Il governo Draghi è definitivamente caduto, ma l’esecutivo resta attivo per portare avanti i provvedimenti lasciati in sospeso, dal Pnrr a diversi decreti legge in attesa. Ecco cosa resta in sospeso e cosa potrebbe succedere nelle prossime settimane.
Come tutti sappiamo, le settimane appena passate sono state molto difficili per il governo italiano dopo le dimissioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sciolto le camere, il governo è caduto, ma fino alle nuove elezioni, Draghi dovrà occuparsi di alcune riforme e decreti in sospeso. Vediamo di cosa parliamo.
Mario Draghi ha deciso di dimettersi prima della fine del suo mandato come Presidente del Consiglio, una decisione che ha portato l’Italia ancora una volta in crisi di governo.
Ora, il 25 settembre si andrà a nuove elezioni e la campagna elettorale dei partiti è praticamente già iniziata, ma Draghi ha ancora un bel po’ da fare.
Infatti, l’attuale premier ha indetto il primo Consiglio dei Ministri post dimissioni, annunciando che c’è ancora molto da lavorare prima dell’arrivo del nuovo esecutivo.
Le parole di Draghi si riferiscono alle numerose riforme e decreti legge del suo governo, che si trovano ancora in sospeso e sono anche molto importanti.
Sono tanti i temi, i decreti e le riforme di cui l’attuale esecutivo deve occuparsi prima di lasciare il posto: dal Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) alla guerra in Ucraina, ma anche alla siccità che si sta diffondendo nel nostro Paese quest’estate.
Draghi e il suo attuale governo dovranno occuparsi dell’approvazione di decreti legge rimasti in sospeso, soprattutto quelli riferiti al Pnrr, per evitare di perdere i fondi europei che sono stati destinati al Piano.
Oltre alle riforme e i decreti legge in sospeso già nominati, entro dicembre l’esecutivo di Draghi dovrà chiudere anche la riforma della giustizia.
Questa è stata probabilmente la più discussa del Governo Draghi: la riforma aveva come obiettivo quello di ridurre la durata dei processi del 25% nelle cause penali e del 40% in quelle civili.
Una misura che non ha messo proprio d’accordo tutti, perché secondo alcuni potrebbe portare gli imputati a sfuggire più facilmente alla legge.
Inoltre, da non dimenticare la riforma per il caro energia, che prima delle crisi il governo stava lavorando per aiutare le famiglie in difficoltà per il rincaro delle bollette, dovuto all’inflazione e alla guerra in Ucraina.
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