che tecnica.
Le ragioni russe sarebbero varie: innanzitutto impaurire opinioni pubbliche e governi europei mostrandone la sudditanza a Mosca; creare scompiglio nei mercati provocando ulteriori rialzi del prezzo delle materie prime energetiche; fare pressione affinché le sanzioni occidentali siano rimosse o attenuate (proprio queste ultime difatti impedirebbero un rapido disbrigo dei ricambi nelle linee di approvvigionamento).
Insomma una situazione alquanto fumosa, si auspica non se ne rimanga soffocati.
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