Gianfranco Gatta in sciopero della fame. Autore televisivo (tra l’altro di Cominciamo Bene), Gatta e oggi invalido al 100%, senza lavoro, malato e con la pensione pignorata perché non ha pagato l’affitto per due anni e mezzo. Una situazione insopportabile che – come riporta l’agenzia di stampa Adnkronos – lo ha spinto ad una clamorosa protesta, lo sciopero della fame con annesso striscione piazzato sotto la palazzina alla Camilluccia, Roma nord, dove ha vissuto per cinque decenni. Gatta chiede in particolare la revoca del ‘prelievo forzoso’ della sua pensione, unico mezzo di sostentamento: molto il tam tam sul web, ma ancora nessuna iniziativa ‘concreta’, neanche da parte delle istituzioni.
Gianfranco Gatta in sciopero della fame: a causa di un tumore al fegato, l’ex regista e autore televisivo ha perso il lavoro dopo essersi ammalato: con una pensione di 290 euro al mese, Gatta riesce appena a sopravvivere, e dovendo scegliere tra pagare l’affitto e comprare i farmaci salva-vita e da mangiare, ha scelto la seconda opzione da due anni e mezzo a questa parte risulta moroso.
Intervistato da Adnkronos, Gatta spiega di essere uno dei circa tremila morosi incolpevoli che vivono a Roma, di utilizzare i 290 euro per comprare farmaci salvavita per evitare il rigetto del fegato e di essersi accorto del ‘prelievo forzoso’ martedì, quando era a fare la spesa. L’Inpgi ha infatti chiesto lo sfratto, l’avvocato ha ottenuto il pignoramento del conto corrente, di qui il prelievo della pensione di invalidità con cui l’autore vive. Una decisione, quella del giudice, che Gatta trova aberrante, denunciando che ‘se non mi sbloccano il conto corrente io non posso vivere: in queste condizioni non posso lavorare e ripagare il debito. Ora sono solo un homeless in sciopero della fame’.
Sotto la sua (ex) casa, Gatta ha piazzato un eloquente striscione – ‘Senza casa pensione pignorata‘ – anche se Inpgi, l’ente previdenziale dei giornalisti che affitta l’appartamento, ha fatto sapere che non c’è alcuna iniziativa dell’Ente, che si è ‘limitato’, pur a conoscenza della situazione difficile di Gatta, a rivolgersi ad un tribunale e a seguire le decisioni del giudice.