Il governo di larghe intese, in un sistema parlamentare multipartitico, prevede la coalizione tra i due maggiori partiti politici che si alleano per formare una maggioranza. Si parla per questo anche di “grande coalizione”. Generalmente si ricorre a questo tipo di esecutivo quando, in seguito alle elezioni, il partito vincitore non abbia ottenuto una maggioranza stabile in grado di governare. Per questo la maggioranza viene allargata all’opposizione ricorrendo a una sorta di “governissimo”.
Si tratta di esecutivi rari in quanto, proprio perché comportano l’alleanza di partiti con ideologie diverse, a volte opposte tra loro, il rischio di ingovernabilità resta comunque alto. Così come con il governo tecnico, a rendere necessario un governo di larghe intese è un particolare momento storico in cui si ritenga deleterio indire elezioni anticipate. Può accadere nei casi di crisi nazionali ed economiche, sia per rafforzare l’idea di unità nazionale, sia per approvare riforme urgenti che siano condivise il più possibile. A volte si rende necessario quando la frammentazione dei partiti piccoli è talmente alta da rendere instabile qualsiasi altra coalizione. In Austria, ad esempio, i maggiori partiti più volte hanno scelto la strada della grande coalizione per estromettere dal governo estrema destra ed estrema sinistra.
Il governo di larghe intese in Italia
Il Governo Monti (novembre 2011-aprile 2013), anche se sostenuto da entrambi i partiti maggiori (Pdl e Pd) e da quelli centristi, è stato un governo tecnico in quanto, appunto, formato esclusivamente da tecnici. Esempio di governo di larghe intese è invece quello del deputato del Partito Democratico Enrico Letta (aprile 2013-febbraio 2014). L’incarico di formare il governo gli fu affidato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a causa dell’impossibilità da parte di Pier Luigi Bersani di dar vita a un governo stabile. Bersani, leader della coalizione di centrosinistra vincitrice alle elezioni politiche 2013, non aveva infatti ottenuto la maggioranza in Senato. Il governo di larghe intese, avvertiva Napolitano, era la “sola prospettiva possibile” per evitare di tornare alle urne gettando un Paese in crisi economica nel baratro. Il Governo Letta conquistò l’appoggio di forze politiche eterogenee, prime su tutte il Pd per il centrosinistra e il Pdl per il centrodestra.