La misura di civiltà introdotta dal premier Olaf Scholz porta il paese teutonico ad avere il secondo salario minimo orario garantito per legge più alto dell’Europa.
Dopo il Lussemburgo, grazia alla recente decisione del Reichstag tedesco, la Germania aumenta il salario minimo ai propri lavoratori da 9,50 a 12€ l’ora.
Berlino ha introdotto di recente la misura dell’obbligo remunerativo minimo. Si deve infatti all’opera degli stessi socialdemocratici di Scholz l’introduzione della tutela salariale nel 2015. All’epoca il partito di centro-sinistra tedesco sosteneva il governo centrista di Angela Merkel quale partito di minoranza relativa.
Nonostante la giovinezza della norma, questa era già stata ritoccata in positivo fino ai 9.82€ attuali. Alla sua approvazione infatti la legge prevedeva 8.50€ l’ora per lavoratore; mentre dal primo luglio la soglia sarà alzata a 10.45€ per poi raggiungere i fatidici 12€ il primo ottobre 2022.
Lo stesso premier Scholz, succeduto ai quattro cancellierati consecutivi di Angela Merkel (2005-2021), aveva proposto questo provvedimento in campagna elettorale; ora bisognerà vedere se l’attuazione rispetterà le promesse, come i fatti odierni sembrano confermare.
In particolare la disposizione mira a equilibrare la situazione lavorativa e salariale, e di conseguenza economica, che divide il paese tra occidente ed oriente. Non a caso si prevede che i maggiori beneficiari della misura siano proprio i lavoratori dell’est.
Nonostante il cammino virtuoso tedesco dalla sua riunificazione nell’ottobre del 1990, persistono ancora squilibri sociale ed economici tra le due parti.
Questo è dovuto sicuramente al diverso regime produttivo e culturale che ha contraddistinto le due sezioni della nazione per oltre quarant’anni, ma anche dal modo in cui l’unificazione è avvenuta.
Più che di ricostituzione della Germania unitaria, sarebbe più corretto parlare di incorporazione dei lander sovietici alla Repubblica Federale.
Questa precisazione permette di cogliere la stessa finalità della legge voluta da Scholz e approvata quest’oggi: nel giro di pochi anni un grande numero di territori, settori produttivi e forza lavoro si sono dovuti adattare ad una economia di mercato, basata su una produzione consumistica non tarata sui bisogni in cui il lavoro non veniva garantito dallo Stato, ma procacciato dalla buona volontà individuale.
Nonostante tutto, la Germania è stata in grado di ridurre enormemente in questi trent’anni il gap tra le ex Repubbliche anche e soprattutto grazie ad un corposo e ramificato sistema di welfare che protegge la nazione da squilibri che potrebbero provocare disordini e tafferugli tra i lander.
Per tali ragioni Scholz si aspetta che il nuovo aumento salariale favorisca ulteriormente il livellamento delle differenze tra il territorio occidentale e le province ex-sovietiche.
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