La Cassazione ha deciso che non ci sono gli elementi per procedere con il processo sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore ucciso in Egitto nel 2016.
Ancora una volta la speranza di trovare giustizia per Giulio Regeni, giovane ricercatore ucciso al Cairo nel 2016, diventa vana.
La Corte di Cassazione ha, infatti, deciso che il processo per l’accaduto non può essere effettuato per mancanza di collaborazione da parte dell’Egitto. Vediamo qual è la situazione attuale.
La Corte di Cassazione ha deciso per la sospensione del processo per l’omicidio di Giulio Regeni, ricercatore italiano che nel 2016 è stato ucciso al Cairo.
Sono anni che si spera in un processo per trovare giustizia e verità sulla tragedia che è accaduta, ma ancora oggi purtroppo i familiari del ragazzo dovranno attendere.
Questo perché pare che l’Egitto non voglia collaborare, rifiutandosi di fornire all’Italia gli indirizzi dei quattro sospettati: il generale Sabir Tareq, i colonnelli Usham Helmy e Ather Kamal e il maggiore Magdi Sharif, accusati di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.
I quattro agenti erano stati rinviati a giudizio a maggio 2021, cinque anni e mezzo dopo l’omicidio e fin da subito le autorità egiziane non si sono mostrate collaborative.
Intanto, la famiglia di Giulio riceve l’ennesima batosta, l’ennesimo rifiuto di trovare la verità per il figlio. In una nota su Twitter scrivono: “Attendiamo di leggere le motivazioni ma riteniamo questa decisione una ferita di Giustizia per tutti gli italiani. “Abnorme” è certamente tutto il male che è stato inferto e che stanno continuando a infliggere a Giulio. Come cittadini non possiamo accettare né consentire l’impunità per chi tortura e uccide”.
Della morte di Giulio Regeni si parla ancora e, a quanto pare, si continuerà a parlare finché giustizia non sarà stata fatta.
Il giovane ricercatore si trovava al Cairo e un giorno di gennaio sparì dai radar, ritrovato poi a febbraio senza vita. A quanto pare, secondo gli inquirenti, Giulio è stato sequestrato e torturato ripetutamente.
Secondo quanto ricostruito all’epoca, Giulio era stato osservato attentamente per un lungo periodo dai suoi rapitori.
A gennaio 2016 poi lo hanno bloccato all’interno della metropolitana del Cairo e, dopo averlo condotto contro la sua volontà e al di fuori di ogni attività istituzionale, prima presso il commissariato di Dokki e successivamente presso un edificio a Lazougly, lo hanno rinchiuso per nove giorni.
Secondo gli inquirenti, Giulio Regeni è morto per insufficienza respiratoria acuta a causa delle imponenti lesioni di natura traumatica provocate dalle percosse da parte del maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. A lui, infatti, sono contestate, oltre al sequestro di persona pluriaggravato, anche le lesioni gravissime e l’omicidio.
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