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Di fronte alla necessità di salvare uno dei felini più maestosi che abitano questo pianeta, è stata istituita il 29 luglio la Giornata mondiale della tigre, ma nel 2016 questo momento di celebrazione e di riflessione riguardanti tale animale si deve necessariamente trasformare in un accorato appello: entro i prossimi 5 anni infatti rischiano di sparire dall’intero pianeta i circa tremila esemplari ancora presenti liberamente in natura. A causa delle attività umane, le sei sottospecie che restano oggi sulla Terra devono tentare di sopravvivere in un habitat naturale che si è ridotto del 93 per cento: l’International Tiger Day, l’istituzione formata nel 2010 che ha decretato per ogni 29 luglio le celebrazioni per la Giornata mondiale della tigre, ha lanciato il suo grido disperato affinché la politica e l’umanità tutta si rendano conto del pericolo estinzione a cui va incontro questo felino.
Un tempo le sottospecie di tigre erano nove, ma tre si sono estinte nel corso del Novecento: la tigre di Bali a partire dal 1937, quella del Caspio dopo il 1970 e infine la tigre di Giava nel corso degli anni Novanta. L’espansione urbanistica e la caccia sono i principali responsabili di questa progressiva estinzione della tigre dal pianeta, ma anche i cambiamenti climatici in corso stanno contribuendo ad indebolire la presenza del felino, come del resto accade per altri esemplari di flora e fauna. Cosa si può fare concretamente per impedire che davvero entro i prossimi 5 anni non vi sia più una tigre in libertà? Gli scienziati hanno allo studio una serie di progetti per reintrodurre in natura gli esemplari presenti nei parchi zoologici, ma richiedono un iter cronologico lungo e complesso.
Le attività di collaborazione con le università proseguono incessantemente per trasformare in realtà questi progetti: è quanto accade ad esempio al Parco Natura Viva di Bussolengo, sotto i riflettori del Settore Ricerca e Conservazione in collaborazione con l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, dove le osservate speciali si chiamano Amka e Luva, una coppia di tigri siberiane, specie che in natura conta oggi poco più di 350 esemplari. Spiega Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva: ‘Abbiamo voluto capire se e in che modo la presenza dei visitatori avesse effetto sul comportamento dei due esemplari: i grandi felini sono i predatori per eccellenza, solitari e schivi. Forse gli animali che necessitano di maggiori attenzioni quando gestiti in ambiente controllato. Dai risultati è emerso che in presenza dei visitatori, entrambi gli esemplari sono meno visibili rispetto al periodo di chiusura Parco, quando vi sono solo gli operatori. Ed è proprio nel periodo di chiusura che preferiscono manifestare maggiormente i comportamenti sociali affiliativi che li rende una coppia affiatata. Al contrario, con il pubblico che li osserva, soprattutto Amka, il maschio, preferisce manifestare atteggiamenti territoriali e meno socievoli, delimitando così il proprio territorio, comportamento proprio tipico. Si tratta di indicatori importanti per noi, che ci fanno capire di aver messo loro a disposizione un reparto adatto, nel quale hanno la possibilità di sottrarsi allo sguardo umano e manifestare comportamenti tipici della specie‘. Questo è il primo passo che potrebbe portare le tigri come Amka e Luva a ritornare nei loro habitat d’origine, a patto che si metta in campo davvero un piano di salvaguardia internazionale, che necessita comunque di coinvolgere ‘anche le popolazioni locali e che ha bisogno di decenni per realizzarsi. Quello che possiamo fare per il momento è garantire agli esemplari il massimo benessere con l’espressione dei comportamenti tipici della specie per una futura reintroduzione in natura‘, aggiunge Cesare Avesani Zaborra, direttore Scientifico del Parco Natura Viva di Bussolengo, il quale conclude: ‘Non ci stancheremo mai di ripetere che ci troviamo nel bel mezzo della sesta estinzione di massa delle specie animali e che sui parchi zoologici del Mondo grava la responsabilità di conservare il patrimonio genetico di moltissime specie che in natura vedono la propria fine‘.
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