Gli Stati Uniti hanno chiesto all’UNESCO di rientrare dopo tredici anni dal ritiro

L’agenzia culturale e scientifica delle Nazioni Unite, meglio nota come UNESCO ha recentemente annunciato che gli Stati Uniti hanno intenzione di avanzare richiesta ufficiale per chiedere la loro partecipazione all’organizzazione, dopo aver rinunciato da oltre 13 a causa di una disputa sull’ingresso della Palestina come membro.

Joe Biden
Presidente Usa Joe Biden – Nanopress.it

La scelta degli Usa di ritirarsi dall’UNESCO risale al 2011 ed è scaturita dalla decisione dell’organizzazione di includere la Palestina come membro a pieno titolo, che ha generato successivamente contrasti e divergenze di opinione con Washington. Gli Usa hanno contestato la decisione e hanno dichiarato che l’organizzazione avrebbe dovuto svolgere un ruolo neutrale nel conflitto israelo-palestinese.

Perché gli Stati Uniti si sono ritirati dall’UNESCO

Gia nell’aprile del 2021 l’amministrazione Biden ha annunciato che gli Stati Uniti avrebbero chiesto di rientrare nell’UNESCO dando un segnale di distensione delle relazioni con l’organizzazione e con la comunità internazionale nel suo complesso. Le autorità statunitensi hanno  dichiarato di essere pronte a pagare più di 600 milioni di dollari che corrispondono alle loro quote arretrate, una cifra che rappresenta il 22% del contributo totale dell’UNESCO.

La decisione di Washington di riprendere il proprio posto all’interni dell’UNESCO è stata accolta positivamente dalla comunità internazionale, che ha sottolineato l’importanza dell’organizzazione nel promuovere cultura, educazione e la scienza a livello globale.

Ma la disputa tra gli Stati Uniti e l’UNESCO sulla questione della Palestina rimane tutt’ora irrisolta e potrebbe rappresentare una fonte di tensione futura, dato le posizione contrastati in merito.

Secondo quanto riportato da fonti ufficiali, la decisione degli Stati Uniti di rientrare nell’UNESCO è stata presa anche alla luce dell’importanza che l’organizzazione riveste nella promozione della cultura e della scienza a livello globale.

La scelta di lasciare l’organizzazione ha generato un buco che avrebbero dovuto coprire le quote statunitensi, le quali ammontano a più di 600 milioni di dollari. La scelta di introdurre la Palestina come membro a pieno titolo ha portato a duri contrasti, che si sono poi concretizzati con il ritiro degli Usa.

Questo ha creato un vuoto nella definizione delle politiche dell’UNESCO, che è stato colmato successivamente e in parte dalla Cina.

L’annuncio dei funzionari statunitensi di tornare nell’UNESCO è stato accolto positivamente dalle autorità globali che hanno sottolineato l’importanza dell’organizzazione e della coesione interna per poter portare avanti progetti congiunti.

Alcuni esperti si sono chiesti se la scelta  degli Stati Uniti di rientrare nell’UNESCO sia nirata a ristabilire la loro influenza nell’organizzazione, data la crescente influenza della Cina e di altri paesi emergenti e sopratutto se basterà a ridare loro la posizione persa in precedenza.

In ogni caso, la decisione degli Stati Uniti di rientrare nell’UNESCO rappresenta un segnale di ripristino delle relazioni con l’organizzazione e con la comunità internazionale che si soega possa servire a spianare la strada a maggiore collaborazione su ambiti importanti come educazione, scienza e cultura.

Gli Stati Uniti e Israele, storici alleati, hanno interrotto il finanziamento all’UNESCO nel 2011 dopo la scelta dell’organizzazione di includere la Palestina come stato membro a pieno titolo. L’amministrazione Trump ha poi deciso di ritirarsi completamente dall’agenzia nel 2018, utilizzando motivazioni inerenti al pregiudizio anti-israeliano e citando problemi di gestione interna.

La scorsa settimana, il vice segretario di Stato americano per la gestione e le risorse Richard Verma ha deciso di scrivere al direttore generale dell’UNESCO ovvero Audrey Azoulay. Nella lettera ha presentato un ipotetico piano di ricongiungimento Usa all’interni dell’organizzazione. Ha voluto consegnare a mano e ha precisato all’interno che ha preso atto dei progressi fatti con la depoliticizzazione del dibattito sul Medio Oriente all’UNESCO e della riforma della gestione dell’agenzia.

Questa decisione rappresenta un cambiamento significativo nella posizione degli Stati Uniti nei confronti dell’UNESCO e potrebbe portare a una maggiore collaborazione tra Washington e i membri.

Resta comunque da vedere se l’UNESCO sarà in grado di affrontare le preoccupazioni degli Stati Uniti e Israele riguardo alla politica dell’organizzazione nei confronti di Israele e del Medio Oriente in generale, in modo da evitare diatribe e contrasti futuri.

L’annuncio del piano di ricongiungimento degli Stati Uniti all’UNESCO è stato accolto con grande entusiasmo dall’assemblea degli ambasciatori dell’organizzazione, che si è riunita in una sessione straordinaria lunedì. Azoulay ha annunciato il piano che ha suscitato l’applauso dei delegati presenti, i quali si sono alzati in piedi per accogliere la notizia.

Secondo quanto riferito da un diplomatico dell’UNESCO, il ritorno degli Stati Uniti un tempo il principale finanziatore dell’agenzia, sarà sottoposto al voto dei suoi 193 stati membri il mese prossimo.

 

L’annuncio del ritorno degli Stati Uniti all’UNESCO rappresenta una grande opportunità per aggiungere risorse finanziarie all’interno dell’organizzazione, nota per i suoi importanti programmi, tra cui il Patrimonio mondiale e i progetti per combattere il cambiamento climatico, oltre che per il suo impegno nell’insegnamento alle ragazze a leggere.

L’ambasciatore cinese presso l’UNESCO Jin Yang ha accolto con entusiasmo la scelta degli Usa di rientrare nell’organizzazione. Ha poi sottolineato le conseguenze negative che la loro assenza ha generato e si è poi riversata inevitabilmente sul lavoro dell’agenzia. Ha inoltre sottolineato l’importanza di essere membri di un’organizzazione internazionale e di riconoscere la missione che ha obiettivi globali come l’UNESCO.

La direttrice generale Azoulay ha lavorato duramente per affrontare le preoccupazioni degli Stati Uniti riguardo a Israele. Lo ha fatto attraverso un percorso costituito da riforme di bilancio e costruendo consenso tra i diplomatici giordani, palestinesi e israeliani sulle delicate risoluzioni dell’UNESCO. La scelta degli Usa è il risultato di cinque anni di lavoro per calmare le tensioni, migliorare la risposta alle sfide contemporanee, riprendere importanti iniziative sul campo e modernizzare il funzionamento dell’organizzazione, ha dichiarato la stessa Azoulay all’Associated Press.

Il percorso intrapreso dalla direttrice Azoulay

Le parole della direttrice dell’UNESCO sono state: “la decisione degli Stati Uniti di tornare all’UNESCO rappresenta una grande vittoria per l’organizzazione, frutto di cinque anni di lavoro volti a calmare le tensioni, migliorare la risposta alle sfide contemporanee, riprendere importanti iniziative sul campo e modernizzare il funzionamento dell’organizzazione.”

Azoulay ha avuto modo di incontrare democratici e repubblicani a Washington, per cercare di far comprendere a pieno gli sforzi attuati. Grazie ai negoziati bipartisan, i diplomatici dell’UNESCO hanno espresso fiducia che la decisione degli Stati Uniti di tornare sia a lungo termine, indipendentemente da chi vincerà le elezioni presidenziali del prossimo anno.

Secondo il piano, il governo degli Stati Uniti pagherà le quote del 2023 più 10 milioni di dollari in contributi bonus quest’anno destinati a progetti importanti, tra cui l’educazione sull’Olocausto, la conservazione del patrimonio culturale in Ucraina, la sicurezza dei giornalisti e l’educazione scientifica e tecnologica in Africa.

UNESCO
UNESCO – Nanopress.it

L’amministrazione Biden ha già richiesto 150 milioni di dollari per il budget 2024 da destinare alle quote e agli arretrati dell’UNESCO, con richieste analoghe per gli anni successivi fino all’estinzione dell’intero debito di 619 milioni di dollari.

Questo costituisce una grande quota del budget operativo annuale dell’UNESCO, che ammonta a 534 milioni di dollari e gli Usa hanno sempre contribuito all’ammontare complessivo con una quota pari al 22% del totale.

Il sottosegretario di Stato per la gestione John Bass ha affermato che l’assenza degli Stati Uniti dall’UNESCO ha rafforzato la Cina e minacciato la capacità degli Stati Uniti di promuovere la loro visione di un mondo libero.

L’UNESCO è fondamentale per stabilire e plasmare gli standard per l’insegnamento della tecnologia e delle scienze in tutto il mondo.

Sono emerse numerose supposizioni che vedono la scelta di Washington come un tentativo di riprendere terreno perduto all’interno delle organizzazioni internazionali e contrapporsi alla Cina. Pechino sta attuando un percorso diplomatico e di espansione economica che mira a superare gli Usa e la rivalità tra le due Nazioni è sempre più evidente ed in ogni ambito.

 

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