Parlare di svolta nel caso di Giulio Regeni, a quasi un anno dalla morte, è prematuro. Eppure la collaborazione tra la procura egiziana e quella di Roma comincia a dare i primi frutti. Dall’ultimo incontro tra le parti sono emerse due notizie importanti. La prima è che sono stati indagati i due poliziotti coinvolti nella messinscena in cui erano stati uccisi i falsi assassini dello studente italiano. La seconda è che questi era spiato dalla polizia egiziana, e dai suoi informatori, fino al 25 gennaio 2016, giorno del sequestro. Il suo cadavere, con evidenti segni di torture, era stato ritrovato il 3 febbraio.
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Da allora una lunga serie di depistaggi da parte del Cairo e una collaborazione con l’Italia sterile e più di facciata. Eppure l’indagine sui due poliziotti potrebbe rappresentare un passo avanti, un tassello importante nella vicenda. Il governo egiziano ha in pratica confermato che il 24 marzo scorso fu tutta una messinscena. Quel giorno furono uccisi cinque rapinatori, consegnati all’opinione pubblica italiana come i responsabili dell’omicidio Regeni. Nel covo furono ritrovati effetti personali e documenti del friulano a sostegno della tesi del sequestro a scopo di rapina. Una tesi talmente debole che presto si è scoperto il bluff, e che la gang era stata sacrificata per insabbiare il caso Regeni. Fu il governo egiziano stesso a riconoscere l’estraneità dei cinque presunti rapinatori. Nelle intenzioni del procuratore egiziano Nabil Ahmed Sadek gli agenti potrebbero ora portare ai veri mandanti dell’omicidio. Coloro che avrebbero ordinato loro di uccidere cinque innocenti spacciandoli per gli assassini dell’italiano.
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Regeni veniva spiato dalla polizia egiziana
Altra notizia emersa (e confermata) è che Regeni, negli ultimi mesi di vita, veniva costantemente monitorato dalla polizia e dagli informatori a suo servizio. Fotografato, filmato, seguito, ovunque andasse. Fino al giorno del rapimento. A confermarlo Mohamed Abdallah, il capo del sindacato dei venditori ambulanti e confidente della polizia. È stato lui a raccontare ai magistrati egiziani di aver fornito alla polizia le informazioni sui suoi incontri con Giulio: “La polizia sembrava intenzionata a proseguire il monitoraggio di Regeni per vedere che comportamento avrebbe tenuto nei giorni intorno al 25 gennaio”. Giorno dell’anniversario della rivolta di piazza Tahir, data temuta dal regime Al Sisi. Giorno in cui Regeni ha perso, per sempre, la libertà.