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Tagli a ministeri, dirigenti e collaboratori con qualche milione di risparmio, tetto dei 240mila euro rispettato per tutti ma con molti che sono vicini al limite massimo consentito. Il governo di Matteo Renzi ha messo mano ai costi della macchina governativa e ha cercato di limare i costi dove fosse possibile. A dirlo uno studio pubblicato da La Stampa da cui emerge il risparmio messo in campo dall’attuale premier rispetto al suo predecessore, Enrico Letta: oggi, la squadra dell’ex sindaco di Firenze ha un costo totale di 4,25 milioni di euro contro i 6,26 dell’ultimo governo, con un risparmio di circa 2 milioni di euro. Un piccolo passo verso la strada del taglio dei costi della politica, bandiera della politica renziana, che sembra esser confermato anche nei fatti, ma che rimane ancora poco rispetto ai costi della politica nostrana.
Renzi ha rispettato alla lettera la nuova normativa sul tetto dei dirigenti pubblici, fissato ora a 240mila euro. Nello staff dell’esecutivo è solo il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, a percepire il massimo consentito e anche in questo caso c’è stato un risparmio, rispetto ai 364mila euro che guadagnava due anni fa.
Riduzione e risparmio sono le parole guida nella scelta della composizione della squadra di governo. Con il nuovo esecutivo lavorano 41 persone, di cui 9 a titolo gratuito, contro i 44 del governo Letta per un totale degli incarichi assegnati dalla Presidenza del Consiglio di 2,68 milioni (3,2 quelli del precedente esecutivo).
La voce di risparmio maggiore si è avuto con i ministri senza portafoglio, passati a otto (9 con Letta), il che ha comportato un taglio ai collaboratori, scesi da 59 agli attuale 23: un dimezzamento che ha ridotto della metà i costi, passando a 1,576 milioni dai 3,09.
Tra i più pagati troviamo alti dirigenti come il segretario generale di Palazzo Chigi, Mauro Bonaretti (189.998 euro, più 30mila di quando era a capo del gabinetto dell’ex ministero di Graziano Delrio). I collaboratori più vicini al premier ricevono compensi tra i più alti: Filippo Sensi, portavoce di Renzi, guadagna 169.555 annui (al lordo), 45mila euro in più dello stesso premier; l’ufficio portavoce-stampa è composto da 4 persone contro le 7 del governo Letta con un costo totale di 335.747 euro (629mila quelli del precedente governo).
Seguono il consigliere diplomatico, l’ambasciatore Armando Varricchio (197.936 euro), il suo vice, Nicoletta Bombardiere (189.153 euro) e il consigliere militare, l’ammiraglio Carlo Magrassi, i cui 148.740 euro arrivano dalla Difesa, con la quota a carico di palazzo Chigi ancora da definire.
L’ufficio più costoso è quello del sottosegretario Delrio con otto persone, tra cui un collaboratore gratuito, e un totale di 589.806 euro, contro le 10 persone e i 661.382 euro del suo ex ministero.
Nel dettaglio, Luca Lotti (Editoria) ha due collaboratori per un totale di 145mila euro, Sandro Gozi (Affari europei) ne ha due, ma al momento il compenso è fissato solo per uno a 75.478 euro; Marco Minniti (Servizi) ha un solo collaboratore, l’ex dirigente Cgil Achille Passoni che guadagna 120.150 euro come capo della segreteria.
La ministra senza portafoglio Maria Carmela Lanzetta (Affari regionali) ha 7 collaboratori, ma il compenso noto riguarda solo 5 di essi per un totale di 638.581 euro (il capo di gabinetto Luigi Fiorentino ha un compenso di 198.862 euro e il capo del legislativo, il prefetto Emanuela Garroni, di 172.605 euro).
Molto più parca la ministra Marianna Madia (Pubblica Amministrazione) che lavora con 5 collaboratori per un totale di 344.505 euro, compresi i 125mila del capo ufficio legislativo Bernardo Mattarella.
A ridurre i costi anche la scelta dei consiglieri economici Yoram Gutgeld, Marco Fortis, Giampiero Gallo, Roberto Perrotti e Alessandro Santoro, il consigliere giuridico Maurizio Dal Conte, Giovanna Martelli alle pari opportunità, il consigliere per l’innovazione Paolo Barberis e Riccardo Luna, ex direttore di Wired Italia ed esperto di nuove tecnologie, di collaborare con Renzi senza percepire nulla.