Il 14 febbraio 2019 partirà da Rimini il tour dei Negramaro con Giuliano Sangiorgi, Lele Spedicato e tutti gli altri membri della band regolarmente sul palco: un evento per nulla scontato dopo l’emorragia cerebrale che lo scorso mese di settembre ha colpito il chitarrista, mettendo a repentaglio sia la sua vita che l’esistenza stessa del gruppo salentino, come ha confidato Sangiorgi presentando la tournée e il nuovo singolo dedicato proprio a Lele.
‘Se Lele non fosse tornato dal buio avrei smesso di cantare’, ha rivelato infatti Giuliano Sangiorgi dei Negramaro a Vanity Fair, ‘Perché tutto è nato quando lui era solo un ragazzo e aveva negli occhi una luce, una fame e una voglia che non ho più rivisto in nessun altro. Senza Lele non avrei più continuato a stare su un palco, semplicemente perché una storia come la nostra, in Italia, non esiste’.
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Per fortuna Lele Spedicato da quel buio ci è tornato alla grandissima: è uscito dal coma, ha conosciuto suo figlio Ianko nato proprio durante la momentanea ‘oscurità’, e si è ripreso così rapidamente da sorprendere i suoi stessi compagni di viaggio.
‘Io avrei voluto annullare il tour, ma per fortuna non l’abbiamo fatto’, ha ammesso Sangiorgi, ‘Il nostro tastierista Andro mi ha giustamente detto: ‘Non cancelliamo il tour, a Lele bisogna dare una botta di vita. Se torna e si sveglia, deve avere la possibilità di crederci’. Aveva ragione: il tour alla fine lo abbiamo solo rimandato e Lele si è dimostrato un leone, ha compiuto un miracolo’.
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E un tale miracolo meritava un brano apposito: ‘Esce il 15 febbraio, si intitola ‘Cosa c’è dall’altra parte’ e l’ho scritto proprio per Lele. È una preghiera laica e una bestemmia religiosissima. Non volevamo neanche pubblicarla, ma solo regalarla a tutte le persone che ci sono state vicine. Lele ha sentito l’esplosione collettiva, ha avvertito l’affetto della gente. Sono certo che si sia ripreso così in fretta soprattutto per quello’.
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Non poteva mancare, infine, una riflessione di Giuliano Sangiorgi sull’attuale situazione politica: ‘Non accetto che un Salvini dica agli artisti cosa debbano o non debbano dire (come è accaduto per esempio con Claudio Baglioni, ndr). Sarebbe come suggerire a un fornaio di fare solo il pane o al cameriere di servire a tavola e tacere. ‘Stai nel tuo ghetto’ è un discorso che non accetto, così come non accetto che si urli ‘prima gli italiani’. Anche perché non credo che gli italiani, a partire da Salvini, farebbero morire in mare quaranta persone: se gente senza bandiera ti chiede aiuto e sta affondando in mare tu, Stato, quell’aiuto glielo devi dare’.
Caro Sangiorgi, aspettati a breve i soliti ‘bacioni’.
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