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Genova, petrolio in mare: bonifiche al via, sei settimane per ripulire i torrenti

La fase di emergenza legata al petrolio in mare a Genova dopo la rottura della tubatura Iplom è terminata: a dichiararlo è stato il ministro dell’Ambiente Galletti, il quale contestualmente ha annunciato l’inizio delle bonifiche che ripuliranno il Fegino, il Polcevera e il Pianego dalle chiazze di greggio che in parte hanno raggiunto anche il mare. Il tempo stimato per ripulire i torrenti è sei settimane, e i base a quanto dichiarato dalla Capitaneria di Porto del capoluogo ligure non vi sarebbero sarebbero più macchie di petrolio nel tratto di mare tra Genova a Imperia, che ha fatto temere il peggio durante gli scorsi giorni di pioggia.

È terminata la fase d’emergenza: valuteremo il danno, faremo un progetto di bonifica che possa ripristinare i luoghi. Non voglio fare trionfalismi ma i lavori, grazie a un buon lavoro di squadra, hanno dato un risultato positivo ma non ci dobbiamo fermare. Resta il disastro ambientale. Il lavoro non finisce qui. Oggi comincia il lavoro più difficile, quello della bonifica‘, ha dichiarato il ministro Galletti alla stampa dopo essersi recato di persona a verificare lo stato della situazione. Complessivamente sono fuoriuscite 500 tonnellate di greggio, 50 delle quali erano finite in mare anche a seguito della rottura della diga artificiale al torrente Polcevera.

Il crollo della diga artificiale al Polcevera

Alla fine quello che più si è temuto si è avverato: il petrolio della tubatura Iplom rotta ha raggiunto il Mar Ligure, e la pioggia intensa che si è abbattuta su Genova sin dalle prime ore di sabato 23 aprile ha portato al cedimento della diga di contenimento sul torrente Polcevera, creata con terra e sacchetti di sabbia. Nonostante il lavoro incessante dei vigili del fuoco di Genova, alle prese con l’incidente che dal 18 aprile ha coinvolto il rio Fegino insieme Pianego e al Polcevera, lo sversamento di petrolio derivato dalla rottura della tubatura ha in parte raggiunto il mare, e già si segnalano moria di pesci e uccelli a rischio intossicazione. Nei giorni scorsi chiazze di greggio sono state avvistate a Varazze, mentre a Pegli il petrolio ha inquinato 300 metri del lungomare: sospinto dalle correnti il petrolio potrebbe addirittura raggiungere la Francia, attualmente si muove in direzione di ponente ed è già finito fuori controllo per diverse miglia.

Per un macabro scherzo del destino, l’incidente è avvenuto domenica 17 aprile, proprio mentre gli elettori bocciavano attraverso il mancato raggiungimento del quorum il referendum sulle trivelle in mare, voluto da alcune Regioni per evitare di prorogare all’infinito le concessioni per l’estrazione di greggio e gas. E tra gli argomenti più utilizzati dai fautori del No e dell’astensionismo, c’è quello dell’assenza di incidenti di questo tipo in Italia. Le ultime parole famose. Inutili si sono rivelati gli interventi messi in potesse raggiungere il mar ligure, attraverso panne che fungono da barriera: ma le chiazze di idrocarburi si son distese lungo tutto il torrente Polcevera, tra i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano nel ponente cittadino, fino a trovare sbocco in mare. Il governo ha dichiarato che la situazione è delicata ma sotto controllo, mentre la Capitaneria di Porto di Genova ha dichiarato lo stato di emergenza locale. Le operazioni di bonifica proseguono, e intanto si tenta di fare una stima circa i possibili danni ambientali derivanti dalla fuoriuscita del greggio.

Incidente Iplom: i danni ambientali

Non voglio drammatizzare, ma la situazione è ancora delicata. Chi avrà responsabilità, dovrà risponderne di fronte agli organi competenti‘, aveva dichiarato poche ore dopo l’incidente l’assessore Gianni Crivello, mentre il sindaco Doria ha annunciato che ‘stiamo valutando se dal punto di vista legale ci sono le condizioni per chiedere i danni per questo incidente‘. L’inchiesta è già stata avviata, e al vaglio degli inquirenti è giunta tutta la documentazione che riguarda le concessioni e autorizzazioni al fine di verificare che non vi siano state delle irregolarità. Anche gli ambientalisti genovesi stanno pensando di costituirsi parte civile contro l’azienda che ha causato i danni: intanto il responsabile della Lipu di Genova, Daniela Filippi, afferma che solo ieri ha soccorso e salvato 27 germani reali ricoperti di greggio dalla testa alle zampe, oramai incapaci di volare. Ai media Filippi dichiara: ‘Tredici di loro ora stanno bene, gli altri invece sono gravi perché hanno respirato le esalazioni del petrolio‘, mentre proseguono i soccorsi agli animali presenti insieme anche ai volontari dell’Enpa. Segnalata anche una moria di rane nel rio Pianego e nel Fegino, nei pressi della zona del guasto, da parte di alcuni residenti: ‘La cosa più triste è accorgersi che i greti dei nostri torrenti, sino a sabato habitat ideale di molti uccelli e altri animali, sono all’improvviso diventati un deserto quasi senza segnali di vita animale‘.

Le ragioni dell’incidente

Si attende di comprendere le ragioni che hanno portato alla rottura della tubatura da cui è fuoriuscito il petrolio, 500 metri cubi secondo le ultime stime, che in poche ore ha raggiunto dapprima il rio Pianego, successivamente il rio Fegino e da qui infine nel Polcevera. Le prime indiscrezioni poche ore dopo l’incidente parlavano di una rottura che ha coinvolto 5 condutture della raffineria, che ha sede a Busalla, in Valle Scrivia, nell’entroterra di Genova. Da parte sua, l’azienda Iplom ha rilasciato un comunicato dichiarando che ‘l’incidente si è prodotto mentre era in corso il trasferimento di grezzo da una nave nel Porto Petroli di Multedo. Verificato un calo di pressione il pompaggio è stato immediatamente interrotto. L’azienda ha spiegato di essere ‘impegnata nelle azioni di bonifica che proseguiranno fino a completa rimozione e pulitura dell’alveo. Per tutta la notte sono proseguiti gli interventi avviati ieri sera a seguito della rottura di una tubazione interrata dell’oleodotto che collega la raffineria di Busalla. Secondo il Piano di Emergenza, subito attivato in collaborazione con i Vigili del Fuoco, sono state posate le panne di Iplom e di Servizi Ecologici sul Polcevera e messo in atto l’assorbimento del prodotto sversato tramite mezzi autospurgo. Al contempo è stata costruita una briglia sifonata nel tratto terminale del fiume per trattenere il prodotto e assorbirlo.Nel rio Fegino, nel tratto interessato, è tuttora in corso la schiumatura per limitare l’evaporazione‘. Nei giorni successivi all’incidente l’azienda ha affermato di aver già raccolto il 90 per cento del greggio fuoriuscito.

La Regione continua in ogni caso a fare pressing sull’azienda affinché acceleri sul risanamento della situazione: intanto tecnici hanno effettuato nei giorni successivi l’incidente delle misurazioni con un laser scanner lungo il fianco della collina per stabilire se la rottura del tubo sia stata provocata da uno smottamento. L’altra ipotesi in campo invece è che si possa trattare di un cedimento strutturale.

Operazioni di bonifica e disagi

A Fegino, sono andate avanti le operazioni con gli schiumogeni per eliminare l’inquinamento dal rio, formando uno strato tra il greto e l’aria per ingabbiare le sostanze nocive: quando, poco prima delle 20 di domenica, c’è stato l’incidente, non sarebbero state chiuse le valvole in tempo, consentendo al petrolio di raggiungere il rio Pianego. Secondo il comandante della Capitaneria, Giuseppe Bonelli, ‘si tratta di un inquinamento molto grave, abbiamo calcolato che sono stati sversati 500-600 metri cubi di prodotto. Abbiamo scongiurato il peggio, ovvero la fuoriuscita del petrolio in mare aperto, grazie all’impiego di panne galleggianti e panne assorbenti, collocate alla foce del Polcevera. Un elicottero è impegnato a sorvolare la zona, per controllare l’evoluzione della situazione dall’alto, mentre alcune motovedette incrociano davanti alla foce‘. Inevitabili i disagi anche nel traffico: l’amministrazione locale fa sapere che via Borzoli è stata riaperta, ma la circolazione è a senso unico da Lago Figoi a Fegino. Disagi anche per un plesso scolastico della zona, un asilo che il 18 aprile ha interrotto le attività proprio a causa dell’incidente. C’è preoccupazione tra i cittadini per gli effetti sulla salute dello sversamento: la concentrazione degli agenti volatili è costantemente monitorata, e al momento la situazione dell’aria e dell’acqua è sotto controllo: l’amministrazione comunale ha comunque invitato gli abitanti della zona a rimanere in casa con le finestre chiuse, a ulteriore dimostrazione della delicatezza della situazione. Il pericolo che un incidente simile possa ripetersi, come ha paventato anche il presidente della Regione, Giovanni Toti, è tutt’altro che aleatorio.

Giulio Ragni

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