Giornaliste senza reggiseno all’esame da professionista

esame giornalisti

All’esame di giornalismo senza… reggiseno. “Che marca di intimo indossi?”, si sono sentite chiedere le aspiranti croniste dai controllori al metal detector. E molte di loro sono state costrette a togliere l’indumento per entrare in aula. No, non siamo sul set di un film a luci rosse, né in presenza di maniaci sessuali all’hotel Ergife di Roma.
Il tutto ha una spiegazione ed è assolutamente casta anche se, immaginiamo, ai maschietti presenti qualche occhiatina sarà scappata. E per le aspiranti giornaliste forse è stato un modo per stemperare la tensione. Tanta tensione: chi ha fatto l’esame da giornalista professionista lo può capire. Per il test scritto, che ogni anno miete decine di vittime, il ritrovo dei condannati è sempre lo stesso: l’hotel Ergife di Roma. Martedì 2 febbraio i candidati, partiti da tutta Italia in direzione via Aurelia, erano in 180. La prova scritta rappresenta il primo, grosso, ostacolo verso i sogni di gloria. Chi la supera se la deve vedere poi con una commissione di giornalisti per la prova orale, nella sede del consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.

Per molte ragazze si è presentato però un ulteriore ostacolo. Il sistema super-tecnologico non ha riconosciuto i gancetti di metallo di una nota marca di reggiseni, facendo illuminare e suonare il metal detector. Mentre i ragazzi e le ragazze con marche diverse passavano tranquillamente i controlli, decine di aspiranti professioniste restavano bloccate. Con predica annessa del presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino: “Vi avevo avvisate con una mail, questa marca non va bene. Sapevamo che avrebbe suonato”.

Che fare? Le regole sono ferree, i controllori non potevano chiudere un occhio e lasciar passare. Non sia mai che sotto l’aspetto da giovane-cronista-brillante-ambiziosa si nascondesse una terrorista o una pazza criminale, o che ci fosse nascosto, tra pieghe e pizzi, qualche ammennicolo per copiare.

La soluzione è stata drastica: le “sospette” si sono dovute togliere il reggiseno. C’è chi lo ha fatto dietro il separé, chi si è sfilato l’indumento direttamente da sotto il maglione. Il problema è stato così risolto. Superato il metal detector stavolta senza problemi (la conferma che non erano armate), le ragazze si sono potute rivestire. Tutti al computer (solo qualche anno fa l’Ordine ha finalmente capito che la macchina da scrivere è un po’ rétro…), l’esame è potuto cominciare. Con la solita ora di ritardo.

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