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Categories: Tecnologia

Gli ebrei ultraortodossi e WhatsApp per sfidare il divieto al web

Nel 2014 il quotidiano in lingua yiddish, The Jewish Daily Forward, condannò pesantemente l’uso di WhatsApp perché deleterio sia in ambito famigliare – essendo citato come nessun’altro servizio/motivo scatenante nelle cause di divorzio – sia per la buona riuscita degli affari. A oggi, il software di messaggistica istantanea per smartphone e PC sta diventando molto “pericoloso” anche nelle giovani leve degli ebrei ultraortodossi, che sfidano il blocco imposto all’uso del web proprio con questa applicazione.

D’altra parte con WhatsApp non si può solo chattare, ma si può anche andare a condividere e esplorare notizie nelle conversazioni singole così come in quelle di gruppo. Ad esempio nella comunità hassidica di Brooklyn, è vietato utilizzare il web perché portatore di tentazioni morali, di promiscuità sessuale e di infedeltà, con poche eccezioni ad esempio nei permessi per chi deve necessariamente utilizzare smartphone o computer per i propri affari (e chi può non usarli al giorno d’oggi?). Tuttavia tutto ciò che non è necessario, come i social network, è bloccato da filtri e i bambini non possono accedervi.

Soprattutto tra i più giovani membri della comunità, WhatsApp è diventato molto popolare e ha avuto la “fortuna” di muoversi in una sorta di vuoto di potere dato che era considerato sì un’app tecnologica, ma relegata a un numero ristretto di contatti, senza considerare il fatto che può in realtà diventare un surrogato piuttosto potente di un forum, blog, motore di ricerca, insomma del web stesso.

Negli ultimi anni ci sono state molte proteste, comprese alcune con numerosi partecipanti che facevano sentire a gran voce la loro richiesta di poter accedere al ewb, ma finora poco si è mosso. Per fortuna c’è WhatsApp. Il professore di sociologia Samuel Heilman del Queens College CUNY, ha descritto i gruppi Hasidic su WhatsApp come “Vibranti forum dove si condivide di tutto, dalle barzellette ai nuovi account, ma soprattutto le notizie grazie a “moderatori” molto attivi e su gruppi con centinaia di partecipanti“. Insomma, volente o nolente, la rete sta facendo breccia anche in questa “fortezza” inespugnabile.

Diego Barbera

Diego Barbera è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di tecnologia, sport, cronaca.

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