Clima e alimentazione: un binomio che oggi più che mai va considerato come un’unità inscindibile, in cui i destini dell’uno influenzano l’altra, e viceversa. Per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2016 che si celebra domenica 16 ottobre, il WWF ha diffuso un decalogo sulle buone abitudini a tavola in nome di un mangiare sostenibile che diventa una necessità sempre più ineludibile per un pianeta come la Terra, dove i cambiamenti climatici in atto stanno mettendo a dura prova le abitudini consolidate dell’uomo e delle altre biodiversità presenti.
Non soltanto la comunità scientifica, ma gran parte dell’opinione pubblica ha raggiunto la convinzione di dover limitare il circolo vizioso tra clima e produzione di cibo, e non è certo un caso che in quest’epoca hanno assunto un’importanza crescente concetti come agroecologia oppure il più generico sviluppo sostenibile, che deve coinvolgere necessariamente anche il settore delle coltivazioni. Infatti, ricorda il WWF, escludendo Groenlandia e Antartide, attualmente coltiviamo il 38 per cento delle terre emerse, 60 volte quella occupata da strade ed edifici. In nome dell’agricoltura intensiva abbiamo già distrutto o trasformato in maniera radicale il 70 per cento dei pascoli, il 50 per cento delle savane, il 45 per cento delle foreste decidue temperate e il 25 per cento delle foreste tropicali.
Gli effetti dell’agricoltura intensiva sul clima
L’impatto dell’agricoltura intensiva su clima è stato oramai ampiamente analizzato dagli addetti ai lavori: la produzione di cibo secondo gli standard industriali influisce sull’inquinamento atmosferico sia indirettamente per l’uso di combustibili fossili nelle attività agricole, il trasporto o la refrigerazione degli alimenti, sia attraverso la deforestazione per espandere le coltivazioni, soprattutto in certe aree del pianeta come ad esempio il sud-est asiatico. E poi c’è il contributo della zootecnia, soprattutto bovina, a cui viene imputato quasi un quinto delle emissioni globali di gas serra. Cosa possiamo fare noi persone comuni per cambiare la situazione? Il WWF propone un apposito decalogo di buone abitudini a tavola che possono offrire un prezioso contributo per spezzare questo nocivo, corrotto rapporto tra agricoltura e clima che distrugge gli ecosistemi.
Il decalogo WWF
Il WWF afferma senza metti termini che la qualità, la quantità e la tipologia del cibo possono influire notevolmente sullo stato di salute, sia individuale che più in generale dell’ambiente. Ecco dunque 10 consigli per scegliere un’alimentazione sostenibile:
- Acquistare prodotti locali
- Mangiare prodotti di stagione
- Diminuire consumo di carne
- Scegliere pesci giusti
- Ridurre sprechi di cibo
- Privilegiare prodotti biologici
- Non acquistare prodotti con eccessivi imballaggi
- Evitare cibi eccessivamente elaborati
- Bere acqua di rubinetto
- Evitare sprechi ai fornelli
Si tratta di regole semplici e che sono già state ampiamente sviscerate in passato riguardo le criticità che comporta la loro mancata applicazione: citiamo fra le altre l’acquisto di prodotti locali che limita la produzione di CO2 dovuta ai trasporti, la riduzione del consumo di carne legata alla questione degli allevamenti intensivi, la scelta del pesce giusto con un occhio alle taglie come nel caso del pesce spada, la riduzione degli sprechi e l’utilizzo dei prodotti meno elaborati. Tutte abitudini di buon senso che migliorano la nostra salute e instaurano un più corretto rapporto con il mondo che ci circonda.