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Nuove accesissime polemiche cascano sulla serie TV Sky, Gomorra 2. Infatti se da un alto esiste al centro del dibattito nazionale il possibile paradosso generato dalla fiction, cioè che gli affiliati di camorra emulano gli attori nella realtà, dall’altro c’è però chi la pensa diversamente, perché non solo la serie di successo non infangherebbe il Sud, ma addirittura spingerebbe al cambiamento. Si tratta ovviamente di due opinioni diverse, riconducibili rispettivamente ad un prete e ad un magistrato.
E in effetti venti di polemica su Gomorra 2 – La Serie, la seconda stagione della fiction firmata Roberto Saviano in onda ogni martedì in prima serata su Sky Atlantic, rischiano di esserci anche dopo le forti dichiarazioni rilasciate da padre Giuseppe Trotta, prete gesuita, intervenuto sul rapporto tra finzione e realtà generato dal noto romanzo TV, durante una intervista rilasciata ai microfoni di InBlu Radio, network che rappresenta le radio cattoliche italiane:
‘Oggi – ha spiegato don Trotta – in alcuni ambienti malavitosi sta succedendo il contrario: vengono imitati i personaggi della fiction ‘Gomorra’, anche nel mondo di sparare’. Una denuncia che si porta dietro il rischio di clamorosi strascichi mediatici, come sempre accolti da chi vuole a tutti i costi inquadrare la fortunata serie nelle categorie pro e contro.
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‘Questo – ha aggiunto il prete – paradossalmente è terribile perché crea ulteriori danni. La realtà dovrebbe ispirare la fiction ma accade esattamente il contrario. La fiction ispira soprattutto i giovani: c’è un fenomeno di criminalità giovanile in cui quella rappresentazione viene imitata. Per alcune persone del quartiere è anche una forma di riscatto sociale. Ma molti invece non si rendono conto che quella rappresentazione criminalizza un po’ tutti e per chi non conosce l’ambiente è facile dire a Scampia e Napoli sono tutti camorristi’.
Quindi il sacerdote ha concluso: ‘Ho vissuto a Scampia e la rappresentazione della fiction ‘Gomorra’ non rende giustizia alla realtà del quartiere. Lo sappiamo perché c’è una comunità dei gesuiti che vive a contatto anche con i camorristi’, ha fatto sapere.
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Parere ritenuto diametralmente opposto è quello fornito dal magistrato originario di Napoli Ilda Boccasini, anche nota perché il suo nome è stato spesso associato a quello di Silvio Berlusconi per i processi in tribunale del politico. Infatti, in un intervento pubblicato da La Repubblica mercoledì 1 giugno 2016, il procuratore aggiunto presso il tribunale di Milano, ha spiegato di opporsi ai ‘falsi moralismi’ e ha sottolineato come ‘non è la serie a generare il male’, ma che ‘descrivere la realtà non comporta nessun rischio di emulazione’.
Questi, tra gli altri, alcuni passaggi ritenuti salienti del suo intervento apparso sulle pagine del quotidiano: ‘…La serie Gomorra ci mette in guardia contro il male, ci spinge contro un muro, non ci fornisce alibi (tanto c’è il poliziotto buono, il pm antimafia, i preti antimafia, etc…), ci costringe a guardarci dentro. Saviano (e gli autori che insieme a lui hanno scritto la sceneggiatura) ha capito che solo partendo dal male assoluto, dall’assenza di bene, può nascere il motivo autentico di rinnovamento’, ha spiegato.
‘(…) Gomorra – ha concluso – riproduce la realtà, altro che rischio di emulazione. Rappresentare il male non significa infangare il Sud’.