Gli studenti italiani conoscono sempre meno la lingua italiana. Lo rivela uno studio condotto su 900 studenti, dalle scuole medie inferiori all’università. Tanti, anzi troppi di loro, non hanno idea di cosa significhino parole un gradino sopra l’uso comune. Mica lessico colto da intellettuali. Lo studio si basa su un test nazionale realizzato da Massimo Arcangeli e da Claudia Colafrancesco per l’associazione “La parola che non muore”.
Coinvolti quasi 900 studenti, in maggioranza del liceo, ma anche di scuole medie e istituti tecnici e professionali. I risultati sono scoraggianti. Solo in pochi, infatti, sono riusciti a contestualizzare e associare a sinonimi trenta parole, tra cui desumere, futile, morigerato, ponderare, redimere, tenacia, tergiversare.
ALTO ADIGE, IL BILINGUISMO A SCUOLA RESTA UN’OCCASIONE SPRECATA
Alcuni esempi, riportati da un articolo de Il Giornale: “Per ponderare è stato scritto di tutto: c’è chi ha pensato a sedersi («Prego, ponderati sulla sedia») o a riposare, chi a scendere o a rinfilare («Angelo ha ponderato la sua spada»), chi a pungere, puntellare o stuzzicare, chi a ricoprire («Il divano è ponderato di polvere»), chi a svelare («Luca ha ponderato tutti i suoi segreti alla classe»)”.
Un altro test è stato condotto su 196 matricole di un corso universitario cagliaritano. Anche qui i risultati lasciano senza parole. Molti di loro “confondono adepto, afflizione, collimare e desueto con addetto, affissione, colmare, solito; le restanti tre scrivono esimere, indigente e redimere, ma intendono pretendere, inadempiente, sollevare”.
Perché gli studenti conoscono sempre meno la loro lingua? Massimo Arcangeli, che ha scritto l’articolo sul Giornale, spiega: “Impera ormai un minimalismo pop in nome del quale si vorrebbe abbattere tutto ciò che appaia di ostacolo alle esigenze di una comunicazione tanto pervasiva quanto refrattaria ad accogliere anche solo un minuzzolo di pensiero complesso. È l’inganno dell’accessibilità, o l’illusione della semplicità”.