“Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averla più fra i piedi”.
Parola di Giuliano Poletti, ministro del Lavoro nel governo Gentiloni, confermato dal precedente governo Renzi. Una frase sicuramente infelice che sta già scatenando reazioni sul web e che ora è valsa al ministro anche una mozione di sfiducia. Sì perché i senatori di Sinistra italiana, Movimento 5 Stelle, Lega Nord e alcuni del Gruppo Misto hanno depositato una mozione di sfiducia nei suoi confronti.
Un breve flashback: l’infelice intervento di Poletti è arrivato nel corso di un incontro con la stampa a Fano in cui il ministro del Lavoro stava difendendo i risultato ottenuti dal Jobs Act. Dopo aver dichiarato la disponibilità a modifiche sui voucher, il ministro ha commentato a suo modo i dati della fuga dei cervelli che riguarda soprattutto la fascia dei giovani, i più colpiti dalla disoccupazione.
Ecco la frase completa: “Bisogna correggere un’opinione secondo cui quelli che se ne vanno sono sempre i migliori. Se ne vanno 100mila, ce ne sono 60 milioni qui: sarebbe a dire che i 100mila bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti dei ‘pistola’. Permettetemi di contestare questa tesi”, ha dichiarato Poletti, aggiungendo di conoscere “gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata”.
Parole che sembrano in contrapposizione con quanto dichiarato subito dopo. “È bene che i nostri giovani abbiano l’opportunità di andare in giro per l’Europa e per il mondo. È un’opportunità per fare esperienza, ma debbono anche avere la possibilità di tornare nel nostro Paese. Dobbiamo offrire loro l’opportunità di esprimere qui capacità, competenza, saper fare”.
Ma come detto, oltre alle polemiche e alle critiche ora si passa ai fatti: il prossimo 10 gennaio Poletti riferirà in Parlamento per spiegare quelle sue parole sprezzanti. E su di lui pesa il pericolo di un voto di sfiducia.
Ecco alcuni estratti dalla lettera che accompagna la richiesta di sfiducia:
“Quello che lei ha detto è per noi come sale su una ferita aperta, brucia da impazzire.
Lei forse non capisce cosa significhi veder partire un fratello, una fidanzata, l’amico di una vita, o il compagno di banco delle superiori, per andare a cercare fortuna all’estero”.
“Lei forse non sa che quando questo accade, ciò che rimane a chi resta in Italia è solo un doloroso miscuglio di malinconia, senso di impotenza e rassegnazione. Ci chiediamo, noi che restiamo, cosa non siamo stati capaci di fare per tenere con noi le persone che amiamo, ma è evidente che non sia responsabilità nostra, o almeno non del tutto”.
“Il tema secondo noi non è chi emigra, ma, piuttosto, PER QUALE MOTIVO LO FA”.
QUI la lettera completa.
QUI l’elenco dei firmatari.
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