Nell’anno trascorso, il 2016, i dati Ecopneus sul riciclo della gomma riciclata sono incoraggianti: grazie al recupero dei materiali in un’ottica di economia circolare, è stato possibile recuperare ben 63 milioni di euro da oltre 245mila tonnellate di pneumatici non più utilizzabili, 80mila tonnellate dei quali sono stati invece trasformati in granuli e polveri impiegati per la produzione di altri oggetti, come pannelli per insonorizzare gli edifici, campi di calcio, asfalti modificati, pavimentazioni sportive per varie discipline, inclusa l’equitazione.
Il Report di sostenibilità dell’azienda parla chiaro e mostra in maniera tangibile i benefici della circular economy nella filiera Pfu: meno CO2 prodotta, meno acqua e risorse naturali consumate, meno importazioni di materiali vergini, 700 persone impiegate da 100 imprese che stanno investendo e crescendo, redistribuzione di ricchezza attraverso l’indotto.
Giovanni Corbetta, direttore del Consorzio evidenzia l’impegno per massimizzare il recupero di materia, seguendo le indicazioni Ue e i principi dell’economia circolare, e chiarisce: “Il pieno riconoscimento della qualifica di non-rifiuto a granuli e polverini di gomma consentirebbe di fare un salto di qualità nel rapporto riciclo/energia e ottenere maggiori benefici ambientali, occupazionali ed economici. L’economia circolare è possibile e i vantaggi sono tangibili; per attuarla serve però un cambio culturale che riguarda tutti, cittadini, imprese e Istituzioni. E serve una leadership, una leadership culturale, che oggi non c’è”.
Ad esempio, solo nella Terra dei Fuochi, in Campania, sono state raccolte oltre 16mila tonnellate di pneumatici abbandonati nelle province di Napoli e Caserta, nell’ambito del Protocollo speciale col ministero dell’Ambiente. Nel quartiere di Scampia verrà costruito un campo di calcio regolamentare realizzato proprio con i granuli di gomma riciclata da Pfu.
“Lo studio rivela come il principale beneficio in termini economici e occupazionali del recupero dei Pfu risieda in primo luogo nel risparmio sulla spesa corrente associato alle importazioni di materie prime evitate, che renderebbe disponibili risorse economiche per nuovi investimenti a scala nazionale e, a seguire, aumenterebbe redditi e consumi interni consentendo un ingente vantaggio ‘di sistema’ per il Paese”, afferma Andrea Barbabella, responsabile dello studio per la Fondazione Sviluppo Sostenibile. “In uno scenario di 100% di riciclo il vantaggio stimato per l’Italia risulterebbe pari a circa 400 milioni di euro di valore aggiunto e a oltre 6.000 unità di lavoro dirette, indirette e indotte, contro i 30 milioni di valore aggiunto e poco meno di 500 unità di lavoro per lo scenario 100% recupero energetico”, aggiunge.
E la sfida è per il futuro, dato che i vantaggi potranno essere anche maggiori. Una prospettiva, simulata dalla Fondazione, che mette a confronto due scenari estremi e alternativi (100% recupero di materia contro 100% recupero nei cementifici) e dimostra come, con il totale recupero di materia si possano evitare emissioni di CO2 equivalenti a quasi 300mila auto circolanti, risparmiare risorse pari al peso di 100 Tour Eiffel e acqua pari a circa 450 piscine olimpioniche, oltre a produrre valore aggiunto per il Paese e nuovi posti di lavoro.
In collaborazione con AdnKronos