Secondo quanto promosso nelle linee guida del Dipartimento del Tesoro U.S.A., Washington sta pensando di sanzionare gli enti, privati o statali, che acquistano petrolio da Mosca senza rispettare il price cap stabilito dal G7.
Il price cap, misura di cui si sta discutendo anche in Unione Europea, indica il tetto al prezzo massimo per l’acquisto di un bene, in questo caso il petrolio russo, col fine di limitare le entrate del fornitore senza perturbare troppo il mercato.
Non molti giorni fa i ministri delle Finanze dei Paesi che compongono il G7, il consesso politico-economico a cui partecipano le sette nazioni dotate dei sistemi produttivi e finanziari più importanti del globo, hanno raggiunto una faticosa intesa per stabilizzare il mercato del petrolio soggetto alle manovre speculative di Vladimir Putin.
Il G7 ha perciò fissato un price cap, un tetto al prezzo dell’oro nero, ossia un provvedimento per il quale un acquirente segnala la propria indisponibilità al compratore ad andare oltre una certa soglia di prezzo, pena il ritiro in blocco dell’ordine stesso.
La funzione manifesta della sanzione è impedire alla Russia di guadagnare, tramite le sue amplissime fonti energetiche, denaro da investire nella guerra in Ucraina tentando, al contempo, di non generare una corsa al rialzo dei prezzi o un vero e proprio embargo all’idrocarburo moscovita.
In questo scenario appena descritto si inscrive l’annuncio del Dipartimento del Tesoro U.S.A.: gli Stati Uniti potrebbero applicare sanzioni verso quei Paesi che non rispetteranno il price cap del G7.
Vi è però una postilla abbastanza importante da considerare: il dispositivo punitivo scatterebbe soltanto qualora l’acquirente incriminato utilizzasse servizi occidentali di vario tipo (ad esempio compagnie di assicurazione o di trasporto dell’Occidente).
In questo caso si applicherebbe un’ammenda, anche se al momento non vi sono ulteriori dettagli sulla natura di queste sanzioni a stelle e strisce, che andrebbe a colpire l’ente che sta acquistando petrolio russo; invece nessun provvedimento dovrebbe concretizzarsi se l’acquirente è completamente scollegato dal G7, anche per quel che riguarda i servizi di supporto e collaterali all’acquisto.
Secondo quanto dichiarato dal vice-segretario del Dipartimento del Tesoro U.S.A., le sanzioni a chi non rispetta il price cap istituito dal G7 non vogliono impedire in toto la commercializzazione del petrolio estratto da Mosca, tuttavia la condizione perché ciò avvenga sarebbe il rispetto, in buona fede si sottolinea, delle norme occidentali per chi si avvale di servizi occidentali.
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