La signora ha chiesto aiuto al capotreno per far liberare i posti per disabili occupati indebitamente. Le è stato richiesto il certificato della patologia.
I posti per disabili erano occupati da biciclette. Così una mamma ha chiesto al capotreno di intervenire al fine di far sedere suo figlio, affetto da una severa forma di autismo. I posti a sedere le sono stati concessi solo dopo aver esibito la certificazione comprovante la disabilità.
È salita sul treno, insieme a suo figlio e si è recata nello scompartimento dove erano presenti i posti per disabili al fine di far accomodare il suo bambino, affetto da una forma molto grave di autismo. I posti, però, erano occupati da due ciclisti ai quali la donna, Maria Tarzia, ha chiesto di spostarsi per poter far sedere il piccolo.
I due, però, non hanno creduto alle sue parole, mettendo in dubbio la disabilità del bambino.
Così, la signora si è rivolta al capotreno al quale ha chiesto se potesse aiutarla a risolvere velocemente la questione, visto che il bambino stava iniziando ad agitarsi a causa del disturbo d’attenzione e dell’iperattività da cui è affetto.
Il capotreno è intervenuto, ma ha chiesto alla donna di fornirle il certificato di disabilità di suo figlio. La madre del bambino porta sempre con sé tutta la documentazione clinica del figlio e l’ha esibita al capotreno che ha invitato i ciclisti a scendere dal treno. Tale episodio si è verificato sulla tratta che avrebbe condotto mamma e figlio a Brignole.
Dopo aver chiesto aiuto al capotreno, che le ha richiesto la documentazione comprovante la disabilità del bambino, la donna ha subito messo le mani in borsa per estrarre il certificato di disabilità.
Ecco le sue parole in merito all’accaduto e, in particolare, sull’azione del capotreno: “Si informa su quello che stava accadendo e poi, educatamente, mi chiede di mostrare i documenti che certificano l’invalidità di mio figlio. La capotreno li controlla, e poi invita i ciclisti a scendere: se ne vanno arrabbiati, dicendo frasi come ‘perché uno è disabile allora deve essere privilegiato?“.
Pertanto, se la donna non avesse avuto con sé la documentazione che certificava la disabilità del figlio, non avrebbe potuto usufruire dei posti sul treno che, per legge, sono destinati ai portatori di disabilità come il suo bambino.
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