Finale shock per i fans di Gomorra 2 – La Serie. Fa discutere la scena della morte di Maria Rita, la figlia di Ciro Di Marzio. Mostrata nell’ultimo episodio della seconda stagione, la puntata numero 12, a molti è risultata da brividi, soprattutto perché, nel racconto della fiction Sky, vittima innocente è stata per la prima volta una bambina. Così, per la figlia de L’Immortale, il personaggio – chiave interpretato dall’attore Marco D’Amore, non c’è stato più niente da fare. E’ facile immaginare chi sia stato il mandante di questo atroce delitto…
La scena, evidentemente discussa, è uno dei tasselli centrali per il finale di stagione della seconda serie di Gomorra.
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L’autista di Ciro Di Marzio e la figlia Maria Rita sono in auto, quando dei killer fanno un agguato in motorino. Inizialmente riescono a difendersi dai colpi di pistola, ma poco dopo per strada vengono investiti da una macchina che va a tutta velocità. Sono costretti a fermarsi perché l’urto è forte, quindi probabilmente l’autista muore, mentre la bambina resta vigile.
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E’ a questo punto che sul posto giunge Malammore, interpretato dall’attore Fabio De Caro. Scende dalla sua auto, si dirige verso la macchina con dentro Maria Rita, apre la portiera e quindi è suo il compito di uccidere la figlia di Ciro. Infatti così fa.
E’ la prima volta che in Gomorra si assiste all’uccisione di una bambina. A differenza di altri episodi forti, l’efferata scena dell’omicidio non viene trasmessa integralmente. E da telespettatori sembra pure che, prima di compiere un gesto così crudele, Malammore pensi alle atroci conseguenze, toccando con la mano sinistra la croce che indossa sul petto. Un gesto religioso-malavitoso che non passa certo inosservato.
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A questo punto, nel covo segreto del padre e alla presenza di una silente Patrizia, Genny Savastano dice a Don Pietro che gliela faranno pagare per aver ucciso una bambina. Ma il boss risponde sostenendo di averlo fatto per punire chi ha ammazzato sua moglie Imma. Uno degli ultimi frammenti mostrati vede Ciro Di Marzio in lacrime davanti alla tomba di Maria Rita.
Intanto la scena con la morte della figlia di Ciro sta facendo discutere per almeno due motivi. Il primo è che il racconto procede spedito e pare rappresentare, senza troppi giri di parole, una bambina in fin di vita. Il secondo è che ai più risulta inaccettabile la visione di una simile scena.
Tra l’altro in queste ore qualcuno sta confondendo la finzione con la realtà. Tanto che l’attore che in Gomorra interpreta Genny Savastano, Salvatore Esposito, si vede costretto ad intervenire su Facebook per difendere il collega di set Fabio De Caro alias Malammore, invitando i telespettatori della serie a non fare confusione tra ruoli cinematografici e vita reale degli interpreti.
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D’altro canto, però, va anche detto che Gomorra nasce con lo scopo di sensibilizzare i telespettatori sul tema della criminalità organizzata che, nella realtà, non si fa certo scrupoli pur di fare affari e con tutti gli illeciti possibili.
E stavolta, vien da dire, rispetto alle tante morti a cui abbiamo assistito, la telecamera ha scelto di non mostrare, pur rappresentandolo indirettamente, l’efferato momento dell’omicidio, ma ha lasciato che si intuisse dal racconto – seguitissimo – non senza spunti di riflessione.
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Al di là degli alti ascolti riscontrati dalla serie e un grande seguito sui social – con evidenti ripercussioni anche nella vita quotidiana, soprattutto se pensiamo alle critiche per il rischio di emulazione, o più semplicemente a chi non riesce a liberarsi dalla schiavitù delle frasi dei protagonisti, ripetute all’infinito -, forse una riserva resta sempre: spettacolarizzare il male non ha certo lo stesso effetto di un documentario. Ma è anche vero che un documentario non sempre smuove le coscienze.
Più di 100 i bambini uccisi dalle mafie
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E la scena di morte parecchio discussa, sì finta, in quanto romanzata, perché si tratta pur sempre di una serie TV, finisce per riportare alla mente anche i volti e le storie di più di cento bambini uccisi dalle mafie. Nella vita vera.
Ricordiamo alcuni dei casi diventati tristemente noti e negli anni raccontati dalla cronaca nera italiana:
– ANNALISA DURANTE, di 14 anni, uccisa dalla camorra nel 2004: fu usata come ‘scudo’ da un boss per difendersi dai killer
– GIUSEPPE DI MATTEO, di 15 anni, ucciso e sciolto nell’acido dalla mafia nel 1996: era figlio del collaboratore di giustizia – ex mafioso Santino Di Matteo
– GRAZIELLA CAMPAGNA, di 17 anni, uccisa dalla mafia nel 1985: rivelò l’identità del boss Gerlandi Alberti junior.
– CLAUDIO DOMINO, di 11 anni, pare sia stato ucciso da Cosa Nostra nel 1986: era figlio di un gestore del servizio di pulizia dell’aula del maxi-processo di Palermo
– EMANUELA SANSONE, di 17 anni, uccisa dalla mafia nel 1896: figlia dell’oste Giuseppa Di Sarno, è ritenuta la prima donna vittima della criminalità organizzata
– RAFFAELLA LUPOLI, di 11 anni, uccisa dalla mafia al posto del padre nel 1997: era figlia di un piccolo pregiudicato per droga
– FABIO DE PANDI, di 11 anni, ucciso da un proiettile vagante nel 1991: probabilmente il colpo era indirizzato a camorristi di Soccavo
– GAETANO MARCHITELLI, di 15 anni, ucciso durante una sparatoria nel 2003: il sospetto è che anche lui sia stato usato come ‘scudo umano’ durante una faida per droga
– GIUSEPPINA SAVOCA, di 11 anni, uccisa durante una sparatoria nel 1959: fu colpita in un conflitto a fuoco
– MARCELLA TASSONE, di 10 anni, uccisa in auto insieme al fratello 20enne nel 1989: fu massacrata da un killer della n’drangheta