Mentre la premier in pectore Giorgia Meloni tesse la tela per posizionare le figure del nuovo governo di destra, la formazione vincitrice delle elezioni lavora alla stesura di un primo decreto contro il caro energia.
La misura proseguirà sul solco degli interventi messi in campo dal governo Draghi e tenterà di arginare i costi per famiglie ed imprese di luce e gas, schizzati alle stelle per guerra ucraina e inflazione.
Il caro energia, coi costi insostenibili delle bollette per famiglie ed imprese, sarà, o meglio continuerà ad essere, un argomento centrale dell’azione del nuovo esecutivo. Lo ribadisce la stessa Meloni, imputando parte della colpa degli aumenti di prezzo alla speculazione e a quelle aziende dell’energia arricchitesi dai rialzi.
Emerge chiara quindi l’intenzione della leader di Fratelli d’Italia di avvalersi degli extra-profitti accumulati dai fornitori/distributori di energia per la rete nazionale, volontà già dimostrata dal governo Draghi, ma che finora non ha fornito le entrate sperate.
Proprio gli extra-profitti dovrebbero andare a comporre un tesoretto da cui la destra vorrebbe attingere per il nuovo decreto, evitando scostamenti di bilancio.
Le stime parlano di un importo spendibile che va dai 10 ai 25 miliardi: 10 miliardi deriverebbero dal rapporto in discesa tra deficit e PIL (come indicato nell’ultima NADEF), altri 10 giungerebbero dalle maggiori entrate tributarie degli ultimi mesi, soprattutto grazie all’aumento dell’IVA causa inflazione, infine altri 5 potrebbero arrivare da una stretta sugli extra-profitti energetici.
Con i fondi a disposizione Meloni ed il suo staff vorrebbero intervenire innanzitutto rinnovando il credito d’imposta per aziende energivore, ristoranti, bar e negozi. La misura si estenderebbe fino a fine anno ed avrebbe un costo di 4.7 miliardi.
Si vorrebbe poi finanziare un bonus da 150€ per lavoratori, autonomi e pensionati il cui reddito non superi i 20 mila euro annui: il costo dovrebbe aggirarsi sui tre miliardi a la platea essere di circa 20 milioni di beneficiari.
Ulteriori due miliardi servirebbero a prolungare dal 17 ottobre fino a fine anno lo sconto di 30.5 centesimi sulle accise del carburante.
Ipotesi sul tavolo è quella di una moratoria sulle bollette elettriche ed energetiche sia per famiglie sia per imprese al fine di stralciare quelle insolute, evitando inoltre il distacco dalla rete per i morosi da almeno sei mesi.
Infine si riflette sulla possibilità di far intervenire il fondo SACE (Sezione Assicurazione Credito all’Esportazione) in favore di piccole imprese fornitrici d’energia a rischio fallimento a causa proprio dei proibitivi costi degli idrocarburi.
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