Diversi Paesi europei, tra cui l’Italia, vivono nell’incertezza per quel che concerne le importazioni di gas russo. Gazprom riduce le forniture.
L’Italia e con essa l’intera Europa affrontano un periodo di grande incertezza per quel che concerne le importazioni di gas russo. Gazprom, infatti, ha ridotto notevolmente, nelle ultime settimane, le proprie forniture che, nel corso del tempo, potrebbero prosciugarsi completamente.
Il colosso russo Gazprom ha iniziato i lavori di manutenzione dei due gasdotti Nord Stream 1, che trasportano una grande quantità del suo gas in Germania e in diversi altri paesi dell’Europa occidentale, tra cui anche l’Italia.
Questa chiusura di dieci giorni dei due tubi, annunciata molto tempo fa, doveva in teoria essere solo una formalità tecnica. Nel contesto della guerra in Ucraina e della resa dei conti tra Russia e Occidente sull’energia, nessuno può sapere cosa accadrà in futuro.
“Siamo di fronte a una situazione senza precedenti, tutto è possibile“, queste le parole del vicecancelliere tedesco Robert Habeck il quale non ha nascosto la sua preoccupazione in una intervista rilasciata in radio.
“Nord Stream è fermo […] il che significa che il gas non circola più”, ha confermato il ministero dell’Economia tedesco. “Ci sono molti scenari in cui potremmo essere immersi in una situazione di emergenza”, ha avvertito su ZDF il presidente della Federal Network Agency, Klaus Müller. “Putin ci chiuderà il rubinetto del gas… ma lo aprirà mai di nuovo?” si legge sul quotidiano tedesco Bild.
Per risolvere le problematiche che si verranno a delineare, il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha ipotizzato un piano che potrà essere messo in atto per essere meno dipendenti dalla fornitura russa, facendo leva sulle centrali a carbone per la produzione di elettricità.
Ecco le parole di Cingolani: “Stiamo discutendo con altri ministeri un progetto rapido di informazione, tipo Pubblicità e progresso, su due grandi settori: uno è l’acqua, l’altro è l’energia, due settori molto collegati”.
E aggiunge: “Stiamo pensando di costruire una serie di messaggi che diano suggerimenti di comportamento e di sobrietà nell’uso delle risorse. Sarà fondamentale lanciare questi messaggi a breve, visto che dopo l’estate comincerà il periodo in cui i consumi crescono“.
Dall’inizio della guerra, la Germania ha chiuso un altro gasdotto russo che doveva entrare in funzione, il Nord Stream 2 e si è adoperata per ridurne la dipendenza. Ciò, però, rimane comunque significativo: il 35% delle sue importazioni di gas proviene dalla Russia, contro il 55% stimato prima della guerra.
Oltre il 50% del riscaldamento delle case è ancora a gas. Uno stop duraturo del Nord Stream 1 penalizzerebbe la più grande economia europea: bisogna tener presente che il gas che arriva in Germania continua ad essere trasportato in tutta Europa.
Mosca, adducendo un problema tecnico, ha già ridotto del 60% le consegne di gas via Nord Stream nelle ultime settimane. Questa decisione è stata denunciata come “politica” da Berlino. In Europa, Gazprom ha fatto lo stesso, riducendo le sue forniture ad alcuni paesi e tagliandole completamente ad altri, come Polonia e Bulgaria.
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