La premier Giorgia Meloni apre a un dialogo con le opposizioni sul salario minimo: “Sono incuriosita, il tema mi interessa”.
Sì a un dialogo, ma senza bluff, dice il Movimento Cinque Stelle. Il salario minimo verrà discusso tra maggioranza e opposizioni, o almeno questo è quanto promette Giorgia Meloni. La premier nella giornata di oggi ha rafforzato la sua apertura alla proposta condivisa già presentata il mese scorso dall’opposizione unita, a eccezione di Matteo Renzi, sul salario minimo: “Opposizione che si pone in maniera garbata va ascoltata“. Il Pd replica: “Apertura? Era ora”. Per Elly Schlein se la destra è pronta alla discussione dovrà dimostrarlo con i fatti.
Salario minimo, Giorgia Meloni apre al confronto: “Il tema mi interessa”
La premier si è detta ancora una volta aperta a un confronto con le opposizioni sul salario minimo. Giorgia Meloni, che già lo scorso weekend aveva fatto trapelare la volontà di discutere il tema con Pd, Cinque Stelle e gli altri partiti, nella giornata di oggi ha rafforzato la sua apertura tramite un recente intervento in radio alla trasmissione Non Stop News su Rtl 102.5.
Da un lato un vicepremier, Antonio Tajani, che snobba la proposta e punge affermando: “Non serve un minimo salariare, non siamo in Unione Sovietica”, dall’altro le frecciate del Presidente del Consiglio sono state sicuramente più velate. Meloni infatti, che ha quasi clamorosamente aperto alla proposta – ricordiamo al nuovo leader di Forza Italia che il salario minimo è presente in paesi come Olanda, Belgio, Irlanda, Spagna, Francia, Regno Unito, Germania, Svizzera, Messico, Australia e Argentina, ben lontani dall’Urss – si è detta incuriosita sia dalla proposta sia dalla tempistica: “Sono un po’ incuriosita da un’opposizione che dopo essere stata al governo una decina d’anni, oggi scopre che in Italia c’è un problema di salario e di precariato e lo considera una responsabilità di un governo che è in carica da nove mesi“.
Ma Giorgia Meloni sa benissimo, oltre le frecciatine che evidentemente devono per forza persistere almeno nel contesto del dibattito interno, che dopo mesi e mesi di campagne elettorali del centrodestra rivolte alle fasce più deboli chiudere la porta in faccia a una misura pensata per i lavoratori e i meno protetti potrebbe risultare l’ennesimo punto elettorale fallito.
Mantenere la maschera della leader di Fratelli d’Italia e sbeffeggiare i rivali è ormai un pallido riflesso involontario. Come ampiamente dimostrato in ambito europeo, Meloni in maniera coerente si apre, e si appiattisce. E poco importa se i colleghi in maggioranza e gli alleati continuano a dare dei comunisti (in maniera anche piuttosto vistosa) ai partiti del centrosinistra.
La premier sarebbe pronta ad aprire al salario minimo, o almeno questo sperano le opposizioni. “Nella sua applicazione rischia di creare dei problemi“, dice la premier che però tiene conto del fatto che questo confronto potrebbe giovare alla contrattazione collettiva, che è da rafforzare: “Non stiamo rimandando alcuna posizione. Hanno chiesto un confronto e per confrontarsi serve tempo ma poi si sa: come si fa si sbaglia”. Poi dopo il bastone, la carezza. Alla premier la questione “interessa” anche perché “c’è una opposizione che si pone in modo garbato e io credo sia giusto dare dei segnali di confronto”.
Salario minimo, il Pd sollecita: “Sì alle aperture ma senza bluff”
Aspettando la discussione generale sulla proposta di legge sul salario minimo, presentato nei 7 punti firmati da Schlein, Conte, Fratoianni, Richetti, Bonelli e Magi lo scorso 1 luglio che inizierà alla Camera giovedì 27 luglio, il Pd sollecita le proclamate aperture da parte di Giorgia Meloni. Ma senza bluff da parte della premier dicono anche i pentastellati. La proposta condivisa presentata dai partiti di opposizione infatti, replica il Pd, deve essere commentata direttamente dalla presidente del Consiglio. Anche il capogruppo alla Camera dei pentastellati Francesco Silvestri si rivolge alla premier: “Siamo disposti a discutere con il governo”.
Dunque dal Nazareno chiedono una risposta su tutti i punti, per un tema che da marzo è in discussione alla Camera. Cecilia Guerra, responsabile Lavoro della segreteria nazionale del Pd, da la colpa all’esecutivo di non avere presentato “uno straccio di proposta” in tutti questi mesi. “Noi ne abbiamo presentata una condivisa delle opposizioni. Cosa ne pensate? Vogliamo sapere questo. Ha detto che apre al confronto? Era ora. Noi ci siamo, da oggi. Noi siamo pronti. E voi?“.
Elly Schlein ha parlato invece di grandi difficoltà per la destra sul tema del salario minimo. In una recente intervista rilasciata a La Repubblica, la segretaria del Pd ha sottolineato come questa sia una proposta (sul salario minimo) che è stata in grado di riunire le opposizioni e che rinviarla non avrebbe senso: “Se sono pronti al dialogo che lo dimostrino. Noi abbiamo discusso in commissione Lavoro fin da marzo, con tutte le audizioni e gli approfondimenti necessari”.