Nel 2100 il Golfo Persico sarà un inferno, e non è soltanto un modo di dire preconizzando chissà quali disastri in ambito geo-politico. No, parliamo proprio del clima: secondo una ricerca statunitense pubblicata sulla rivista Nature Climate Change, per quella data la temperatura in alcune aree della penisola potrebbe raggiungere i 77 gradi, rendendo di fatto invivibile l’intera zona. Una ricerca dai toni allarmistici, quella scritta da Jeremy S. Pal, del dipartimento di ingegneria civile e scienze ambientali della Loyola Marymount University di Los Angeles, ed Elfatih A. B. Eltahir dell’Istituto di Tecnologia del Massachusetts, destinata a riaccendere il dibattito sul riscaldamento globale, in attesa della Conferenza di Parigi a dicembre.
In base a quanto analizzato dai due ricercatori, l’area del Golfo sarà quindi la prima a sperimentare combinazioni di caldo e umidità insostenibili per l’uomo, nell’ambito di un aumento globale delle temperature che già ora sta mettendo a dura prova il territorio dell’intero pianeta e le creature che ci abitano: le persone a maggior rischio sopravvivenza sono naturalmente i poveri, che non possono permettersi un sistema di refrigerazione e condizionamento dell’aria nelle loro abitazioni, e coloro che lavorano all’aperto, come gli operatori del settore edile o gli agricoltori. Gli scienziati specificano che tali condizioni climatiche estreme non sarebbero costanti, ma in ogni caso diventerebbero più frequenti e comuni picchi di calore e umidità di tale portata.
Entro la fine del secolo una temperatura che oggi viene inserita nel 95esimo percentile diventerebbe una normale giornata estiva, con tutte le ripercussioni che sarebbe facile immaginare nella quotidianità delle persone: basti pensare ad esempio al pellegrinaggio alla Mecca che ogni anno porta due milioni di musulmani in viaggio, fedeli che rischierebbero gravi conseguenze per la salute nel camminare sotto questo sole a dir poco cocente. La possibilità di scongiurare una tale ipotesi così catastrofica è riposta ancora una volta nella volontà di ridurre le emissioni di gas serra da parte dei governi internazionali, prevenendo alcuni disastri. ‘Un tale impegno applicato su scala globale ridurrebbe significativamente la gravità degli impatti previsti‘, dichiarano gli studiosi: verranno ascoltati dai Potenti che si riuniranno a dicembre per prendere decisioni definitive sul clima?
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