Dal 9 all’11 maggio, la Geo Barents, una nave di soccorso di Medici Senza Frontiere (MSF) operante nel Mediterraneo centrale, ha soccorso 470 migranti che tentavano di raggiungere l’Europa.
A bordo della Geo Barents, sono ancora presenti 238 migranti. Tra questi, alcuni feriti, altri bisognosi di cure, altri ancora minori non accompagnati da un adulto.
I migranti, presenti sulla Geo Barents, sono stati individuati utilizzando la hotline di emergenza di Alarm Phone, ma anche con l’aiuto di Pilotes Volontaires, un’organizzazione senza scopo di lucro che sostiene l’osservazione aerea nel Mediterraneo centrale.
Il problema ora è trovare un approdo sicuro per queste persone, visto che ci sono altre 238 persone a bordo dell’imbarcazione. Un compito decisamente complicato, senza un vero coordinamento tra gli Stati membri. “Ci hanno detto di lasciare il porto“, ha twittato MSF.
A bordo, ci sono persone che hanno bisogno di cure, come fa sapere MSF, sottolineando il fatto che diversi migranti hanno “arti fratturati” e – tra questi – c’è anche “un paziente diabetico”.
Sull’imbarcazione umanitaria, oltre a persone con fratture e malate, ci sono 195 minori, presenti sulla nave senza un adulto ad accompagnarli, tra cui sono registrati due bambini con meno di un anno. Quando il porto sicuro era stato assegnato nella giornata di mercoledì, tutti si erano rallegrati della notizia, applaudendo e danzando per il lieto evento.
Oltre alla difficoltà di trovare un approdo, Juan Matias Gil, capomissione per le operazioni di ricerca e soccorso di MSF, ha denunciato – negli scorsi giorni – la passività dell’Italia e di Malta nonostante avessero l’obbligo legale di fornire assistenza alle imbarcazioni in pericolo.
“Siamo rimasti ancora una volta sconvolti dall’inerzia delle autorità maltesi e italiane (…) Le forze armate maltesi, che sono le prime responsabili dei soccorsi nell’area di ricerca nazionale, sono state informate contemporaneamente a noi, ma sono rimaste in silenzio e inattive”, ha dichiarato.
MSF ha rivelato di essere indignata dal fatto che non solo l’Italia e Malta, ma anche l’intera Europa continui a “chiudere un occhio” sulla situazione nel Mediterraneo. L’ONG indica che, dal 2014, almeno 24.000 persone sono ufficialmente morte o scomparse.
Dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM), si parla di un’altra cifra, ossia più di 17.000 morti o dispersi.
Se è difficile elencare con precisione tutte queste morti, quello che è certo è che l’Ue si affida alle Ong per il salvataggio:
“È incomprensibile che dopo tutti questi anni di traversate mortali nel Mediterraneo, organizzazioni private come noi si assumano la responsabilità essenziale di salvare vite in mare”
afferma Juan Matias Gil.
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