Il Governo, che in questi giorni sta lavorando per provare a frenare la curva dei contagi ed evitare il collasso del sistema sanitario, sta pensando di arrivare ad un “lockdown leggero” senza andare a smontare l’impianto dell’ultimo Dpcm.
Stando ai dati, il governo ha previsto che entro domenica 15 novembre tre quarti delle Regioni si potrebbero trovare in zona arancione o rossa. In totale, ad oggi, sono 12 su 21 le regioni nelle due zone con più restrizioni.
Nella giornata di ieri, martedì 10 novembre, l’Iss ha inoltre spinto affinché in Campania, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia vengano adottate misure più restrittive.
Il “lockdown leggero”, per com’è stato pensato dal governo, permetterebbe alle imprese, alle fabbriche e alle professioni di andare avanti a lavorare. Chiuderebbero invece, sul tutto il territorio nazionale, bar e ristoranti, e si limiterebbero il più possibile gli esercizi commerciali.
Sempre parlando dei negozi, il governo per il “lockdown leggero” starebbe pensando allo stop dei negozi nel fine settimane, ad eccezione di alimentari, farmacie, parafarmacie, edicole e tabaccai.
Inoltre, come già previsto nelle zone arancioni e rosse, sarebbero vietati gli spostamenti fuori dalla propria Regione e dal proprio Comune, eccezione fatta per esigenze di salute, lavoro e urgenza. Così, di fatto, si arriverebbe al blocco degli sposamenti tra regioni.
Il “lockdown leggero” riguarderebbe non più solo zone arancioni e rosse, ma tutta l’Italia. Il governo infatti procederà chiedendo ai Presidenti delle Regioni che rimarranno in zona gialla di emanare ordinanze con misure più restrittive. Tra queste: il lockdown totale nei Comuni con focolai e la chiusura di alcune strade e piazze dove si potrebbero creare assembramenti. Tecnicamente, secondo quanto riportato nel Dpcm, sindaci e Presidenti possono già agire in questo senso.
Per quanto riguarda la scuola, per il “lockdown leggero” il governo pensa di sospendere, questa volta per tutte le classi, le lezioni in presenza. Proposta che ha trovato contraria il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina che a Radio Rai 1 ha detto: “Rischiamo un disastro educativo, sociologico, formativo e psicologico”.
“Dobbiamo provare a tenerle aperte anche laddove ci fossero ulteriori limitazioni, più si limitano le attività fuori scuola più si abbassa il rischio dentro la scuola” ha detto il ministro.
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