Israele sta vivendo un momento molto complicato e questo è causato dalla crisi interna provocata dalla riforma proposta dal governo Netanyahu, che va a toccare vari aspetti tra cui la limitazione dei poteri dell’Alta Corte israeliana ma anche altri aspetti importantissimi come quella di revocare il divieto per gli israeliani di tornare negli insediamenti in Cisgiordania liberati nel 2005.
Il Parlamento israeliano ha deciso di attuare un processo per abrogare la legge sul disimpegno sugli insediamenti israeliani e più precisamente riguardo a quattro insediamenti ebraici, che furono evacuati 18 anni fa e dal 2005 fino ad oggi non si è più discusso della questione ed era stata catalogata come conclusa. I disegni di legge, che sta portando avanti l’attuale coalizione al governo in Israele, comprendono tutta una serie di misure che sostanzialmente gettano Israele in una dittatura, pertanto, opposizione politica e popolazione israeliana hanno deciso di protestare e difatti da oltre undici settimane gli israeliani si stanno imponendo con forza contro le riforme. Il nuovo piano avanzato per abrogare le legge sul disimpegno e dare la possibilità ai cittadini israeliani di reinsediarsi in territori liberati in precedenza, ha generato caos internazionale e una pronta risposta da parte degli Stati Uniti che non vedono di buon occhio il procedimento legislativo avviato.
La legge sul disimpegno del 2005 ha permesso l’evacuazione di quattro insediamenti Israeliani attuati e le zone sono attualmente vietate ai coloni. Si tratta di insediamenti che si trovavano nell’area della Striscia di Gaza e poi smantellati e questo dal momento in cui Israele si è ritirato e ha accettato di prendere parte all’accorso avanzato dagli Stati Uniti, con l’allora presidente George Bush nel 2004. Così autorità israeliane, con l’allora ex primo ministro Sharon e funzionanti statunitensi si accordarono per facilitare così la distensione del conflitto.
La legge discussa sul disimpegno è stata poi effettivamente votata alla Knesset israeliana, raccogliendo 31 voti favorevoli e 18 contrari. La norma va ad abrogare alcune clausole molto importanti della legge sul disimpegno della zona nord della Cisgiordania in particolar modo Gaza, e si tratta di un’azione che potrebbe portare ad un primo passo per il ritorno di Israele nella Striscia di Gaza.
Il Times of Israel ha spiegato efficacemente che la legge va ad abrogare le clausole sul disimpegno che limitano quattro insegnamenti in Cisgiordania, che vengono tolti e pertanto viene eliminato ciò che ha impedito fino ad oggi agli israeliani di tornare nell’area in cui un tempo si trovavano gli insediamenti di Homesh, Guanim, Kadim e Sa-nur.
I quattro insediamenti israeliani in Cisgiordania sono stati sgomberati 18 anni fa e fino a poche settimane fa, quando Israele ha parlato dell’insediamento di Homesh, non si era più dovuto discutere in merito agli insediamenti in territorio palestinese. Sono luoghi simbolici per i sostenitori dell’ampliamento israeliano in Cisgiordania e lo sgombero attuato nel 2005 è stato considerato come un’ingiustizia.
Viene precisato che l’abrogazione della legge sul disimpegno si applica soltanto per i quattro insediamenti sopra citati e non a livello regionale, ma ciò non toglie che si è già alzata tensione palpabile e nervosismo dato che si tratta di qualcosa che va a legittimare avamposti ormai dismessi e un accordo che fu appoggiato anche con le autorità israeliane, che vanno ora soltanto ad alimentare ulteriore nervosismo in zone dove attualmente gli israeliani non sono ben accetti e soprattutto esiste un equilibrio raggiunto con accordi passati e ora messi in discussione.
Questa mossa attuata dalle autorità israeliane ha generato una risposta immediata da parte degli Stati Uniti, che dopo aver appoggiato per molti anni le autorità di Tel Aviv ora hanno innescato un processo di allontanamento dalle decisioni prese dall’attuale governo Netanyahu. Per la prima volta dopo anni è stato convocato l’ambasciatore israeliano per incontrare il vice segretario di Stato Usa, data la preoccupazione per la legislazione che sostanzialmente dà il via libera al reinsediamento nel nord della Cisgiordania.
Gli Stati Uniti e più precisamente l’amministrazione Biden hanno convocato, con una rarissima e inusuale mossa dato che in molti anni non è mai capitato prima, l’ambasciatore israeliano Mike Herzog.
Il Dipartimento di Stato statunitense ha incontrato l’ambasciatore israeliano ed è stata affrontata la questione del disimpegno In Cisgiordania, dato che è qualcosa che genera preoccupazione e timore per le possibili gravi conseguenze che potrebbero generare dall’abrogazione di una legge che è in essere da 18 anni e che ha raccolto il parere favorevole di autorità israeliane e palestinesi e dei mediatori che all’epoca fecero parte della trattativa.
La vice segretaria di Stato Wendy Sherman ha avuto modo di incontrare l’ambasciatore Herzog al dipartimento di Stato e dal colloquio è emersa: “Preoccupazione degli Stati Uniti per quanto riguarda la legislazione approvata dalla Knesset israeliana che revoca aspetti importanti della legge sul disimpegno del 2005 incluso il divieto di stabilire insediamenti nel nord della Cisgiordania”.
Il dipartimento di Stato Usa ha affermato anche che durante i colloqui tra funzionario israeliano e autorità statunitensi: “hanno anche discusso dell’importanza che tutte le parti si astengano da azioni o retorica che potrebbero infiammare ulteriormente le tensioni che portano alle festività del Ramadan, della Pasqua ebraica e della Pasqua”.
Nonostante le continue critica e ammonizioni il governo di Netanyahu ritiene che l’abrogazione del disimpegno vada a contrastare un’ingiustizia storica che ha visto costretto Israele a ritiro da Gaza.
Uno scontrarsi quindi con accordi presi da moltissimi anni e che riuscivano a mantenere un equilibrio nella regione, che così rischia di tornare a una reale guerra quotidiana e alla luce dei fatti attuali soltanto per una presa di posizione del governo israeliano.
Il governo israeliano ha nella giornata di mercoledì 22 Marzo precisato che: “la decisione della Knesset di abrogare parti della legge sul disimpegno pone fine a una legge discriminatoria umiliante che proibiva agli ebrei di vivere nelle aree della samaria sui tensionale, parte della nostra patria storica punto non è un caso che gli alti esponenti dell’opposizione abbiano sostenuto questa legge lungo il percorso. Tuttavia, il governo non ha intenzione di stabilire nuovi insediamenti in queste aree.”
Il leader dell’opposizione ed ex primo ministro Lapid ha precisato in merito all’abrogazione del disimpegno e alla reazione statunitense che: “sono riusciti a eliminare il sostegno di Washington punto stanno facendo le cose che tutti abbiamo sempre saputo non dovevano essere fatte e se Netanyahu non fosse stato così debole non glielo avrebbe nemmeno lasciato fare”.
Un chiaro riferimento al fatto che il governo attuale sia manipolato in gran parte dai ministri di ultradestra come per l’appunto Smotrich, Levin e Ben Gvir che hanno sempre sostenuto la lotta alla Palestina e la coercizione del popolo se non d’accordo con le autorità.
L’ex premier ha specificato anche che si augura di essere invitato a chiarire la questione in qualsiasi momento e a precisato che sarebbe felice e molto disponibile nel farlo.
Eisenkot, deputato del partito di unità nazionale, ha specificato mercoledì mattina a 103 FM che: “questo indica l’entità della violazione del governo percepita dagli americani. Vediamo ancora debolezza da parte del governo in decisioni che sono una congettura politica, con conseguenti danni agli interessi nazionali di Israele spero che questa decisione affrettata non si traduca in sangue punto ci vorrà molto tempo per ricostruire e ripristinare il danno e le relazioni e la fiducia tra Israele e gli Stati Uniti.”
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