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Il mondo cambia molto più velocemente di quanto possiamo immaginare e a volte ci si rende conto di ciò confrontando vecchie foto con la realtà. Grazie a Google Maps possiamo scorrere una serie di trasformazioni che hanno coinvolto città, aree urbane e suburbane, luoghi di interesse naturale e altro rimanendo davvero sconvolti da quanto tutto non sia più uguale a solo dieci, massimo venti anni fa. Un po’ come imbattersi in un compagno dell’asilo e comprendere che non è più il bambino monello con il naso gocciolante con cui ci si picchiava, ma è diventato un borghese giaccaincravattato. Ecco, nel caso delle foto satellitari, quel che traspare non è più però un miglioramento quanto un netto peggioramento e una sorta di boom al negativo. In gallery, tutte le foto.
Aprendo le foto, vi suggeriamo un gioco: la prima volta scorrete nelle immagini cliccando velocemente con il mouse sulla freccia a destra per muovervi indietro nel tempo. Vedrete metropoli diventare piccole città, potrete sorridere osservando laghi che si riempiono e ghiacciai che diventano sempre più imponenti. Se siete ambientalisti quasi vi alzerete in piedi ad applaudire quando vedrete la Diga delle Quattro Gole sparire e il lago artificiale mutare tornando a una situazione normale. Purtroppo però, sarà solo un’illusione. Ora ripartite con la fotogallery dall’ultima foto e cliccate con meno foga sul tasto sinistro.
Avverrà l’esatto opposto, perché piccole città diventeranno mostruose metropoli che occuperanno addirittura deserti – come nel caso di Dubai e Las Vegas – oppure si estenderanno su tutto il territorio che possono fagocitare come belve fameliche, come nel caso di Hong Kong. Vedrete laghi prosciugarsi come se qualcuno avesse tolto il tappo dal fondo (come in Iran) oppure ghiacciai che diventano sempre più anoressici e striminziti come nella regione artica del Canada. E che dire di Disneyland in Florida sempre più immenso? La Diga delle Tre Gole modifica drammaticamente il paesaggio fiabesco delle campagne cinesi.
C’è chi dice che il virus del mondo sia l’uomo chi immagina sia invece un anticorpo. La verità potrebbe pendere più verso la prima ipotesi, soprattutto osservando come il territorio è stato irrimediabilmente plasmato e modificato sotto i colpi di opere architettoniche e urbanistiche simili a metastasi inarrestabili. In realtà è un equilibrio sottile: basta evitare la manutenzione per qualche anno e tutto ciò che l’uomo ha creato crollerà a pezzi, con la vegetazione pronta a riprendersi ciò che le spetta. Un gioco pericoloso, in ambo le direzioni.
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