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Cultura

Ghostare: da fenomeno social a parola italiana per l’Accademia della Crusca

L’Accademia della Crusca, ancora una volta, dimostra di essere al passo con i tempi, perché è anche questo che fa la lingua: si evolve, importa, fa suoi dei termini che prima, una generazione, due generazioni fa non si sapeva neanche che esistessero. Gli accademici, ora, hanno deciso di italianizzare il termine “ghosting” in ghostare, molto utilizzato sui social per indicare una persona che, banalmente, non ci si fila più.

Una ragazza vittima di ghosting – Nanopress.it

Ed è proprio questa la definizione che danno di ghostare, ovvero: “Porre fine a una relazione con una persona cessando improvvisamente ogni forma di comunicazione con quest’ultima” oppure “ignorare un messaggio, una chiamata o altra forma di comunicazione“.

Ghostare o sparire senza lasciare traccia, tra i due termini l’Accademia della Crusca, forse, preferisce il primo

Il mondo dei social network, la generazione Z – ovvero i ragazzi che sono nati dal 1997 al 2012 – hanno cambiato il modo di vedere le cose, a volte, e molto più spesso quello di esprimersi. A tanti termini che ormai non vengono più utilizzati, perché, forse, da boomer – un’altra di quelle parole giovani ma non riferite a chi lo è -, se ne sono aggiunti altri che, invece, sono diventati talmente tanto importanti per far capire una situazione che sono stati anche italianizzati dall’Accademia della Crusca, perché sì, la lingua si evolve e anche se ha qualcuno questa cosa fa arricciare il naso, è giusto che sia così.

Il palazzo dell’Accademia della Crusca – Nanopress.it

E quindi fare ghosting diventa ghostare, e anche se deriva dallo slang inglese “to ghost” che significa “diventare un fantasma“, il termine sta a indicare quando, dicono gli accademici che attestano per la prima volta la parola nel 2015, si pone fine a una relazione con una persona “cessando improvvisamente ogni forma di comunicazione con quest’ultima“, oppure, più banalmente, “ignorare un messaggio, una chiamata o altra forma di comunicazione“.

Quando qualcuno, su Tinder, o su Instagram, o forse anche su Facebook, smette improvvisamente di risponderci per qualsivoglia ragione ci sta facendo capire, probabilmente, che non ci vuole più vedere, e che non abbiamo più possibilità di dirci fidanzati. Che lo faccia in maniera brutale, be’, quello è un altro conto, sicuramente ci ghosta.

Perché come ha scritto Costanza Rizzacasa d’Orsogna sul Corriere della Sera, “Scomparire è molto più facile che dire, ‘Non mi piaci abbastanza’ nessuno verrà a bussarti a casa. E con Tinder basta strisciare a destra per rimorchiare qualcun altro. Il ghost si sente impunito, e molto figo. Il New York Times ne ha scritto, con migliaia di commenti da vittime e ‘fantasmi’. Che si giustificano citando insicurezza, immaturità perfino, dell’autocompiacenza di perdonarci tutto. Perché il ghosting è sempre più accettato. Oltre l’11% degli americani ha già ‘ghostato’. E le donne dichiarano di farlo (e subirlo) più dei maschi“.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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