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Gli allenatori di calcio più perdenti della storia

Quali sono gli allenatori di calcio più perdenti della storia?

Beh si sa. Sollevare un trofeo non è cosa facile. E ci sono allenatori che, in una sorta di sliding doors, sono arrivati spesso a un passo dalla gloria, fallendo poi l’ultimo step. Finali perse, campionati sfumati all’ultimo, esoneri. Insomma, tutto il peggio che un tecnico possa subire, compresa la nomea di migliore perdente della storia o di eterno secondo. Alcuni di questi hanno bilanciato le cose, vincendo anche molto, ma la macchia della sconfitta resta comunque addosso.

Vediamo quali sono gli Allenatori di calcio più perdenti della storia:

Hector Cuper

Davanti a tutti, praticamente solo al traguardo con un buon distacco sugli avversari, c’è Hector Cuper, l’hombre vertical. Nel suo palmares ci sono una Coppa Conmebol vinta con il Lanus nel 1996 e due Supercoppe di Spagna, conquistate con Maiorca e Valencia (nel 1998 e nel 1999). Ma a fronte di questi successi, le delusioni fioccano. Ha perso infatti la finale della Coppa del Re del 1998, la Coppa delle Coppe nel 1998/99 (contro la Lazio), due finali consecutive di Champions League con il Valencia (1999/2000 e 2000/2001) e e la finale di Coppa di Grecia con l’Aris Salonicco nel 2010.

Tragedia delle tragedie, quel campionato italiano perso il 5 maggio 2002 con l’incredibile 2-4 contro la Lazio in quella che era una vera e propria finale. E un altro titolo sfumato all’ultimo con l’Huracan nel 1994. Infine, a conferma che il destino si accanisce sempre con gli stessi, la Coppa d’Africa 2017 che il suo Egitto ha perso contro il Camerun. Altre cocenti delusioni sono le semifinali disputate con l’Inter nel 2002 in Coppa Uefa (ko con il Feyenoord) e il derby di semifinale con il Milan nella Champions del 2003, quando due pareggi non bastarono.

Arsene Wenger

Il suo Arsenal spesso ha divertito, ha mostrato il più bel calcio della storia, ma Arsene Wenger non l’ha portato praticamente mai alla vittoria. E dire che la carriera in Inghilterra prometteva decisamente meglio (titoli nel 1997/98, 2001/2002 e 2003/2004). Da allora, però, solo piazzamenti per il mister più longevo della storia, sulla panchina dei Gunners dal 1996/97. Già all’inizio della sua carriera all’Arsenal, qualcosa del miglior perdente della storia si intravvedeva. Nel 1999 perse la Premier League di un solo punto e fu sconfitto nelle semifinali di Fa Cup dal Manchester United, al replay. Nel 2000 perse la finale di Coppa Uefa con il Galatasaray ai rigori e pure la Fa Cup, in finale, contro il Liverpool.

Altro ko in una finale, nel 2005/2006, in Champions League: gli inglesi persero 2-1 contro il Barcellona dopo essere stati in vantaggio. Da questa stagione, e fino al 2012-2013, l’Arsenal continuerà a giocare bene, ma Wenger non porterà alcun trofeo in bacheca. Nonostante tutto, nella storia della squadra londinese, resta il tecnico più vincente.

Dick Advocaat

Una carriera lunghissima per uno dei santoni olandesi degli anni ’70. Ma poca gloria di qua e di là. Spesso criticato per il gioco non brillante espresso dalle sue squadre, compresa l’Olanda, di cui è stato commissario tecnico dal 7 settembre del 1992 al 15 dicembre del 1994, raggiungendo i quarti di finale dei Mondiali 1994. Di nuovo sulla panchina degli oranje dal 25 gennaio del 2002, portò la Nazionale agli Europei del 2004, dove arrivò fino in semifinale (ko con il Portogallo per 2-1). Fu addirittura minacciato di morte per la noia nel gioco della squadra e si dimise il 6 luglio del 2004.

In una carriera davvero lunga, ha vinto solo due tornei internazionali: la Coppa Uefa e la Supercoppa europea con lo Zenit (2007/2008 e 2008). Ma ha anche sfiorato la retrocessione con il Borussia Moenchengladbach e, nel 2012, ha perso la Coppa d’Olanda contro l’Az (Psv Eindhoven), arrivando secondo dietro all’Ajax in campionato.

Walter Mazzarri

La serie di delusioni inizia nel 2007/2008 per Walter Mazzarri. Alla guida della Sampdoria, in finale di Coppa Italia, viene battuto dalla Lazio ai rigori. Arriva al Napoli con l’ambizioso Aurelio De Laurentiis, ma anche in questo caso dimostra di saper arrivare vicino al traguardo, senza tuttavia tagliarlo: terzo nel 2011, l’anno dopo in Champions League agli ottavi di finale dilapida il 3-1 del San Paolo perdendo 1-4 in casa del Chelsea. Porta a casa una Coppa Italia, è vero, ma perde la finale di Supercoppa italiana a Pechino contro la Juventus. In quel 2012-2013 il Napoli arriva secondo in campionato pur partendo con l’ambizione di vincere finalmente lo scudetto.

Fallimentare l’esperienza all’Inter: quinto posto il primo anno, esonero dopo 11 giornate il secondo. Va in Inghilterra, dove allena il Watford, squadra che vivacchia senza grosse ambizioni.

Sven Goran Eriksson

Viene ricordato più per gli insuccessi che per i successi. In particolare, per quel 2-3 in casa con il Lecce che consegna alla Juventus lo scudetto dopo che la Roma aveva rimontato e aveva agganciato i bianconeri in testa alla classifica a due giornate dalla fine. Quel Lecce, all’Olimpico, arrivò da squadra già retrocessa. Ma c’è pure la finale di Coppa Campioni persa con il suo Benfica contro il Milan. E quella di Coppa Uefa contro l’Inter di Ronaldo, che si impone per 3-0. E come dimenticare la rimonta subita dalla sua Lazio nel campionato 1998/99 a vantaggio del Milan, che vincerà lo scudetto?

Alla guida della Nazionale inglese, la maledizione Scolari colpirà tre volte consecutivamente Eriksson, sempre eliminato nel 2002, nel 2004 e nel 2006 dal collega, alla guida del Brasile e del Portogallo. Due di queste sconfitte arrivano ai rigori.

Zdenek Zeman

O lo ami o lo odi. Certo è che il profeta di Zemanlandia, quando è approdato in una grande, ha sempre fallito. Dal miracolo Foggia alla Lazio e alla Roma, Zdenek Zeman ha dimostrato di saper lavorare sui giovani, ma di non riuscire a fare lo stesso con i leader e i veterani. Lui ha sempre detto che la carriera gliel’ha rovinata Luciano Moggi per le sue dichiarazioni sul doping juventino, ma sono i risultati a screditare la sua tesi. In tanti anni, non è riuscito mai a vincere un trofeo. Solo al primo anno di Lazio, conquista il secondo posto in campionato. L’anno successivo è terzo. Ma questi piazzamenti non fanno che alimentare la fama del boemo come di un perdente di successo.

Quando anche alla Roma fallisce (un quinto posto e nulla più), per Zeman iniziano le peregrinazioni tra Napoli, Salernitana, la Turchia, la Svizzera. Senza gloria. Con sconfitte pesanti e la sua incapacità di attuare la fase difensiva.

Luciano Spalletti

La sfortuna di Luciano Spalletti è che ha allenato la miglior Roma quando l’Inter di Ibrahimovic non aveva rivali. Così, il tecnico toscano si è dovuto accontentare di un sacco di secondi posti, vincendo solo dopo essere emigrato in Russia. Da ricordare, una finale di Supercoppa italiana persa con l’Inter 4-3 ai supplementari, in Champions League si fa eliminare perdendo 7-1 con il Manchester United. Nel 2007/2008 è addirittura campione virtuale d’Italia per 54′ all’ultima giornata, prima che Ibra risolva la pratica Parma (al 62′).

In Champions League, le cose non andranno meglio, nonostante buone prestazioni e imprese a metà (da bravo perdente di successo).

Jurgen Klopp

E’ vero che Jurgen Klopp ha regalato al Borussia Dortmund due Bundesliga, ma nella mente dei tifosi gialloneri resta la sconfitta in finale di Champions League contro gli eterni nemici del Bayern Monaco (25 maggio 2013: 1-2). E prima di lasciare Dortmund, ne perde un’altra di finale, di Coppa di Germania, contro il Wolfsburg. Trasferitosi al Liverpool, il vizietto rimane: perde infatti la finale di Europa League contro il Siviglia. E in campionato ottiene il primo anno un ottavo posto. Riportare i Reds ai vecchi fasti non è facile, ma Klopp vuole togliersi di dosso la nomea di uno delle finali perse.

Claudio Ranieri

La sua carriera è stata quella perfetta del perdente di successo fino al miracolo compiuto con il Leicester, portato alla conquista della Premier League. Il riscatto di una vita per Claudio Ranieri che, prima, aveva perso clamorosamente uno scudetto alla guida della Roma (ko in casa con la Sampdoria) dopo una grande rimonta, ma aveva ottenuto tutta una serie di secondi posti da brividi (con la Juventus oltre che con i giallorossi in Italia, con il Monaco in Francia). Definito l’aggiustatore perché capace di rimontare squadre che ne hanno bisogno, forse la sua sfortuna è stata proprio questa: dopo aver rimesso in carreggiata le fuoriserie, si è ritrovato troppo spesso senza benzina il secondo anno.

Marcello Lippi

Strano che un ct campione del mondo e che con la Juventus ha vinto tutto in Italia, in Europa e nel mondo sia tra gli allenatori di calcio più perdenti della storia. Un motivo c’è: Marcello Lippi ha perso troppe finali. Addirittura tre di Champions League, che è record, portandone a casa soltanto una (ai rigori contro l’Ajax). Un amaro record, che si somma a quello già poco lusinghiero di Madama in Coppa Campioni/Champions League: due vittorie (l’Heysel e l’Ajax), ma anche cinque finali perse (con Ajax, Amburgo, Borussia Dortmund, Real Madrid, Milan e Barcellona.

Ecco perché c’è anche Lippi in questa lista. Perché quelle finali di Champions lasciate per strada sono difficili da dimenticare.

Alessandro Pignatelli

Alessandro Pignatelli è stato collaboratore di Nanopress dal 2016 al 2018, occupandosi principalmente di cronaca e sport.

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