Gli attivisti pacifisti israeliani hanno cercato di raggiungere Huwara ma si sono scontrati con l’IDF

La situazione tra Israele e Palestina è sempre più tesa e il governo di Netanyahu deve affrontare, non soltanto la crisi internazionale causata dall’inasprimento degli scontri tra israeliani e palestinesi ma, anche, una profonda crisi interna. Crisi che vede la popolazione contrapporsi alle nuove riforme proposte soprattutto a quella giudiziaria. La situazione è tesissima, soprattutto dopo la furia e la distruzione vista negli scorsi giorni nella città di  Huwara.

Scontri tra palestinesi e israeliani
Scontri tra palestinesi e israeliani – Nanopress.it

La comunità globale è molto preoccupata per l’escalation di violenza che si è verificata tra forze israeliane e palestinesi e il timore di ricadere negli errori del passato, che hanno mostrato devastazione e morte, è molto alta. Dal momento in cui è tornato al potere Netanyahu, con la vittoria nelle elezioni di novembre 2022 che sono state vinte dal leader grazie al voto dei partiti di estrema destra, la situazione è peggiorata repentinamente ed ha gettato Israele, nel giro di pochi mesi, in una fase complicata che ha generato malcontento popolare.  Centinaia di migliaia di persone si sono riversate in piazza per manifestare non gettare Israele nel caos, sia interno che a livello di politica estera. I cittadini  vedono cadere il potere giudiziario e l’imparzialità della Corte Suprema nelle mani dell’ambito politico e questo va a impattare in ogni altro ambito, dato che con una votazione proposta da un solo deputato potrà essere contestata e annullata, se viene raggiunta la maggioranza di 61 voti favorevoli su 120, una decisione presa per l’appunto dall’Alta Corte.

Il malcontento è palpabile e, nonostante ciò, il governo procede, senza prestare troppa attenzione alle rivolte popolari che hanno decretato, tra l’altro, una seconda giornata di sciopero nazionale mercoledì, dove il paese si è fermato per protestare contro la discussione dei disegni di legge alla Knesset.

Scontri tra israeliani pacifisti e IDF a Huwara

La città di Huwara in Cisgiordania è stata scossa dalla furia dei cittadini israeliani che hanno appiccato il fuoco ad abitazioni e automobili, in al risposta all’attacco palestinese che ha ucciso due fratelli, che si trovavano in auto e stavano attraversando la città.

La tensione è altissima dopo le varie provocazioni israeliane e i raid su Nablus e Jenin che hanno devastato intere zone e scatenato il malcontento delle fazioni islamiche ribelli che hanno risposto con lanci di razzi dalla Striscia di Gaza e con attacchi attuati anche con armi da taglio nei confronti di cittadini israeliani. Una faida che si è riaccesa in maniera potente e che ha preoccupato moltissimo le autorità internazionali per la possibilità di una terza intifada palestinese.

Un pericolosissimo botta e risposta armato che, dall’inizio dell’anno, ha provocato la morte di 65 palestinesi di cui 13 bambini e si apprende che oggi un ragazzo di 15 anni ha perso la vita mentre scappava e le forze di sicurezza israeliane, come riferito dai maggiori media locali, lo hanno colpito le spalle.

Quello che è successo a Huwara ha sollevato l’attenzione internazionale e attirato critiche, anche per la reazione delle autorità israeliane e, soprattutto, per le parole pronunciate dal ministro Smotrich che ha riferito, dopo l’accaduto, che la città di Huwara dovrebbe essere spazzata via.

Nonostante  abbia spiegato che le sue parole sono state fraintese, la posizione del governo Netanyahu e dei suoi ministri è nota e ben chiara ed è proprio per le scelte intraprese dal nuovo governo che Israele ha deciso di scendere in piazza ieri per la seconda volta e in migliaia si sono riversati per le strade in protesta per evitare che i parlamentari discutessero e andassero avanti con la revisione legale e giudiziaria sopracitata.

Si è creato un movimento che ha criticato duramente la scelta delle fazioni israeliane più estreme di cedere alla violenza e distruggere abitazioni e auto palestinesi.  

Dopo lo sciopero nazionale avvenuto mercoledì oggi, venerdì 3 Marzo,  oggi centinaia di attivisti hanno deciso di mettersi in marcia per raggiungere la città palestinese di Huwara. Gli israeliani presenti, ovviamente facenti parte dell’opposizione politica, hanno provato ad entrare nella città come visita di solidarietà e per dimostrare il loro dissenso verso la scelta compiuta dai loro connazionali, ma non condivisa da loro.

I cittadini israeliani hanno provato ad entrare in ogni modo e i filmati comparsi online mostrano, chiaramente, le truppe di sicurezza israeliana che si scontrano con i manifestanti e sono stati effettuati anche lanci di granate stordenti. All’interno dei video trasmessi sul web si vede chiaramente che i militari spingono ripetutamente fino a far, poi, cadere l’ex presidente della Knesset Avraham Burg.  Sono stati arrestati diversi attivisti che però sono stati rilasciati dopo breve tempo.

Il laburista Gilad Kariv  ha precisato che la violenza attuata è frutto dello sforzo del governo di prendere di mira gli esponenti e i cittadini di sinistra.

In merito a riferito: “C’è una linea diretta tra le granate stordenti lanciate contro i manifestanti oggi e quelle lanciate a Tel Aviv”.

La situazione non è stata semplice e, prima degli scontri, i militari hanno impedito è stoppato circa dieci autobus che trasportavano cittadini appartenenti ai movimenti Standing Together e Guardandolo l’occupazione negli occhi ai quali è stato impedito di raggiungere Huwara.

I manifestanti hanno cercato poi di aggirare il problema procedendo a piedi verso l’incrocio di Tapuah.  I manifestanti sono scesi dai loro mezzi e hanno cominciato a marciare verso la città e molti imbracciavano cartelli che riportavano slogan come  “fine del terrore ebraico” ma anche “le vite dei palestinesi contano.”

Ma non hanno potuto proseguire in quanto l’esercito israeliano ha vietato l’ingresso e  bloccato la protesta. Secondo gli organizzatori della protesta, l’ordine militare è arrivato come una sorta di punizione collettiva delle vittime  della furia.

La manifestazione è arrivata a seguito dello sgomento emerso dopo la furia vista a Huwara, che ha creato sdegno e preoccupazione per l’incolumità dei cittadini palestinesi, sia da parte dell’opposizione di Netanyahu che a livello internazionale.

La presa di posizione che è avvenuta nella cittadina palestinese ha stravolto il Paese che è stato saccheggiato dagli israeliani che, domenica notte, per attuare la loro vendetta emersa dall’uccisione di due cittadini israeliani avvenuta poche ore prima, hanno deciso di distruggere tutto.

Gli israeliani più estremisti hanno bruciato case, automobili e vetrine dei negozi ma, soprattutto, aggredito i palestinesi provocando decine di feriti e la morte di un palestinese in circostanze ancora da verificare e poco chiare.

Un alto generale israeliano, In Cisgiordania, ha definito l’attacco come un pogrom, ovvero un accanimento su un popolo, notoriamente e solitamente riferito a quello ebraico, che in questo caso invece è in riferimento al popolo palestinese.

Le reazioni dopo gli scontri avvenuti

Quello che emerso in maniera più chiara che mai è che la manifestazione è stata bloccata ancor prima di arrivare nel territorio centrale, mentre durante l’assedio violento nessuno ha imposto divieti di ingresso e i cittadini israeliani hanno potuto percorrere e attraversare senza alcuna problematica la città.

Oltre ad aver subito la furia degli israeliani inferociti, le forze di sicurezza israeliane hanno deciso di imporre lo stop ai negozi situati lungo la via principale di Huwara e l’ordine militare e stato giustificato come necessario per mantenere la calma.  Non vi era alcuna possibilità di superare la linea dei posti di blocco della polizia e chi ha provato a farlo è stato arrestato.

L’ex Meretz MK Mossi Raz ha duramente criticato la situazione e ho precisato che:L’annuncio militare che esclude gli israeliani da una visita di solidarietà a Huwara è l’essenza della politica di occupazione: l’ingresso è consentito a chi compie i pogrom, gli attivisti per la pace sono vietati. Ecco com’è l’occupazione”.

La città di Huwara è sempre stata in una posizione che potremmo definire come critica in quanto è una delle poche città palestinesi attraverso la quale i cittadini israeliani passano regolarmente, per raggiungere gli insediamenti che si trovano nella Cisgiordania del nord.

Nell’ultimo periodo va precisato che si sono verificati diversi episodi nei quali i palestinesi hanno aperto il fuoco verso cittadini israeliani in transito sulla Route 60 a Huwara. Da tempo sono in valutazione piani per costruire una tangenziale e permettere così al coloni israeliani di raggiungere gli insediamenti tramite di essa, senza attraversare la città. I lavori sono anche partiti nel concreto ma sono stati poi bloccati dalle autorità.

Oggi una delegazione di diplomatici europei ha avuto modo di visitare Huwara e un villaggio adiacente così da rendersi conto dell’accaduto e delle condizioni nelle quali, ora, sono costretti a vivere numerosi palestinesi.

La delegazione europea, come riferito dal sito Ynet, ha precisato che: “C’è bisogno di consegnare alla giustizia coloro che compiono crimini contro i palestinesi e di porre fine alla violenza dei coloni”.

Un tribunale di Gerusalemme ieri, giovedì 1 Marzo, ha ordinato alle forze dell’ordine di rilasciare tutti i detenuti arrestati a causa dei disordini, ma il ministero della Difesa ha firmato l’ordine di detenzione amministrativa per due di loro tra cui un minorenne.

L’organizzazione di assistenza legale Honenu,  che si occupa della difesa dei sospettati, ha precisato che il magistrato di Gerusalemme ha sottolineato che il rilascio è stato stabilito  per mancanza di prove.

Il ministro della Difesa Gallant ha firmato l’ordine di custodia preventiva proprio dopo che il tribunale ha emesso la sentenza di rilascio e questo ha sollevato malcontento, ma il ministro ha precisato che ha seguito i consigli e le indicazioni dell’agenzia di sicurezza Shin bet.

Huwara rogo
Huwara, roghi appiccati dagli israeliani – Nanopress.it

La detenzione amministrativa in realtà è diversa da quella preventiva ed è una pratica controversa in base alla quale i cittadini possono essere trattenuti senza accuse concrete ma ciò che solleva malcontento e che lo possono fare a tempo indeterminato. Inoltre i detenuti non hanno la possibilità di avere accesso alle prove a loro carico.

Non è una formula che viene utilizzata spesso ma emerge veramente di rado e soprattutto contro sospetti ebrei, mentre circa un migliaio di palestinesi si trovano attualmente detenuti ai sensi della pratica.

Le ordinanze emesse contro i due sospetti ovvero il ventinovenne David Chasdai e per il diciassettenne sono valide fino al primo di luglio.

Mentre all’interno del Paese accade tutto questo, il primo ministro Netanyahu ha indetto, proprio per oggi, una sessione speciale per discutere delle riforme alla Knesset e sta procedendo con il suo piano politico, nonostante centinaia di migliaia di persone abbiano preso posizione contro di lui e in ogni ambito interno ma anche esterno al paese.

 

 

 

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