Oggi è la giornata mondiale per gli animali nei laboratori. Sono ogni anno più di 115 milioni gli esseri viventi che vengono utilizzati nei laboratori e sottoposti ad una vera e propria carneficina, dietro la falsa scusa della necessità di sostenere la ricerca contro le malattie che colpiscono gli uomini. Eppure ci sarebbero dei metodi sostitutivi, oggi finalmente applicabili, per mettere fine alla strage.
Le leggi sulla sperimentazione animale
Esiste una direttiva europea, la numero 63 del 2010, che regola quali sono le norme sui test scientifici effettuati sugli animali. Ciò che stabilisce la normativa è costituito da delle restrizioni, nei confronti delle quali l’Italia è in ritardo rispetto agli altri Paesi d’Europa. L’Unione Europea ha molto insistito in merito al provvedimento e il nostro Paese rischiava anche una multa salata, pari a 150.000 euro per ogni giorno di violazione delle norme. Prima di questa direttiva di carattere europeo, l’Italia restava ferma al decreto legislativo 27 gennaio 1992 numero 116, che riprendeva una norma della Comunità Europea in materia di protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici. Poi è stata introdotta la legge 6 agosto 2013 numero 96, art. 13, arrivando a stabilire un regime di autocontrollo, che farebbe cadere la sperimentazione al di là di precisi limiti nell’ambito di un illecito amministrativo e, in certi casi, anche penale. In tutta Europa dal 2009 sono stati vietati i test sugli animali per i prodotti cosmetici e dallo scorso anno è stato messo in vigore il divieto di vendere in Europa prodotti per la bellezza che contengano ingredienti testati su animali.
Le alternative
Come hanno fatto notare anche i responsabili di alcune associazioni che si occupano della tutela dei diritti degli animali, in particolare la Lav, non può essere tutto nascosto dietro alla scusa di incentivare la ricerca a favore dei malati di tumore e delle persone affette da altre patologie. Gli esperti spiegano che esistono oggi delle alternative a delle tecniche ormai obsolete, che hanno dimostrato di fallire. Ad esempio in Italia esiste la BioBanca di Genova, una sorta di deposito di cellule tumorali esportate dall’uomo, che possono rappresentare uno strumento all’avanguardia per testare l’efficacia dei farmaci. Tutto ciò dà delle sicurezze in più e rappresenta certamente una scelta etica. Questa è sicuramente un’alternativa valida al metodo di indurre artificialmente delle malattie in specie animali, per poi effettuare gli esperimenti. In questo modo si finirebbe soltanto per uccidere delle creature innocenti, per poi trarre dei dati che, nella maggior parte dei casi, sarebbero inutili. In merito alla questione è intervenuto anche il direttore del National Cancer Institute, affermando: “Abbiamo curato topi dal cancro per decenni e semplicemente non ha funzionato negli esseri umani”. E’ difficile riportare su modelli animali le cure efficaci per l’uomo: la comunità scientifica si è accorta di tutto questo e già da anni c’è un vasto dibattito su questo tema.