La votazione si è conclusa e, al primo scrutinio, con 13 voti contro 7, è stato nominato Melillo, come nuovo Procuratore Nazionale Antimafia.
Ancora prima del voto, sono cominciate una serie di polemiche, riguardo le candidature, che sicuramente avranno degli strascichi. Perché il vincitore Melillo, ha sicuramente tutte le carte in regola per fare un ottimo lavoro. E il suo curriculum è di tutto rispetto, visto che le sue due ultime esperienze, sono state prima come capo di Gabinetto del Ministro della Giustizia Orlando, e ora come capo della procura di Napoli.
Ma ha destare scalpore, tra gli addetti ai lavori e non solo, è stata quella di ‘non scegliere’ come candidato di punta Nicola Gratteri, arrivato secondo nella votazione, con meno della metà dei voti di Melillo. I due contendenti principali hanno due modi diversi di interpretare il ruolo, perché Gratteri ci mette la faccia, è più visibile, e più amato dalla gente, e odiato dalle cosche. Mentre il nuovo Procuratore lavora nell’ombra, più in silenzio.
Ma non è stato certo questo il motivo della scelta, ma, come sempre, ad avere la meglio è stata la politica, con le sue logiche interne alle varie correnti della Magistratura. Che non sempre, per lo meno a leggere il libro intervista di Sallusti all’ex magistrato Palamara, ‘Il Sistema’, sono improntate alla ricerca del bene comune, ma più a logiche di interessi correntizi.
Questo non significa che Melillo non sia persona degna di ricoprire quel ruolo, non ci permetteremmo mai di avanzare una simile ipotesi, ma certo che la nomina di Gratteri, sia dal punto di vista mediatico che di risultati, avrebbe avuto tutto un altro senso. A qualcuno è sembrato che questa votazione ricalcasse in qualche maniera, quello che avvenne con Giovanni Falcone.
Falcone, dopo i suoi continui e ripetuti successi contro la Mafia, fu lui a far sbocciare l’idea di costituire, come è di fatto oggi, la Procura Nazionale Antimafia. Ma, siamo nel 1988, e a lui, i magistrati preferirono Antonino Meli, per ricoprire il ruolo di consigliere istruttore della Procura di Palermo.
E, probabilmente, fu proprio da quel giorno che cominciò l’isolamento mediatico e politico di Falcone, che 4 anni dopo verrà barbaramente ucciso, insieme ad altre persone, in un vile attentato mafioso a Capaci, sull’autostrada A29. A fare questo collegamento, e ricercare queste similitudini, è stato l’ex PM del processo ‘Trattativa’, Nino Di Matteo, che ha dichiarato: “Una scelta diversa da Gratteri suonerebbe come una bocciatura, e una presa di distanza istituzionale, da un magistrato così esposto agli occhi delle cosche”.
E, ha continuato Di Matteo: “Gratteri è uno dei Magistrati più esposti al rischio. Sono state acquisiste notizie circostanziate di possibili attentati nei suoi confronti, poiché in ambienti mafiosi ne percepiscono l’azione come un ostacolo e un pericolo concreto.
In questa situazione una scelta diversa suonerà inevitabilmente come una bocciatura del dottor Gratteri, e agli occhi dei mafiosi risulterebbe come una presa di distanza istituzionale da un magistrato così esposto”.
Ma tant’è, speriamo, per il bene della comunità e del nostro Paese, che Di Matteo si sbagli di grosso. Perché oltre che sperare, non possiamo fare. Le logiche politiche hanno scelto Melillo per ricoprire questo ruolo. Quindi lui l’onore e l’onore di continuare sulla strada di personaggi come Falcone e Borsellino. E a Gratteri, per i risultati che ha ottenuto finora, va tutto il nostro incondizionato appoggio.
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