Oggi, 17 novembre, si celebra la Giornata Mondiale della Prematurità, introdotta dal Parlamento Europeo insieme alla European Foundation for the Care of Newborn Infants (EFCNI). L’esigenza di dedicare una giornata a questo tema nasce dalla consapevolezza che è spesso messo in secondo piano, ma in realtà merita massima attenzione per via dei rischi ad esso associati.
Oggi è la giornata Mondiale della Prematurità e sappiamo che questo fenomeno durante la pandemia era peggiorato e non poco. Oggi com’è la situazione in Italia?
Oggi è 17 novembre, che significa che si celebra la Giornata Mondiale della Prematurità, anche se da celebrare c’è ben poco. Nascere prematuramente, infatti, significa in moltissimi casi rischiare la vita non appena si vede la prima luce e vivere con la consapevolezza che quella stessa luce che si è appena accesa potrebbe spegnersi da un momento all’altro.
Per comprendere meglio, però, dobbiamo capire innanzitutto cosa si intende per nascita prematura. Considerando che una normale gestazione dovrebbe durare 40 settimane (anche se in alcuni casi si arriva addirittura a 42), un neonato si considera prematuro fino alla 37esima settimana.
Ovviamente la gravità dei rischi dipende dalla settimana precisa in cui si trova la madre, ma in linea di massima possiamo affermare che, com’è facilmente immaginabile, prima un bambino nasce, più problemi potrà avere nei primissimi mesi di vita. Questo accade perché molti organi non hanno avuto il tempo necessario per formarsi al 100%, quindi i neonati possono correre pericoli di ogni rischio: a partire dalle difficoltà nell’alimentarsi, fino ad arrivare ad eventuali emorragie cerebrali, passando per infezioni frequenti. In genere i parti pretermine inferiori alle 34 settimane di gestazione vengono indirizzati in centri di riferimento individuati dalla Regione dotati di terapia intensiva neonatale e sub intensiva.
C’è però da dire che non tutti i neonati prematuri avranno necessariamente problemi: alcuni di loro, infatti, riescono a crescere benissimo e a vivere una vita normalissima. Nonostante ciò però è stata istituita la Giornata Mondiale della Prematurità per poter applicare una lente di ingrandimento su questo tema di cui probabilmente si parla ancora troppo poco.
A introdurre la Giornata Mondiale della Prematurità, stabilendo che venisse celebrata il 17 novembre è stato il Parlamento Europeo insieme alla European Foundation for the Care of Newborn Infants (EFCNI). Ma com’è la situazione in Italia nello specifico? Qui i bambini nati prematuramente costituiscono il 7% delle nascite totali, che significa che più o meno ogni anno nascono circa 30mila bambini entro la 37esima settimana.
Questo dato però stava subendo un rapido aumento all’inizio della pandemia. Quando è arrivato il Covid in Italia, considerando che molte donne lo hanno contratto in gravidanza, presentando talvolta anche sintomi abbastanza seri, ha causato non pochi problemi di prematurità. Alcuni bambini, infatti, sono stati costretti a nascere prima del termine.
C’è da dire che però bisogna fare una distinzione tra i bambini nati tra la 32esima e la 37esima settimana e quelli nati prima ancora: questi ultimi sono chiamati infatti “grandi prematuri”, perché sono quelli i cui organi devono ancora finire di formarsi e che quindi necessitano di molte cure. Questi in genere pesano meno di due chili e spesso sono costretti a restare in osservazione in ospedale anche per mesi.
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