Gli italiani e le tasse: particolare è il rapporto che lega i nostri connazionali nel loro atteggiamento nei confronti delle tasse e della spesa pubblica. Se da un lato gli italiani vorrebbero pagare meno tasse, dall’altro vorrebbero che i principali servizi pubblici restassero gratuiti. Il 50% preferirebbe pagare meno tasse, anche a costo di avere dei servizi pubblici più cari. In generale, facendo riferimento alla pressione fiscale registrata dall’Istat nel 2014, soltanto il 18% degli italiani pensa che le imposte siano rimaste invariate, perché 4 italiani su 5 ritengono, invece, che le tasse siano aumentate.
Molti italiani, quindi, giudicano eccessivo il carico fiscale che viene loro imposto e la percezione di un aumento delle tasse prevale ampiamente, anche se si riscontra in modo più accentuato tra gli elettori che si richiamano ai partiti dell’opposizione. Il 97% di coloro che hanno questa percezione è costituito dai leghisti.
Il divario fra Istat e percezione dei cittadini
Eppure l’Istat, almeno prendendo in riferimento la pressione fiscale nel 2014, afferma che c’è una sostanziale stabilità. Dati che non arrivano alla percezione dei cittadini, che in gran parte pensano ad un aumento diffuso. Questo divario è dovuto alla complessità della materia fiscale, che non consente a tutti di approfondire il tema e di costruirsi un’opinione personale basandosi su dati reali.
Un esempio può chiarire la questione. Se consideriamo la riduzione del 10% dell’Irap, ci accorgiamo che questa diminuzione della tassa riguarda le aziende e non ha un impatto diretto sulla vita dei cittadini. Allo stesso tempo prevale sempre di più l’immagine di un Fisco che, secondo una terminologia utilizzata spesso anche a livello politico, “mette le mani nelle tasche dei cittadini”.
La percezione dell’inasprimento fiscale è dovuta anche alle promesse fatte dal Governo Renzi, che aveva sostenuto di operare una forte riduzione delle tasse. Risulta dagli ultimi dati che il 73% degli italiani si aspettava interventi più consistenti. Secondo i nostri connazionali, ci sarebbero in particolare delle voci di spesa che si potrebbero tagliare, per determinare una riduzione della pressione fiscale.
Oltre ai costi della politica, è stato riscontrato che prevale la richiesta di tagli nel pubblico impiego, poi arrivano le spese per la difesa, la sanità, le pensioni, le infrastrutture e i trasporti, e chiudono la graduatoria arte e cultura, scuola, ambiente e ricerca scientifica.