Dopo 117 giorni di guerra, la situazione tra russi ed ucraini permane tesa: continuano gli scontri e lo scambio di accuse reciproche, mentre morte e distruzione imperversano sul suolo ucraino.
Nel tentativo di dare significato ad un ennesimo giorno di scontri e mosse politico-militari, si enucleano le principali novità sul fronte bellico nell’est Europa.
Sul versante degli aggrediti, proseguono gli scontri nelle zone limitrofe a Severodonetsk, nella regione di Luhans’k. Qui i russi avrebbero ormai ottenuto il controllo della città e starebbero pesantemente bombardando l’abitato gemello (in quanto pressoché dirimpetto) di Lysychansk. Le forze di Zelensky per ora reggono, ma a fatica e non si sa per quanto tempo.
Proprio il presidente ucraino da Kiev ribadisce il suo supporto alle truppe nazionali, ammettendo come il fronte di Luhans’k sia al momento il più caldo e complicato. Nonostante ciò, per l’ex comico, l’Ucraina continuerà a lottare strenuamente per la propria indipendenza ed autodeterminazione, consapevole del fatto che il Cremlino comprende solo il linguaggio bellico, per questo sarà sul campo di battaglia che la tracotanza di Putin e del suo manipolo di seguaci potrà essere arrestata.
Intanto la vice di Zelensky, Iryna Verescuk, informa che i suoi connazionali deportati in Russia siano circa 1.2 milioni, di cui 240 mila bambini, per lo più orfani. Sul fronte invece delle perdite del nemico, Kiev riporta di aver ucciso negli scontri finora avvenuti 34 mila miliziani moscoviti.
Per quel che concerne la Federazione Russa, innanzitutto una notizia che riguarda Roma. È infatti stato convocato dal Ministero degli Esteri russo Giorgio Starace, l’ambasciatore italiano presso Mosca. Non sono ancora noti i motivi dell’incontro e il tema dello stesso.
Intanto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov prospetta tempi lunghi per la risoluzione della crisi ucraina, dimentico naturalmente che all’origine di tale tempesta vi è innanzitutto la stessa Russia.
Non sorprende dunque l’annuncio delle autorità ex sovietiche di voler indire per l’autunno un referendum, sul modello di quello del 2014 in Crimea, a Kherson affinché il territorio, tra i primi conquistati nell’avanzata dai russi, acquisisca “formalmente” lo stato di regione alle dipendenze del Cremlino. A conferma di questa volontà di annettere la zona, nell’area viene ormai trasmessa soltanto la televisione di stato russa, organo fondamentale della nomenklatura per propagandare il proprio verbo e visione del mondo.
Infine torna a parlare Putin, il quale minaccia nuovamente l’Occidente e chiunque voglia opporsi al nuovo equilibrio mondiale cremlinese. Secondo il leader della Federazione il missile intercontinentale Sarmat, il grande spauracchio agitato dai russi per intimorire qualunque volontà esterna di ostacolare i piani di Mosca, sarà pienamente operativo entro fine anno. Dotato di una tecnologia di lancio che gli permette di avere una traiettoria infermabile da qualunque sistema di difesa, può essere equipaggiato con un massimo di 15 testate nucleari.
Questi, per ora, i fatti più rilevanti che emergono dal fronte di guerra est-europeo.
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