Mancano poco più di due mesi alle regionali nel Lazio, che saranno il 12 febbraio molto probabilmente, eppure il centrodestra ancora non ha trovato un candidato. Sono tanti i nomi che circolano, e sono quasi tutti esponenti di Fratelli d’Italia – c’è anche il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. È proprio il partito della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, che dovrà sciogliere le riserve quanto prima, soprattutto perché gli alleati continuano a fare pressioni.
I timori nascono dal fatto che non ci sarebbe poi tempo per preparare una campagna elettorale all’altezza magari del candidato del centrosinistra, che invece è stato scelto settimane fa ed è Alessio D’Amato, l’ex assessore alla Sanità dell’amministrazione di Nicola Zingaretti. Da FdI, in ogni caso, hanno già una deadline, e il prescelto, ha detto Giancarlo Righini, sarà reso noto il 15 dicembre al decennale del partito di Meloni.
Il primo appuntamento elettorale per capire se le fotografie, a livello nazionale, che ci forniscono i sondaggi sono veritiere o meno saranno le regionali nel Lazio e in Lombardia. Ammesso e concesso che non possano essere la cartina tornasole perfetta di quello che succede tra il Parlamento, e soprattutto Palazzo Chigi, rappresentano una sfida fondamentale perché le due regioni sono sicuramente quelle che hanno un peso maggiore, anche in termini economici, nello stivale.
Se i candidati per il dopo Attilio Fontana, anche lui tra i papabili, sono bene o male tutti sul tavolo – c’è solo da capire se il MoVimento 5 stelle appoggerà il candidato del Partito democratico, Pierfrancesco Majorino, o se i dem accetteranno la proposta di Matteo Renzi per un ticket tra l’europarlamentare e Letizia Moratti -, la corsa per la Pisana, quindi per prendere il posto del dimissionario Nicola Zingaretti, è ancora aperta. Soprattutto nel centrodestra.
La casella nel Lazio, infatti, è uno prerogativa del primo partito delle elezioni politiche del 25 settembre, Fratelli d’Italia, e dallo schieramento di Giorgia Meloni circolano solo nomi, senza certezze. Specialmente per gli alleati di governo, la Lega di Matteo Salvini su tutti, che vorrebbero che le riserve venissero sciolte quanto prima.
“La proposta sul nome del governatore spetta a FdI, siamo in attesa, spero che arrivi il più presto possibile“, ha detto all’Adnkronos Claudio Durigon, sottosegretario del Lavoro e delle Politiche Sociali e coordinatore regionale del Carroccio nel Lazio. Il timore è solamente uno: che non si riesca a organizzare una campagna elettorale in tempo per il 12 febbraio, giorno in cui probabilmente si recheranno alle urne nelle due regioni. Ma potrebbe essercene anche un altro: il partito della premier non ha ancora scelto, anzi: ci sarebbe addirittura un problema interno.
Secondo Giancarlo Righini, consigliere regionali di Fratelli d’Italia, il nome del prescelto verrà ufficializzato il 15 dicembre, lo stesso giorno in cui si celebreranno i dieci anni del partito di via della Scrofa. Ma gli alleati non sono troppo convinti della versione, anche perché di papabili che sfideranno l’assessore uscente alla Sanità, Alessio D’Amato, ufficialmente solo il candidato del Partito democratico (e chissà, anche qua, se Giuseppe Conte darà o meno il suo appoggio), ce ne sono parecchi.
Chiara Colosimo, Paolo Trancassini, Fabio Rampelli, tutti interni a Fratelli d’Italia, Francesco Rocca, attuale presidente della Croce Rossa, sono tutti sulla stessa linea di partenza, con nessuno che parte davvero avvantaggiato rispetto agli altri. E sono loro quelli tra i quali Meloni dovrà pescare. Ma chi sono i papabili?
Colosimo, già il giorno dopo della vittoria alle politiche, era stata dipinta come la nuova Meloni, di cui per altro è amica e con cui, ovviamente, condivide idee e parte del percorso. È ai tempi del liceo, infatti, che la deputata inizia a interessarsi alla politica, e trova un posto nella sede della Garbatella di Azione studentesca, il movimento giovanile di Alleanza Nazionale. Come la premier, entra poi a far parte del Popolo delle libertà, e dal 2012 aderisce al FdI con il quale riesce anche a essere eletta nel 2018, dopo il tentativo fallito del 2013, come consigliere regionale. Il 25 settembre, poi, stravince nel collegio uninominale di Latina con oltre il 54% dei voti.
Anche la carriera di Trancassini in politica inizia fin da giovane. Dopo la laurea in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, infatti, il deputato e questore della Camera diventa sindaco di Leonessa, cittadina vicina a Rieti, sul monte Terminillo, da cui provengono i genitori, e poi anche consigliere regionale. Dal 2013, dopo una vita dentro al partito di Gianfranco Fini, lascia il PdL per aderire a Fratelli d’Italia. Nel gennaio del 2019, viene eletto da Meloni come commissario regionale per il Lazio.
Il vicepresidente della Camera (e per la seconda legislatura di fila) è sicuramente l’esponente più conosciuto del quartetto di nomi al vaglio della presidentessa del Consiglio. Come gli altri due, è uno dei fedelissimi di Meloni, oltre che un esponente della prima ora del partito nato nel 2012: insieme alla stessa premier e a Guido Crosetto, ritira il sostegno al governo guidato da Mario Monti e prepara la scissione dall’unione di Silvio Berlusconi. È deputato dal 2005 e di lui si è parlato anche come numero uno di Montecitorio, poi è stato eletto Ignazio La Russa al Senato e non se n’è fatto nulla.
Il presidente della Croce Rossa, in carica dal 2013, è l’unico outsider e piace molto anche agli altri partiti, soprattutto considerando il fatto che “Mister Vaccino” gode di un’ottima considerazione nella regione per come ha gestito la pandemia da Covid.
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