Il ghiaccio artico ha raggiunto nel mese di settembre il suo sesto minimo storico dal 1978: l’allarme è stato lanciato dagli scienziati della Nasa, della Jaxa e del National Snow and Ice Data Center dell’Università del Colorado, che hanno osservato il fenomeno via satellite. Dopo il fenomeno della neve nera, l’Artico torna ad essere materia di stretta attualità a causa degli scioglimenti dei ghiacciai, un evento ormai consuetudinario d’estate, ma che ha raggiunto livelli di velocità preoccupanti.
Il 17 settembre è stata la fatidica data in cui è stato registrato il minimo annuale, quando il ghiaccio artico ha raggiunto un’estensione pari a 5,02 milioni di chilometri quadrati: come abbiamo detto poc’anzi, a destare una legittima preoccupazione è la velocità ancora più elevata degli scioglimenti registrata rispetto allo scorso anno, in cui l’estensione registratadei ghiacci era 6,22 milioni di chilometri quadrati. A causa delle temperature sempre più elevate e gli sconvolgimenti climatici conseguenti, il ghiaccio artico appare sempre meno resistente, sciogliendosi più velocemente e in maggiori quantità, proprio mentre i potenti della Terra stanno affannosamentre cercando un accordo sul clima che stenta ad arrivare, forse nel 2015, se non è già troppo tardi.
Walter Meier, ricercatore della Nasa spiega perché il ghiaccio marino si riduce sempre di più nei mesi caldi: ‘L’estate all’inizio era relativamente fresca e mancavano le grandi tempeste e i venti persistenti, che potevano rompere il ghiaccio e aumentare la fusione‘, e questo è un problema di tutto il pianeta, giacché il ghiaccio fa da specchio riflettente dell’energia solare, trasformandosi come un gigantesco condizionatore d’aria della Terra. Secondo i calcoli realizzati dalla Nasa, il Mar Glaciale Artico perde circa il 13 per cento del suo ghiaccio marino ogni decennio, e la tendenza purtroppo non prevede miglioramenti nell’immediato futuro.