Le autorità degli Stati Uniti hanno comunicato, nella tarda serata di lunedì 17 aprile, di aver arrestato due soggetti, su cui pende l’accusa di aver realizzato e gestito una sorta di stazione di polizia segreta a New York, per conto delle autorità di Pechino. Un’attività che aveva come scopo quello di prendere di mira i dissidenti politici residenti nel luogo, ma anche di infiltrarsi all’interno della comunità cinese negli USA per diversi scopi.
I rapporti bilaterali tra Washington e autorità cinesi sta vivendo un momento molto delicato a causa del nervosismo scaturito in diversi ambiti, che ha generato una situazione di tensione globale, che ha mostrato accuse reciproche pesante e un allontanamento che ha creato a sua volta nuove alleanze oh ne ha approfondito di già esistenti come quella tra Mosca e Pechino allertando la comunità internazionale.
Gli Stati Uniti hanno diversi ambiti in disaccordo col governo cinese, tra cui la famosa guerra dei chip e quindi l’ambito produttivo tecnologico ma anche dello smistamento dei semiconduttori, che sono utili in moltissime tipologie di prodotto dall’ambito militare a quello delle auto elettriche e molto importanti per l’economia mondiale, ma è inevitabile parlare anche del pallone spia abbattuto dagli Usa che però è sicuramente meno importante, o almeno così è stato affrontata all’apparenza, della situazione delicatissima inerente a Taiwan, dove gli Stati Uniti hanno attuato una sorta di Intromissione finalizzata a contrastare la riunificazione, che tanto preme invece al capo di Stato Xì Jinping.
Il Dipartimento di Giustizia e l’Fbi hanno rivelato la presenza di stazioni di polizia cinese all’interno del territorio statunitense e, ovviamente, non in accordo con le autorità di Washington e questo ha rigettato nel caos i rapporti diplomatici già estremamente lesi.
Negli Stati Uniti il Dipartimento di Polizia così come l’Fbi hanno confermato di aver tratto in arresto due soggetti cinesi ovvero Liu jingWang di 61 anni e Chen Jinping di 59 anni. I due funzionari cinesi hanno aperto una sorta di avamposto di polizia cinese nel quartiere di Chinatown a Manhattan all’inizio del 2022.
Secondo le informazioni rivelate dal procuratore Usa per il distretto orientale di New York Peace, l’attività principale degli uomini era quella di attuare una “repressione transnazionale contro i membri della comunità della diaspora cinese a New York City e altrove negli Stati Uniti per volere di Pechino.”
Le accuse a carico dei due individui sono di aver cospirato per conto del governo di Pechino attuando un ruolo vero e proprio di agente cinese sul territorio statunitense senza però informare Washington ma, oltre a ciò, sono stati accusati anche di ostruzione alla giustizia.
Per quanto riguarda l’accusa di ostruzione alla giustizia è stata avanzata in quanto i cittadini cinesi hanno ammesso di aver eliminato appositamente e dialoghi e la corrispondenza effettuata con un funzionario del ministero della pubblica sicurezza di Pechino, a seguito dell’avvertimento pervenuto che li ha avvisati delle indagini in corso.
La stazione di polizia segreta istituita dai funzionari cinese secondo Peace: “come minimo ha fornito ai cittadini cinesi i servizi di base del governo cinese, ha detto Peace, aggiungendo che questo di per sé sarebbe in contrasto con la legge statunitense senza previa approvazione.”
Ha sostenuto anche che: “In almeno un’occasione, un funzionario della polizia nazionale cinese ha ordinato a uno degli imputati, un cittadino statunitense che lavorava presso la stazione di polizia segreta, di aiutare a localizzare un attivista democratico di origine cinese che vive in California”.
Emerge anche un’altra questione che getta la vicenda su un altro livello, dato che sono state attuate azioni sul territorio statunitense atte alla ricerca di un cittadino statunitense.
In merito il procuratore ha riferito: “In altre parole, sembra che la polizia nazionale cinese abbia utilizzato la stazione per rintracciare un residente statunitense sul suolo statunitense“.
Dopo aver scoperto dell’esistenza di un’indagine a loro carico i due uomini cinesi hanno chiuso la la stazione di polizia abusiva durante lo scorso autunno.
In caso di condanna gli agenti cinesi rischiano cinque anni di carcere per l’accusa di cospirazione inerente al fatto di aver agito come agenti del governo cinese senza autorizzazione e fino a vent’anni per l’accusa di ostruzione. Nella giornata di ieri 17 aprile gli imputati sono entrambi comparsi in tribunale a Brooklyn.
Anche l’organizzazione spagnola per i diritti umani sSafeguard Defenders ha sottolineato più volte che la Cina ha decine di queste stazioni di polizia che fanno riferimento a Pechino in tutto il mondo e in particolar modo negli Usa e in Gran Bretagna.
Lo scorso settembre l’organizzazione ha precisato che questa tipologia di stazione è utilizzata soprattutto per: “molestare, minacciare, intimidire e costringere gli obiettivi a tornare in Cina per essere perseguitati”.
Oltre all’arresto dei due funzionari cinesi le forze federali Usa hanno denunciato penalmente 44 persone tra cui 40 agenti facenti parte della polizia nazionale cinese.
Le autorità di Washington hanno voluto sottolineare che: “L’accusato presumibilmente ha perpetrato la repressione transnazionale prendendo di mira i residenti statunitensi le cui opinioni e azioni politiche sono disapprovate dal governo [cinese], come la difesa della democrazia in [Cina].”
Precisando inoltre che venivano seguite linee guida ben distinte e precise e i soggetti cinesi: “hanno creato e utilizzato falsi account di social media per molestare e intimidire i dissidenti cinesi residenti all’estero.”
Secondo quanto emerso dalle indagini una task-force force d’élite incaricata direttamente dal governo cinese chiamata 912 Special project working Group che avrebbe ha avuto lo scopo di prendere di mira i dissidenti cinesi in tutto il mondo.
Per effettuare questa operazione sono stati creati migliaia di account falsi online per poter individuare e colpire i dissidenti cinesi con minacce, ma anche per attuare estrema propaganda cercando di manipolare così la situazione estera.
David Newman, un funzionario del Dipartimento di Giustizia statunitense, ha precisato che i presunti schemi attuati dai cinesi corrispondono a una “campagna su più fronti per estendere la portata e gli impatti del suo sistema autoritario negli Stati Uniti e in altre parti del mondo”.
Un funzionario di zoom ha rivelato all’ekitrente ABC news che ha: “collaborato pienamente con il Dipartimento di Giustizia. Sosteniamo pienamente l’impegno del governo degli Stati Uniti a proteggere le aziende e i cittadini americani dalla coercizione o dall’influenza straniera”.
Anche i pubblici ministeri hanno affermato che i due individui hanno gestito un edificio adibito ad uffici a Manhattan.
I funzionari cinesi arrestati sul suolo americano hanno contribuito all’organizzazione di manifestazioni, ma hanno pensato anche al targeting e alla profilazione delle informazioni in merito ai dissidenti cinesi.
Kurt Ronnow, vicedirettore ad interim della divisione di controspionaggio statunitense, ha affermato in merito alla questione che: “È semplicemente oltraggioso che il Ministero della pubblica sicurezza cinese pensi di poter farla franca istituendo una stazione di polizia segreta e illegale sul suolo statunitense per aiutare i suoi sforzi per esportare la repressione e sovvertire il nostro stato di diritto. Questo caso serve come potente promemoria del fatto che la Repubblica popolare cinese non si fermerà davanti a nulla per piegare le persone alla loro volontà e mettere a tacere i messaggi che non vogliono che nessuno ascolti”.
Per quanto riguarda invece l’unità gestita dalla polizia nazionale cinese o dal ministero della pubblica sicurezza di Pechino, gli Stati Uniti hanno precisato che le denunce effettuate nel corso di questa fase delle indagini saranno approfondite e anche la crescente rete di funzionari cinese che tentano di manipolare a loro vantaggio la popolazione cinese così da plasmare l’opinione dei cinesi all’estero, così come l’attuazione di fenomeni repressivi nei confronti di dissidenti di Pechino, saranno perseguiti e la ricerca di tali organizzazioni proseguirà senza sosta.
Christopher Wray, direttore dell’Fbi ha espresso molta preoccupazione già nel novembre 2022 in merito alle stazioni di polizia cinesi sul territorio statunitense ed ha affermato allora in merito che: “Sono molto preoccupato per questo. Siamo consapevoli dell’esistenza di queste stazioni. Ma per me è scandaloso pensare che la polizia cinese tenti di aprire un negozio, sai, a New York, diciamo, senza un adeguato coordinamento. Viola la sovranità ed elude i processi standard di cooperazione giudiziaria e delle forze dell’ordine”.
In merito alla questione dello spionaggio da parte delle autorità della Cina, é emersa un’altra questione che ha generato tensioni internazionali e si tratta di quella inerente alla collaborazione presunta tra agenzie di intelligence cinese e l’azienda produttrice di telecamere da sorveglianza Hikvision.
La questione è stata sollevata nuovamente anche dopo la fuga di notizia avvenuta dal Pentagono, per mano del ventunenne che ha condiviso online molti documenti riservati appartenenti ai servizi segreti Usa, nei quali è riportata la vicenda delle telecamere di videosorveglianza e dei legami con Pechino.
L’azienda è il più grande produttore di telecamera internazionali ed ha esperienza decennale nella videosorveglianza e fornisce materiale a rivenditori che a loro volta va forniscono aziende, governi spesso utilizzando il marchio dei rivenditori e ciò ha preso il nome di etichettatura bianca.
Nonostante questo sia un comune modello di business Hikvision ha subito un’indagine in merito ai legami con le autorità della Cina e, soprattutto, sull’utilizzo dei propri prodotti per di osservare e monitorare gli uiguri.
Gli Stati Uniti avevano deciso in precedenza di eliminare questa tipologia di prodotti dagli edifici governativi e statali Usa, ma a novembre è stato compiuto un’ulteriore passo ed è stata vietata la vendita a livello nazionale sottolineando le preoccupazioni emerse riguardo alla sicurezza nazionale.
In un documento visionato dalla BBC facente parte della fuga di notizie del Pentagono Usa, Hikvision è additato di attuare una “collaborazione con entità di intelligence cinesi e utilizzo di rapporti con rivenditori per mascherare i suoi prodotti per la vendita a fornitori governativi”.
Viene spiegato inoltre che si sta creando un piano per cercare “vettori per Pechino per compromettere le reti del DoD [Dipartimento della Difesa] e che la presenza dei prodotti Hikvision sarebbe probabilmente persistita nelle catene di approvvigionamento del governo degli Stati Uniti a causa degli sforzi dell’azienda per mascherare le sue esportazioni per mantenere l’accesso agli Stati Uniti e mercati alleati”.
lI documento riferisce che a gennaio le forniture con etichetta bianca erano ancora disponibili per i clienti del governo statunitense ma anche che non sarà permesso di interferire ulteriormente con la privacy delle istituzioni Usa ma anche dei cittadini e, pertanto, non verrà permesso nessun comportamento sospetto.
La stessa società ha riferito che da molti anni cerca di tenere slegati da i canali che portano alla vendita verso per le autorità statunitensi e ha dichiarato in merito che: “assicurarsi che le nostre fotocamere non vengano mai vendute in modo improprio al governo degli Stati Uniti.”
Il portavoce dell’azienda produttrice non ha però voluto rispondere in merito alle domande poste sul fatto che l’azienda collabori o meno con le società di intelligence cinesi.
Hikvision ha spesso dichiarato in passato di non avere nulla a che fare con la minaccia per la sicurezza agli Stati Uniti e per i governi internazionali, precisando che non ha il potere di accedere ai dati finali e quindi di conseguenza non può trasmetterli a terzi.
La China Electronics Technology Group Corporation, di proprietà statale, è la principale azionista della società ed ha vinto numerosi contratti multimilionari dal governo l, mentre le autorità cinesi stanno costruendo una fitta rete di videosorveglianza sul proprio territorio.
Ma la cosa che preoccupa in questa questione è anche di aver utilizzato il sistema di sorveglianza nello Xinjiang ,dove il governo era accusato di aver commesso un genocidio contro gli uiguri.
La società è stata sospettata di aver avuto un ruolo all’interno della questione delicatissima del genocidio e i paesi occidentali hanno deciso di stoppare l’utilizzo di Hikvision.
Anche in Gran Bretagna da novembre ai dipartimenti governativi e statali è stato imposto imposto di fermare le Installazioni dei tali telecamere di sorveglianza e soprattutto evitarle in “siti sensibili per motivi di sicurezza.”
Le autorità australiane hanno invece dichiarato a febbraio che avrebbero rimosso tutte le telecamere di sorveglianza di fabbricazione cinese dai siti strategici e soprattutto dai siti di Difesa.
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