Il ministro dell’Economia della Germania, Robert Habeck, blocca l’acquisizione da parte della Cina di un’azienda di microchip tedesca. Cambiano le dinamiche di vendita che trattano servizi critici.
La notizia del blocco arriva dopo l’annuncio che nell’economia tedesca saranno introdotte restrizioni negli investimenti da parte di aziende extra UE riguardo le infrastrutture critiche tedesche. Questo accade dopo che il cancelliere Scholz ha fatto la sua visita, molto criticata, in Cina.
Il ministro dell’Economia tedesco, Habeck, ha deciso di bloccare la vendita che prevedeva l’acquisizione di Elmos da parte di investitori cinesi. Nonostante l’acquirente ufficiale sia Silex Microsystems, con sede in Svezia, si tratta di una succursale dell’azienda cinese Microelectronics.
Nei giorni scorsi, il ministro ha sollevato la questione seriamente e si è discusso attentamente sugli investimenti extra UE nelle infrastrutture critiche tedesche. Habeck ritiene che vadano inserite restrizioni permanenti verso gli investitori che intendono acquisire aziende che operano nelle infrastrutture come porti, telecomunicazioni e impianti energetici.
La questione di tenere il più possibile all’interno dell’Unione Europea la produzione di elementi critici come i chip preme molto al ministro. Ha precisato che la Cina è uno dei maggiori partner commerciali della Germania e che intende mantenere vivi i rapporti senza cambiare nulla. Il problema sta nel cedere informazioni potenzialmente pericolose o infrastrutture che sarebbero da tenere sotto il controllo delle nazioni europee.
I limiti riguardano i paesi extra Ue ma soltanto per i casi sopra citati, questa novità non influisce con il commercio tradizionale. Ora il ministero dell’Economia deve dare il suo consenso alle acquisizioni di aziende che si occupano di difesa e di componentistica per la sicurezza delle telecomunicazioni.
Le ultime azioni del cancelliere Scholz hanno sollevato polemiche e dissensi non solo in Germania ma anche dalle autorità Ue.
La questione dei chip tedesca, che ha coinvolto anche la vendita della Elmos, è successiva alla visita di Scholz in Cina. Il cancelliere ha incontrato il presidente Xi e questa sua decisione è stata oggetto di critiche sia interne che da parte di alcune autorità europee. Il commissario europeo per il mercato interno ha dichiarato in merito: “Quando si ha a che fare con un rivale sistemico per l’intera Unione Europea, non è più possibile per i singoli stati membri giocare da soli. Dopo la nostra dipendenza dal gas russo. l’Europa deve evitare di ripetere gli stessi errori del passato“.
La questione che ha stizzito ancora di più la parte tedesca è stata invece l’acquisizione autorizzata da Scholz del 24,9% di un terminal nel porto di Amburgo da parte della compagnia statale cinese di spedizioni marittime COSCO. Anche le intelligence e altri ministeri avevano sconsigliato vivamente di autorizzare l’operazione.
La Cina, seppur partner commerciale importante europea, rimane una delle potenze più solide economicamente e tecnologicamente e nel caso si verificasse un conflitto o un deterioramento nei rapporti si innescherebbero inevitabilmente limitazioni e l’Europa deve essere il più possibile autonoma. La questione sicurezza interna e informatica, ma anche l’indipendenza economica è diventata molto importante da salvaguardare soprattutto dopo ciò che ha mostrato il conflitto in Ucraina.
Gli Usa hanno applicato restrizioni davvero importanti alla Cina riguardo ai semiconduttori e questo ha scatenato la famosa guerra dei chip tra Biden e Xi. Gli equilibri internazionali hanno visto un cambio di dinamiche e direzione che incideranno notevolmente sull’economia dei singoli stati.
La Elmos, per esempio, produce chip per veicoli e per la Cina la produzione dei semiconduttori è ancora un ambito sottosviluppato e dipende dalle forniture estere. Il fatto che potrebbe utilizzarli in tecnologie che potrebbero arrecare danno all’Europa o addirittura contro la sicurezza della nazione rende necessaria una procedura più approfondita e un’attenta valutazione.
L’azienda si è detta molto sorpresa di questa decisione dato che l’accordo risale allo scorso anno e fino a questo momento non era stato sollevato nessun problema.
Sembra che la politica estera della Germania stia cambiando lentamente ma in modo costante e anche il Financial Times ha scritto che quella mercantilistica tedesca che siamo abituati a vedere subirà un cambiamento profondo. Un’economia fino a ora incentrata più al commercio che alla sicurezza nazionale ha cambiato completamente rotta dopo l’inizio della guerra in Ucraina.
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