La situazione in Iran è molto delicata e, negli ultimi giorni, una questione, che ha sollevato molta preoccupazione è stata quella relativa all’avvelenamento delle studentesse all’interno delle scuole iraniane. Oltre alla questione del nucleare e anche a quella della pericolosa vicinanza direi a Putin, che ha allarmato l’Occidente, emerge questa questione delicatissima che ha attirato l’attenzione mediatica e ha anche la reazione degli Stati Uniti, che notoriamente si oppongono all’Iran.
Ma nonostante ciò, in questo preciso momento storico, gli Usa stanno tentando di riallacciare i colloqui sul fatto nucleare installo dal 2018 e firmato nel 2015. Questo ha creato dissenso interno dato che alcuni esponenti politici si sono opposti alla bontà’ dimostrata di recente dalle autorità.
Centinaia di studentesse hanno presentato sintomi di avvelenamento e le scene condivise dai media mostrano genitori in lacrime, ambulanze e studentesse accasciate. Dalle notizie emerse, raccontate direttamente dalle giovani, prima dei malori accusati si è sparso nell’aria un odore sgradevole, che ha, poi, dato il via al malessere generale delle ragazze.
Alla rabbia dei genitori si sono uniti gli Stati Uniti e che hanno espresso il loro disappunto riguardo l’avvelenamento delle studentesse in Iran.
Le ultime notizie in merito alla delicatissima questione dell’avvelenamento e dei malori accusati dalle studentesse all’interno delle scuole iraniane, parlano di almeno 58 scuole coinvolte e un terzo delle province iraniane sono state colpire dal tragico fenomeno.
Il primo caso di avvelenamento e stato segnalato il 30 novembre e il fatto è accaduto nella comunità religiosa di Qom. Questa difatti rimane ancora oggi una delle province più colpite.
Le stime pervenute da parte lei media locali parlano di circa 1000 studenti che si sono ammalati a seguito di fumi inalati all’interno degli edifici scolastici.
Qom rimane in testa con con 30 scuole colpite, Ardabil con nove strutture coinvolte ma anche la capitale Teheran.
Mercoledì il Consiglio delle associazioni di categoria degli insegnanti in Iran ha rilasciato una dichiarazione dove ha esortato i professori, gli insegnanti e il popolo iraniano a organizzare manifestazioni all’esterno del Parlamento, il 7 Marzo, per chiedere la risoluzione urgente degli attacchi, avvenuti all’interno degli edifici scolastici, ma anche per restare riguardo ad altre problematiche inerenti al mondo scolastico come i salari.
L’associazione ha riferito in merito che: “C’è un forte sospetto che lo scopo degli attacchi sia quello di annientare il movimento Donna, Vita, Libertà, instillando paura tra le ragazze e le loro famiglie”.
Mentre accade questo ovviamente il leader supremo Khamenei e le istituzioni rifiutano la condanna ricevuta e si discostano dai tre mesi di attacchi attuati mediante veleno nelle scuole iraniane femminili.
L’Associazione iraniana per il commercio ha spiegato che, a loro avviso, si tratta di attacchi di bioterrorismo e ha precisato, inoltre, che aspettarsi una concreta reazione contro i colpevoli è qualcosa di irrealistico, soprattutto alla luce del fatto che le autorità non hanno fornito spiegazioni concrete sull’incidente, simile, avvenuto con l’acido a Esfahan nel 2014, che vide attaccate donne con lo jihad non adeguatamente indossato.
La Casa degli Insegnanti iraniani, che è un’altra associazione dei professori, ha dichiarato che Khamenei e le autorità dovrebbero dare spiegazioni, altrimenti si rendono complici degli atti compiuti e, soprattutto, non possono contestare il fatto che venga messo in mezzo alla questione lo Stato, se lo stesso non accerta chi ha commesso il reato e si limita,invece, a smussare gli attacchi alle studentesse.
La stessa associazione ha dichiarato: “la teoria secondo cui lo stato è dietro gli attacchi terroristici è resa più plausibile se non viene affrontato direttamente dalle autorità e pubblicamente l’argomento.”
Hanno precisato inoltre lo Stato sarà responsabile di ogni attacco che accadrà in futuro.
Ma anche un’altra associazione di insegnanti ha scritto al ministro dell’Interno Ahmad Vahid, designato dal capo di stato Raisi mercoledì per indagare sull’accaduto. Le tre organizzazioni si sono riunite mercoledì fuori dal ministero in protesta.
L’Unicef, dalla sede di Teheran, ha spiegato che questo caso di avvelenamento sulle studentesse avrà, quasi certamente, un impatto negativo per l’istruzione dei bambini, in particolare delle ragazze, e proprio per questo l’organizzazione offre il proprio supporto, per sostenere le ragazzine e le loro famiglie in questo difficile momento.
Anche gli Stati Uniti hanno espresso timore e preoccupazione profonda per le centinaia di studentesse iraniane colpite dall’avvelenamento e hanno, anche, espressamente invitato le autorità iraniane a fare luce sulla questione. L’aumento dei casi di avvelenamento nelle scuole femminili negli ultimi tre mesi è stato costante e inizialmente velato. Il sintomo principale riscontrato nelle studentesse avvelenate è legato a un problema respiratorio e uno stesso funzionario statale ha rivelato, come riferito dai media locali internazionali, che si potrebbe trattare di un deterrente utilizzato per colpire le scuole femminili, dove spesso le studentesse hanno appoggiato nel corso di questi quasi sei mesi la rivoluzione in atto.
Il portavoce del consiglio di sicurezza nazionale John Kirby ha riferito di essere profondamente preoccupato per le notizie che ha ricevuto rispetto all’Iran e alla questione delle studentesse avvelenate.
Il funzionario Usa ha riferito in merito: “La verità è che al momento non sappiamo cosa abbia causato quei disturbi. Vediamo rapporti secondo cui il governo iraniano sta indagando, questa è la giusta linea d’azione.”
Spiegando anche che: “Vogliamo che tali indagini siano approfondite e complete e vogliamo che siano trasparenti. Le bambine che vanno a scuola dovrebbero preoccuparsi solo di imparare. Non dovrebbero preoccuparsi della propria incolumità fisica, ma al momento non ne sappiamo abbastanza”.
Jason Brodsky, direttore politico di United Against Nuclear Iran, ha condiviso sui social il suo punto di vista rispetto alla morte di Mahsa Amini, avvenuta mentre era in custodia presso la polizia morale che l’aveva arrestata per aver indossato il velo, e ha riferito che: “Come può l’amministrazione Biden aspettarsi che il regime iraniano conduca un’indagine “trasparente” sugli attacchi chimici? Come è andata a finire l’indagine di Mahsa Amini? Bugie. Il sistema si basa su opacità, corruzione, gaslighting e insabbiamenti”.
Brodsky ha poi spiegato che anche 21 studentesse universitarie sono state colpite da avvelenamento all’interno del dormitorio dell’università di Karaj a ovest di Teheran.
Anche altre dieci scuole femminili sono state colpite dagli stessi episodi di avvelenamento a Ardabil così come altre tre scuole della capitale e a riferirlo sono i media di Stato iraniani.
Il viceministro della salute Younes Panahi, la scorsa settimana, ha affermato che gli attacchi sono stati attuati, quasi certamente, per interrompere l’istruzione femminile.
Secondo gli attivisti iraniani e internazionali le azioni compiute sono state appositamente attuate come vendetta, verso le studentesse che hanno appoggiato fin dal primo momento la causa iraniana.
La situazione non è stata sicuramente un argomento marginale negli ultimi giorni e ha indignato la comunità internazionale che chiede notizie veritiere in merito alla causa dell’accaduto. L’esposizione mediatica è qualcosa che le autorità iraniane non sopportano e, pertanto, non hanno accettato di buon grado le critiche mosse dall’occidente nei confronti dell’Iran.
Oltre a non prendere parte rispetto alla questione dell’avvelenamento delle studentesse, il ministro degli Esteri iraniano Amir-Abdollahian durante un’intervista con la Cnn ha respinto tutte le accuse verso il regime iraniano, emerse dall’inizio delle proteste fino ad oggi, che additano le autorità iraniane come carnefici e Ha catalogato come false e faziose le informazioni condivise.
L’emittente ha spesso trattato le vicende iraniane dall’inizio delle proteste fino ad oggi e parlato della situazione reale e, quindi, anche dei soprusi e abusi che sono stati raccontati dai diretti interessati.
Il giornalista ha parlato anche degli abusi sessuali, riferiti dai manifestanti arrestati durante le proteste pacifiche, ma Amir–Abdollahian ha risposto che le accuse di stupro sono infondate e non veritiere e ha riferito inoltre anche che: “la CNN a volte pubblica rapporti distorti e falsi”.
Ha inoltre voluto precisare che nessuno è stato arrestato durante manifestazioni pacifiche, ma ha precisato che gli arresti sono subentrati nel momento in cui è subentrata violenza, sottolineando anche che alcune persone al di fuori dell’Iran hanno ucciso le forze dell’ordine iraniane.
Ha sostenuto che ogni detenuto arrestato durante le proteste, nel caso in cui non abbia commesso un omicidio, è stato rilasciato dopo che la guida Suprema dell’Iran Khamenei ha emanato un decreto che ha permesso così la scarcerazione di numerosissimi prigionieri.
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